il caso

venerdì 1 Marzo, 2024

La strage di Erba torna in aula. Il procuratore: «Una cascata di prove contro i coniugi Romano»

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Il legale dei fratelli Castagna: «Non è stata la criminalità organizzata»

Comincerà il 16 aprile a parlare la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi nel processo in cui si discutono le istanze di revisione del loro ergastolo per la strage di Erba. L’udienza è stata rinviata ed è stata in particolare la difesa a chiedere il rinvio per rispondere adeguatamente al pg e all’avvocato generale.

La coppia è stata condannata in via definitiva, per la morte di quattro persone: Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk di appena due anni, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. I due sono accusati anche del tentato omicidio di Mario Frigerio, marito di Cherubini, e unico sopravvissuto alla mattanza per una malformazione alla carotide. La Seconda sezione penale della corte d’Appello di Brescia ha ammesso in aula le telecamere ma i coniugi non potranno essere ripresi.

Perché i legali dei coniugi Romano hanno chiesto la revisione della sentenza?

La difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi mette in discussione il riconoscimento di Olindo fatto da Frigerio, le confessioni poi ritrattate dei due coniugi, la macchia di sangue di una delle vittime trovata nella macchina di Olindo che a loro avviso sarebbe stata contaminata.

La strage di Erba l’11 dicembre del 2006

Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati condannati per quel massacro (quattro morti, tra cui un bambino di due anni e un ferito grave). Ma i legali della coppia hanno chiesto l’istanza di revisione del processo, puntando su prove nuove, a loro avviso, che potrebbero portare alla assoluzione a 18 anni dell’eccidio. Il procuratore generale parla invece di «cascata di prove» contro i coniugi.

Le prove contro Rosa Bazzi e Olindo Romano

«Non è vero che la condanna si basa solo su tre prove. Plurimi sono gli indizi che gravano sugli imputati» ha dichiarato Domenico Chiaro, avvocato generale dello Stato che rappresenta l’accusa nell’aula della Corte d’Appello di Brescia riferendosi alle tre prove rilevanti, ovvero: la ferita, la manomissione dei contatori, le ecchimosi di Olindo. Ma non sarebbero le uniche.

Gli elementi di prova della difesa dei coniugi Romano «non sono fatti nuovi e questi elementi di prova non hanno capacità demolitoria». Sui Rosa e Olindo pesa un «poderoso movente» e, per quanto riguarda le confessioni rese e poi ritrattate, Chiaro, che insieme con il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli, rappresenta l’accusa, sottolinea che «mai furono fatte pressioni». «Bisogna dirlo – ha sottolineato – per difendere chi ha lavorato a questo processo. Gli interrogatori sono stati registrati dall’inizio alla fine».

Nessun errore nemmeno nella repertazione fatta dai carabinieri di Como sulla traccia ematica trovata sull’auto, Seat Arosa di Olindo Romano e attribuita a Valeria Cherubini, una delle vittime della strage del dicembre 2006. È quanto ha sostenuto, durante la sua requisitoria, il Pg di Brescia, Guido Rispoli. La traccia è stata messa in evidenza dalla difesa di Rosa Bazzi e Olindo Romano, oltre che dal pg Cuno Tarfusser, che, in sede di richiesta di revisione del processo, sostengono non ci sia certezza che appartenga a una delle vittime.

Presente anche il legale dei fratelli Castagna

A prendere parola anche l’avvocato Massimo Campa, legale di Pietro e Giuseppe Castagna, che nel corso dell’udienza ha commentato le ferite sul corpo di Youssef, il bimbo di 2 anni figlio di Raffaella Castagna, trovato morto assieme alle altre vittime della strage. «Non può essere stata la criminalità organizzata. L’unica ragione per cui è stato colpito era l’odio nei suoi confronti».