L'INDAGINE

domenica 4 Giugno, 2023

Rifiuti, aumentano i consumi pro capite: un trentino produce 461 chili all’anno

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Nel 2021 raggiunte 280.473 tonnellate di immondizia in provincia, lo dice l'ultimo report di Appa

Una situazione, se confrontata alla media italiana, più «virtuosa», ma che occorre migliorare, soprattutto riducendo i rifiuti urbani. È questa la foto che riassume alcuni dei punti più importanti del «Rapporto sullo stato dell’ambiente del Trentino – Approfondimento 2022», in relazione al capitolo dei rifiuti. Un rapporto con taglio divulgativo, ricco di dati, tabelle di raffronto e focus tematici, presentato recentemente dall’Appa (l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente) con un webinar sul proprio canale youtube, durante il quale è stato illustrato anche l’approfondimento sulla qualità dell’aria (di cui abbiamo parlato ne «Il T» del 14 maggio).
In base allo studio dell’Appa, la produzione complessiva di rifiuti urbani (in cui rientrano, prima di tutto, i rifiuti domestici indifferenziati e da raccolta differenziata, con esclusione quindi di quelli provenienti dalle attività economico-produttive, ricompresi nei rifiuti speciali) nel 2021 è stata pari a 280.473 tonnellate, con un aumento dell’8,3% rispetto al 2015, anno in cui si è toccato il minimo storico degli ultimi vent’anni.
Nello specifico, i rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata nel 2021 hanno raggiunto la quantità di 213.530 tonnellate, confermando la crescita, seppure leggera, degli ultimi anni; mentre la quota di rifiuti urbani residui (ovvero indifferenziati, ingombranti e spazzamento stradale) dal 2015 si mantiene piuttosto stabile (66.943 tonnellate nel 2021) confermando il trend in continua riduzione iniziato nel 2001 (anno in cui si registravano 241.097 tonnellate di rifiuti residui e 46.737 tonnellate di rifiuti differenziati).
Altro dato interessante del rapporto è quello della crescita della produzione pro-capite giornaliera di rifiuti urbani: l’analisi di questo dato presuppone però una premessa, infatti nel biennio 2020-2021 i cosiddetti «abitanti equivalenti» (cioè residenti più turisti) sono diminuiti rispetto al 2019 del 3,8%, per via della minore presenza di turisti a causa della pandemia. Di conseguenza la produzione pro-capite complessiva è aumentata, passando da 1,23 chilogrammi al giorno del 2019, a 1,26 chili quotidiani nel 2021. Ad aumentare, in questo caso, sono stati soprattutto i rifiuti differenziati, passando da 0,92 chili giornalieri del 2019, a 0,96 al giorno nel 2021, a fronte, invece, di una produzione pro-capite di rifiuti residui rimasta pressoché costante, con 0,30 chilogrammi al giorno.
Considerando quindi le due componenti, residua e differenziata, ogni trentino produce complessivamente circa 461 chili di rifiuti all’anno, una quantità quindi rilevante, anche se inferiore alla media nazionale, pari a 484 chilogrammi annui e alla media del Nord Italia di 500 chili annui. La riduzione di questa quantità, con il coinvolgimento di tutti i cittadini, costituisce uno degli obiettivi principali che si è posta la Provincia autonoma di Trento.
«Il nostro primo obiettivo – spiega la Sostituto direttore dell’Unità organizzativa rifiuti e bonifica dei siti inquinati dell’Appa, Chiara Lo Cicero – è ridurre la produzione complessiva dei rifiuti, sia quelli inerenti alla raccolta differenziata, sia quelli non rientranti in quest’ultima. Altro obiettivo importante è quello di aumentare la raccolta differenziata e contemporaneamente, di migliorarla, trovando anche nuove formule di recupero per i rifiuti che ad oggi non vengono recuperati. Infine, si lavorerà per uniformare la gestione dei rifiuti su tutti i territori».
In termini di raccolta differenziata dei rifiuti urbani il Trentino è già comunque al top a livello italiano, avendo superato ampiamente l’obiettivo del 65% fissato a suo tempo dal Decreto legislativo 152/2006: dal 16,3% del 2001 si è raggiunto nel 2021 79,1% di raccolta differenziata (la media nazionale è del 63%, mentre quella del Nord Italia del 70,8%). Le percentuali più alte si registrano nei bacini di raccolta della Rotaliana-Cembra-Valle dei Laghi-Paganella (86,3%), Valle di Fiemme (85,8%) e Primiero (85,5%), mentre quelle più basse, anche se in crescita, in val di Fassa (73,7%), Vallagarina (70,1%) e Alto Garda e Ledro (67,4%).
Ma come ogni medaglia, anche quella del primato nella raccolta differenziata, ha il suo rovescio: i buoni risultati del Trentino devono, infatti, fare i conti con la “qualità” della raccolta differenziata, non sempre al top a causa delle d’impurità spesso presenti soprattutto nel multimateriale e nell’organico, con la conseguenza che solo il 70% dei rifiuti urbani differenziati viene poi effettivamente mandato a recupero. Nei classici sacchi neri, oltre agli ingombranti, si trova infatti di tutto e lo stesso avviene per la frazione organica, nella quale si sono rinvenuti pezzi di bicicletta, ferri di vario tipo, lattine di tonno, vasetti di marmellata, posate in plastica. Ma anche nella raccolta della carta si sono trovati oggetti per così dire “alieni”, come palloni, plastiche di vario tipo. L’appello dell’Appa è quindi di migliorare la raccolta differenziata nelle proprie case.
Intanto dei miglioramenti significativi si stanno già ottenendo sul fronte dei rifiuti speciali (in generale quelli derivanti dalle attività economiche, trattamento di acque e fanghi, reti fognarie, attività sanitarie, veicoli fuori uso): nel 2020 la produzione complessiva dei rifiuti speciali non pericolosi, (658.839 tonnellate) è diminuita rispetto ai due anni precedenti di circa il 17% (anche per effetto della pandemia che ha causato il fermo di numerose attività). Risultati positivi pure per la percentuale dei rifiuti speciali avviati al recupero, nel 2020 pari a 511.016 tonnellate, contro le 487.480 tonnellate del 2018.
Dai focus di approfondimento del Rapporto giunge, inoltre, un’altra importante indicazione che riguarda l’incidenza del turismo sulla produzione di rifiuti: il confronto dei dati del 2019 (anno precedente la pandemia) con quelli del 2020 (durante il quale le misure di contrasto al Codid-19 sono state più forti) ha evidenziato come la diminuzione dei turisti (e quindi degli abitanti equivalenti) abbia coinciso, in Trentino, con un calo proporzionale nella produzione di rifiuti. Un dato utile per quelle destinazioni turistiche che stanno puntando sempre di più sulla qualità e non sui grandi numeri.