La storia

venerdì 9 Dicembre, 2022

Intrecciante vince sempre, la squadra multietnica unisce trentini, universitari e migranti

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La squadra formata da trentini, stranieri e rifugiati è alla sua quinta stagione

È un freddo lunedì di dicembre. A Trento ha piovuto per tutto il giorno eppure, la sera, più di 20 persone si sono radunate sugli spalti di un campo da calcio in periferia. Hanno preferito il freddo, scomode panche di ferro e qualche tiro sbilenco al calore di casa, un comodo divano e le giocate di Neymar. Sulle reti che separano pubblico e campo sono appesi degli striscioni di incitamento per i padroni di casa. Le persone sugli spalti alternano al tifo le necessarie sorsate di the caldo. Sul campo, in maglia amaranto, si muovono degli animali mitologici definiti «elefantorsi». Alcuni sono trentini doc, altri invece di adozione. C’è tutto, e al contempo nulla, di ordinario in quello che sta andando in scena sul campo da calcio della Vela. Ma rendere normale lo straordinario, forse, è da sempre l’obiettivo di Intrecciante, la squadra di calcio di Trento che unisce ragazzi del territorio, studenti universitari e migranti. Nata nel 2018, l’associazione è al suo quinto campionato amatori e quella contro l’Avio Calcio è stata l’ultima partita prima della pausa invernale. In questi anni il gruppo è cresciuto sempre di più e adesso conta circa 30 volontari e 25 giocatori. Sono proprio questi ultimi i mitici «elefantorsi», termine nato unendo i due animali che simboleggiano la doppia radice dell’associazione e che campeggiano sul logo della squadra. «Fin dalla fondazione la missione di Intrecciante è stata quella di includere il più possibile. – racconta Serena Endrizzi presidente dell’associazione – Creare relazioni positive, far nascere un contesto che fosse inclusivo delle tante differenze interne al gruppo. Cerchiamo di rendere il meno stressante possibile l’aspetto agonistico perché possano crescere i valori dello stare assieme. Un percorso in cui i due nuovi “mister” ci stanno aiutando molto».
Serena Endrizzi si sta riferendo a Francesco Benanti e Matteo Casonato i due giovani che da inizio stagione hanno assunto il ruolo di allenatori e che adesso si sgolano dalla panchina per dare indicazioni, mentre la squadra si sistema in campo per il fischio d’inizio. «Siamo venuti a Intrecciante per i valori che rappresenta e per la bellezza che si respira qua dentro. – spiega Francesco Benanti – Qui stiamo cercando di costruire una comunità, una cosa che nella nostra società si è persa». Nell’associazione c’è un clima speciale secondo Matteo Casonato: «A inizio campionato abbiamo perso 5 partite, eppure il morale è rimasto altissimo. Ad allenamento continuavano a presentarsi tutti, anzi nonostante il freddo siamo addirittura aumentati! Questa è la testimonianza che quello che stiamo facendo funziona». La partita è cominciata, più che una sfida tra due squadre sembra una lotta contro gli elementi. La pioggia ha reso il campo una vasca. Lo spettacolo sarebbe sicuramente piaciuto ai nostalgici della Premier League anni ’90, quella fatta di tackle duri e calzettoni coperti di fango. A centrocampo per i padroni di casa lottano l’uno accanto all’altro Jacopo e Mamadou. Il primo aveva appeso gli scarpini al chiodo ma ha deciso di tornare per Intrecciante. Il secondo è un ragazzo del Mali di 23 anni, è con la squadra fin dall’inizio e nel tempo è diventato un punto di riferimento: «Intrecciante è famiglia e divertimento. Quando gioco dimentico i miei pensieri. Ricordo quando avevamo iniziato, non sapevamo nemmeno giocare. Adesso ci divertiamo tanto». Le squadre vanno a riposo sull’1 a 1. Sugli spalti, a dispensare consigli e battute, il più attivo è Kandioura. Ha giocato con Intrecciante fino all’anno scorso. Ora è fermo per un problema al ginocchio ma fa di tutto per esserci comunque a partite e allenamenti. Un’altra caratteristica di Intrecciante che salta agli occhi, parlando di un’associazione calcistica, è la forte impronta femminile. Sono molte le ragazze sugli spalti, ma non sono le fidanzate dei giocatori, sono le dirigenti della squadra. «Questo è fondamentale per il nostro lavoro di inclusione – spiega Serena Endrizzi – ci occupiamo di tutto. C’è chi lavora nel direttivo, chi si occupa della comunicazione e anche chi cura la preparazione atletica».
Nel secondo tempo la partita entra nel vivo. L’Avio passa nuovamente in vantaggio ma Intrecciante pareggia grazie alla doppietta del suo numero 9 Abdou Aziz. 22 anni senegalese, in Italia da 10 anni e vero influencer, è una delle ultime aggiunte della squadra: «Ho scoperto Intrecciante sui social. Ho deciso di venire perché mi sembrava che trasmettesse i valori giusti. Io non giocavo nemmeno a calcio. Da quando ho visto quanto si sta bene mi sono dato il compito di convincere ancora più persone a unirsi». Proprio grazie ad Abdou si sono uniti anche Antonio e Ismael: «Ho deciso di tornare a giocare perché in Intrecciante impari a crescere – spiega il primo, 22 anni originario della Romania – Ci sono persone con più anni e con la testa giusta». «Abdou mi ha svegliato per dirmi di venire ad allenamento mentre stavo dormendo. – racconta divertito Ismael – Il bello è che non importa se vinciamo o perdiamo perché siamo tutti insieme». Quanto le sue parole siano vere lo si nota a fine partita. Intrecciante ha perso 3 a 2, ma adesso comincia il divertimento. I volontari aprono un tavolino nel piazzale davanti al campo e comincia il terzo tempo. C’è pizza per tutti, the caldo e per i più temerari anche una birra fresca. Si fermano tutti, anche per un’ora, a parlare. «Per noi è fondamentale – spiega Serena Endrizzi – ci ha fatto conoscere e ci permette di costruire legami tra di noi e con le altre squadre. Ci piacerebbe avere un campo fisso per costruire relazioni anche con la comunità». In un gruppo un ragazzo trentino dice che vorrebbe portare la sua ragazza in Africa e subito arrivano i consigli: «Portala in Senegal, costa poco! Ti dico io dove andare», «No meglio la Mauritania, c’è un mare stupendo». In un altro angolo Jacopo racconta ai ragazzi africani la figura mitologica di «quel dal formài». Federico, ala sinistra, con intrecciante fin dall’inizio, osserva contento il gruppo nato negli anni. Con la fine del terzo tempo si è conclusa anche la prima parte di stagione per Intrecciante, ma tutti sono già proiettati al prossimo appuntamento: «Dal 20 al 21 di gennaio andremo in ritiro a San Lorenzo di Banale – racconta Serena Endrizzi – è la prima volta che lo facciamo in inverno, ma il ritiro estivo è uno dei momenti più attesi. È un modo di stare tutti assieme, darsi compiti, ma anche giocare e costruire relazioni. Insomma, la vera essenza di Intrecciante».