la storia

martedì 19 Marzo, 2024

La pizza sospesa di Ibris arriva a 15mila euro: «Chi ne ha bisogno? Anche persone distinte come bancari»

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L'iniziativa nata nel 2020 in piena pandemia è un unicum a Trento. Il titolare: «La mattina presto vedevo molte persone rovistare nella spazzatura. Volevo aiutarle»

La pizza sospesa ha raggiunto quindicimila euro di offerte in poco più di tre anni. È immensa la soddisfazione di Ibrahim Sogne, titolare di Ibris, l’iconica pizza al taglio di via Cavour che dal 2020 offre un trancio di pizza a chi ne ha bisogno. Un segno indelebile che si stampa sulla città di Trento, quest’anno capitale del volontariato, e che dimostra ancora una volta che aiutare il prossimo si può, anche con uno «sforzo minimo» come lo definisce Ibrahim. Un progetto nato in piena pandemia quando il titolare, recandosi in pizzeria la mattina presto per impastare, notava tantissime persone che prima dell’alba rovistavano nella spazzatura. «È stata una scena toccante – spiega il trentaduenne – che mi ha fatto riflettere su quanto questa società faccia provare un senso di vergogna a chi è povero. Perché rovistare così presto la mattina? Per nascondersi da occhi pronti a giudicare». Ibrahim ammette di aver sempre avuto una particolare predisposizione per il volontariato tanto che vorrebbe aprire presto un’associazione benefica ma «in quel momento volevo fare qualcosa di concreto che potesse aiutare chi ha difficoltà a trovare da mangiare – continua – ed ho escogitato un modo per intrecciare la mia attività con un atto di beneficenza». La pizza sospesa prevede che un cliente paghi un trancio in più, dal costo di tre euro, per una persona sconosciuta che nel momento del bisogno andrà a ritirare il pasto. Lo scontrino – precisa Ibrahim- viene appeso ad una bacheca dentro al locale e poi viene consegnato al cliente che ritira il trancio gratuito». Le persone che dal 2020 si sono fatte avanti, timorose, timide, sussurrando, gesticolando, aspettando il momento in cui locale è vuoto per non farsi riconoscere, sono moltissime e molto diverse tra loro. «Abbiamo visto entrare persone che evidentemente vivevano per strada – racconta il titolare – ma c’è stato un episodio in particolare che mi ha colpito molto: un signore vestito molto elegante per un periodo è venuto a chiedere la pizza sospesa. Dopo un paio di volte, con i miei colleghi, ci siamo chiesti come fosse possibile. Così mi sono avvicinato all’uomo in maniera discreta spiegandogli che l’iniziativa era dedicata a chi ha bisogno e che ci sarebbe dispiaciuto moltissimo qualcuno potesse usufruirne in maniera sbagliata. Questo signore mi spiegò candidamente che, pur lavorando in banca, dopo la separazione dalla moglie, a malapena riusciva a pagare l’affitto. Rimasi di sasso». Questo conferma che la povertà è un male che colpisce indistintamente, e che non è possibile aspettarsi che una persona sia più o meno povera basandosi sull’apparenza. «Paradossalmente -spiega Ibrahim – ho visto più italiani che stranieri varcare la soglia del mio locale. Mi sarei aspettato il contrario». E c’è una sottile barriera che separa Ibris da chi chiede la pizza sospesa: si chiama fiducia. Non sono mancati, però, episodi spiacevoli dove c’è stato anche chi, preso il dito, ha chiesto il braccio esigendo più tranci. O chi ha chiesto pizze sospese nonostante la bacheca fosse priva di scontrini. Ma i contra vengono annullati dalla soddisfazione di chi ringrazia del favore ricevuto dopo aver mangiato o di chi, trovato un impiego, è tornato a donare ricordandosi di quella pizza sospesa offerta da sconosciuti. «Sono onorato. Queste persone capiscono cosa vuole dire avere fame e, appena possono, tornano per ringraziare e ricambiare il favore ricevuto qualche tempo prima. È pazzesco». La realtà di Ibris è un unicum nella città, che trova un prolungamento nella seconda pizzeria di Ibrahim Sogne dove si può trovare la «pizza sospesa 2.0». Un’attività che, oltre a rattoppare il jeans della povertà dei cittadini, diventa una soluzione contro lo spreco alimentare, visto che permette di smaltire anche gli alimenti prodotti in eccesso che, a fine giornata, andrebbero buttati. Per questo Ibrahim esorta altre realtà a introdurre questa iniziativa con un «hamburger sospeso» o un «poké sospeso» che non comporta nessun costo aggiuntivo ma è un vero guadagno in tutti i sensi: per le persone, per il locale e per l’etica di una società sempre più attenta all’ambiente. E i quindicimila euro raccolti da Ibris dimostrano che i trentini hanno la sensibilità giusta.