L'intervento

venerdì 19 Aprile, 2024

Molestie per strada a Trento, Casonato: «Dobbiamo ripensare la città, renderla a misura di donna»

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L’assessora: «Il capoluogo è colpito dalla violenza di genere. Gli spazi urbani devono essere riorganizzati per permettere anche alle donne di viverli in sicurezza»

Molestie, fischi, discriminazioni. Sono tanti pericoli a cui le donne si espongono uscendo di casa e passeggiando per le vie della città Quasi 300 persone hanno testimoniato di essere state vittime d molestie avvenute per le vie del capoluogo. Un dato che si riferisce agli ultimi 12 mesi e che stato materia di ricerca di Michele Balbinot, studente dell’università di Trento in giurisprudenza, che ha fatto di questo fenomeno il tema della sua tesi di laurea. Come rendere una città a prova di donna? Cosa bisogna fare per far sentire le cittadine di Trento sicure nella loro città? Ne abbiamo parlato con l’assessora comunale alla partecipazione Giulia Casonato.
Casonato, 300 persone hanno denunciato di essere state molestate in città. Come dobbiamo leggere questo dato?
Secondo me questo dato va letto nel contesto. Nella ricerca è stato preso un campione statistico. Se si considera il dato assoluto possiamo dire che è elevato.
Trento è una città sicura per le donne che ci vivono?
«La situazione di Trento non fa eccezione rispetto ad altre città d’Italia. Anche noi siamo una città e nei centri piccole e grandi che siano, si riversano lo stesso sulle donne le istanze del patriarcato e le sue violenze».
Le donne subiscono ancora attenzioni non richieste da parte degli uomini.
«Sì, la situazione non sta cambiando. Penso che comunque la nostra sia una piccola realtà e che la situazione qui non è poi così allo sbando come nelle grandi città».
Alla luce di questi dati cosa si deve fare per cercare di risolvere la situazione?
«Noi della amministrazione ce lo stiamo chiedendo ormai da tempo, specialmente in questo periodo in seguito alla pubblicazione del bilancio di genere. Le molestie scaturiscono da mancanza di cultura, si deve intervenire in questo campo».
Come fare per far diventare la città più paritaria e inclusiva?
«Si deve lavorare considerando gli spazi urbani, capire dove si manifesta la violenza di genere, con degli interventi di tamponamento. Già in passato abbiamo fatto delle modifiche nello spazio urbano, ad esempio abbiamo potenziato l’illuminazione in alcune zone critiche della città, in vie di attraversamento particolarmente critiche».
Bisogna puntare anche sulla percezione della sicurezza quindi.
«Assolutamente ma non solo, si devono fare degli interventi pratici, capire di cosa hanno bisogno le donne. Stiamo facendo un lavoro in questo senso con la consulta degli studenti dell’università di Trento. Stiamo lavorando nella realizzazione di alcuni cartelloni dove abbiamo inserito alcuni numeri di emergenza da chiamare».
La violenza di genere è particolarmente violenta anche in famiglia.
«I dati ci dicono che nei contesti domestici la violenza è molto presente. In città assistiamo a catcalling e microaggressione, ma la vera violenza fisica e psicologica avviene di più all’interno dei nuclei familiari e viene agita da persone conosciute, spesso parenti. Sappiamo che la violenza domestica è un mondo sommerso».
I centri antiviolenza aiutano a fare luce su questo fenomeno.
«A Trento lo abbiamo da decine di anni attivo un centro antiviolenza. Uno spazio sostenuto dalla Provincia che dialoga con la forze dell’ordine. Il loro lavoro è fondamentale per aiutare ad allontanare le donne da situazioni pericolose. Il loro lavoro deve essere fatto conoscere nelle scuole e valorizzato maggiormente perché cambiano la vita a queste donne».