la storia

sabato 3 Giugno, 2023

Due papà, ma uno solo per la legge dopo la maternità surrogata. La storia di Giuseppe

di

Il secondo genitore è un fantasma. Non può nemmeno accompagnare il figlio in ospedale

Pride è festa. Pride è l’orgoglio di mostrarsi per ciò che si è. Purtroppo, però, appartenere alla comunità Lgbtq+ vuol dire anche subire discriminazioni e violenze, persino istituzionali. Vuol dire, in Italia, non avere una legge contro l’omotransfobia. Vuol dire che, legalmente, tuo figlio ha solo un genitore. L’altro è un fantasma: per lo stato non esiste. Questa è la storia, tra gli altri, di Giuseppe Lo Presti, referente per il Trentino-Alto Adige, dell’associazione famiglie arcobaleno. Tutto comincia da una domanda: «Vuoi avere un bambino?». Questa domanda la fa Antonio, il compagno con cui Giuseppe fa coppia da vent’anni ed è unito civilmente. Dopo alcuni mesi di riflessione, arriva il sì di Giuseppe. «Da lì c’è stato un approfondimento su cosa volesse dire essere genitori. Al culmine di questo percorso, tre anni fa, è arrivato nostro figlio Mattia», racconta. Il bambino è nato negli Usa, tramite gpa (gestazione per altri). Una donna americana ha donato gli ovuli e un’altra ha portato avanti la gravidanza. «Gestante e donatrice hanno con noi contatti frequenti, Mattia sa di loro e le conoscerà quando sarà abbastanza grande», afferma Giuseppe. La maternità surrogata è al centro del dibattito politico. Pochi giorni fa, in commissione giustizia, è passata la proposta di legge che la riconoscerebbe come reato universale. In Italia è già vietato il ricorso alla gpa, con questa norma, però, le pene si rivolgerebbero anche a chi la pratica all’estero. «Il problema- dice l’attivista- è che si parla senza conoscere l’argomento. Condanniamo le situazioni di sfruttamento ma qui non si tratta di questo. Il nostro è un meraviglioso percorso umano e di vita». L’aspetto più grave per le coppie omogenitoriali rimane quello dei diritti del bambino e del genitore fantasma. «Io sono l’unico genitore dal punto di vista legale – spiega Lo Presti- Se dovessi morire, Mattia non avrebbe alcuna tutela. Antonio non può portare Mattia in ospedale. Solo il genitore legale può dare consenso informato per le cure. Alla politica però questo non interessa».