bypass ferroviario
giovedì 28 Settembre, 2023
di Donatello Baldo
Il problema c’è, e giorno dopo giorno sembra aggravarsi. Oltre all’inquinamento di cui già si sapeva sotto l’ex Sloi e l’ex Carbochimica, c’è quello che si estende dal cavalcavia di Nassirya verso sud, che potenzialmente potrebbe interessare tutta l’area dell’ex Scalo Filzi. Che fare allora? «Rinegoziare i tempi del Pnrr». Il vicepresidente della giunta provinciale Mario Tonina lo dice chiaro e tondo: «E l’ho fatto capire anche in aula», aggiunge a margine dei lavori del Consiglio provinciale, convocato ieri proprio su un’informativa chiesta dalle minoranze sul bypass.
Problemi a ogni sondaggio
È la prima volta che si esplicita la necessità di rivedere le scadenze della consegna dell’opera, previste per il 2026 così come previsto dagli accordi sui finanziamenti europei. Con il problema degli inquinanti lungo il tracciato sullo sbocco a nord è ormai inevitabile farci i conti. E più precisamente ne parlano il dirigente generale del dipartimento Ambiente e Trasporti Roberto Andreatta e il dirigente generale di Appa (l’Agenzia per l’Ambiente) Enrico Menapace: «Ogni volta che si fa un sondaggio — afferma quest’ultimo — si scopre che c’è un problema. Adesso ci stiamo estendendo con le indagini dall’area sotto sequestro fino a decine di metri a sud, riscontrando ulteriori problemi. L’area — osserva Menapace — è tutt’altro che immune e, complessivamente, potenzialmente intrisa da presenze inquinanti».
Serve tempo, appello a Roma
Andreatta, sulla necessità di rivedere i tempi di realizzazione dell’opera, suggerisce di guardare a Roma: «La data del 2026 è sfidante — ammette Andreatta — ma ci viene imposto di fare tutto in tre anni. Su questo bisognerà fare un ragionamento con lo Stato, negoziando termini diversi se le doverose attività di verifica (e di bonifica, ndr) non consentissero di rispettare i temi». E aggiunge: «Tra Sin e Scalo Filzi, Trento vive su un’area che ha forti problemi di inquinamento. Ora — continua il dirigente generale — non dimentichiamo che la circonvallazione è un’opera dello Stato, anche se i tempi sono imposti dal Pnrr. E lo Stato, come ha stralciato alcune opere in altri contesti territoriali, o negoziato altre scadenze, immagino possa fare lo stesso anche per il bypass di Trento». Tiene il punto, con vicino l’assessore Tonina che annuisce: «Lo Stato, per un’opera statale che ha valenza comunitaria, che fa parte di un corridoio europeo che si pone l’obiettivo di portare da sessanta a duecento i treni merci sulla linea del Brennero, immagino abbia le leve per negoziare termini diversi dalla scadenza del 2026 per la fine dei lavori». Ed è qui che Tonina anticipa la decisione politica, fin qui mai emersa: «Sindaco di Trento e Governatore si stanno attivando in questa direzione».
Nuovi tracciati, «scorretto»
Sempre a margine del Consiglio provinciale, Andreatta commenta gli studi dei progettisti affiliati al Consorzio Tridentum che ha vinto l’appalto dei lavori di costruzione del bypass: «Ho letto, ma non ne so nulla. Il Consorzio segue le sue logiche, perché gli appaltatori hanno i loro problemi sui costi, su tempi. È quindi normale che i progettisti facciano progetti alternativi, è però scorretto che li facciano su un progetto condiviso che si è posto il rispetto di un certo tipo di soluzioni».
Altri carotaggi
Andando ai lavori del Consiglio provinciale, il protagonista è stato sempre il vicepresidente Mario Tonina, che al posto del governatore Fugatti ha informato l’Aula degli ultimi sviluppi sui lavori del bypass. Ha ricordato che «durante i campionamenti è stata riscontrata presenza di prodotto libero di natura oleosa tra 14 e 15 m di profondità, sotto il livello di falda, nel sondaggio in corrispondenza del cavalcaferrovia dei Caduti di Nassiriya». In seguito a tale rinvenimento, l’area è stata sottoposta a sequestro preventivo da parte dell’Autorità giudiziaria penale: «E successivamente Rfi redatto un nuovo piano di indagine. In tale piano, definito d’intesa con l’Appa, è prevista la realizzazione di ulteriori 13 sondaggi (oltre agli originari 8), la cui esecuzione è iniziata il 18 settembre 2023. In funzione degli esiti di tali indagini, finalizzate all’esatta delimitazione della presenza di inquinanti in un’area attualmente esterna ai Sin, dovranno essere definiti i dettagli progettuali e le modalità di esecuzione dei lavori previsti da sottoporre alle specifiche valutazioni dell’Autorità competente. La presenza di prodotto in fase separata — sottolinea Tonina — è un elemento di estrema rilevanza che comporta la necessità di indagare approfonditamente il sito per definirne la natura e l’ubicazione, sia per la tutela della salute dei lavoratori che dell’ambiente». Per il vicepresidente Tonina, che ha parlato a nome della giunta provinciale, «la progettazione esecutiva dovrà attentamente valutare gli esiti del Piano di indagine preliminare e definire tutti gli accorgimenti indispensabili ad evitare l’aggravamento della situazione ambientale in atto, evitare che l’opera costituisca un ostacolo alla bonifica dell’area ed adottare tutti gli accorgimenti per impedire potenziali danni alla salute dei cittadini e dei lavoratori».
Bypass, dubbi a sinistra
Tra gli interventi quello di Lucia Coppola (Europa Verde) che ha rilevato «l’estrema problematicità dell’opera» e sottolineato «la fragilità dei terreni interessati». Filippo Degasperi (Onda) ha messo in dubbio l’utilità di tutto il corridoio ferroviario». Alessio Manica e Paolo Zanella (Pd) hanno invece sottolineato il tema dell’ «emergenza inquinanti» e affermato che la sequenzialità delle cose avrebbe richiesto di procedere «prima con la caratterizzazione dell’area, poi con la bonifica, infine con il passaggio della nuova linea ferroviaria». Sequenzialità «a tutela di salute e ambiente» che per Zanella richiede «più risorse e tempi più lunghi. quindi una proroga per non perdere i fondi del Pnrr».
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