L'appuntamento
venerdì 3 Ottobre, 2025
L’11 e il 12 ottobre tornano le giornate d’autunno del Fai: ecco tutti i luoghi da visitare in Trentino
di Redazione
Da Bresimo a Moena, dalle chiese di Nago a villa Gherta, un tour culturale che tocca tutta la provincia

Non c’è solo Villa Gherta, il gioiello da sempre chiuso al pubblico e, come anticipato in esclusiva dal T, che aprirà eccezionalmente per due giorni: le giornate d’autunno del Fai proporranno un vero e proprio tour culturale in tutta la provincia. Ecco le proposte:
L’aula del Simonino a Trento
Cominciamo dal capoluogo, con l’aula del Simonino, finora nota come Cappella del Simonino, situata all’interno di Palazzo Bortolazzi Larcher Fogazzaro, di proprietà del Fai da quando, nel 2018, è stata donata all’associazione FAI da Marina Larcher Fogazzaro perché fosse restaurata e valorizzata.
Simone Lomferdorm era un bambino di poco più di due anni, trovato morto il 24 marzo del 1475 nel fossato di una casa lungo l’Adige di proprietà di un ebreo, e protagonista suo malgrado di una incredibile storia di antisemitismo, intolleranza religiosa e ingiustizia, che merita di essere ricordata e raccontata. Il FAI ha deciso di riaprire questo luogo con una nuova funzione: educare i cittadini di oggi e soprattutto di domani, cioè i giovani delle scuole, cui è primariamente destinato. Ecco perché si chiama «Aula» del Simonino: perché vuole essere come un’aula scolastica, ma fuori dalla scuola.
Povo, la chiesa dei Santi Pietro e Andrea
Sulla collina Est di Trento durante le giornate FAI sarà possibile visitare la chiesa parrocchiale e il parco del convento delle suore Orsoline di Povo.
L’imponente chiesa dei Santi Pietro e Andrea, situata nel cuore del paese, ha subito nel tempo varie trasformazioni: l’edificio originario (XII secolo) venne ampliato nel XV secolo secondo i canoni gotici, come testimonia l’antico abside poligonale, oggi adibito a cappella feriale. Nel Cinquecento la chiesa si arricchì ulteriormente con la pala d’altare dipinta da Marcello Fogolino, importante artista dell’epoca. Durante il Settecento vennero realizzati gli altari, opera dei grandi altaristi Cristoforo e Teodoro Benedetti. Successivamente, a causa di deterioramenti strutturali e dell’aumento della popolazione, si decise di edificare una nuova chiesa più ampia. Dopo varie difficoltà i lavori si conclusero nel 1911, mantenendo in loco il campanile e l’antico presbiterio.
Sempre a Povo, come anticipato, ci sarà la possibilità di visitare villa Gherta, la residenza nobiliare si trova sulle pendici collinari di Trento, nella frazione di Povo, immersa in un paesaggio collinare tra boschi, vigneti e orti, con vista sulla valle dell’Adige e il centro storico della città.
Alla scoperta di Bresimo
Bresimo è la località protagonista della tappa in val di Non del Fai. Partendo dalla piazza del paese, luogo di ritrovo, dopo un breve percorso a piedi, si potrà scoprire la storia e il funzionamento dell’antica segheria veneziana, testimonianza delle antiche tradizioni locali. Sempre partendo dalla piazza si potrà raggiungere casa Gadenta, risalente al 1160, dove il suo proprietario Danilo Pozzatti sarà felice di parlare della propria casa e della sua arte, specializzata nel dipingere ad olio su lastre di rame.
Ripartendo dalla piazza, con un percorso di circa 800 metri, si raggiunge la Chiesa di Santa Maria Assunta, solitamente non accessibile. Essa custodisce numerose opere d’arte, tra le quali un gioiello poco conosciuto: un ciclo unico di 18 affreschi, ispirati alla «Kleine Passion» di Albrecht Dürer, che rappresentano una stretta connessione tra l’arte nordica e la pittura rinascimentale lombarda.
Moena: Forno e Medil
Il Fai propone anche un viaggio in val di Fassa, alla scoperta dellde frazioni di Forno e Medil. L’edificio più significativo di Forno è senz’altro la gotica chiesetta di San Lazzaro con la snella guglia del campanile e il gigantesco volto di San Cristoforo sulla parete verso valle. Il paese è un agglomerato rustico di case e fienili di legno. Nella strettoia dopo il ponte sul rio Valsorda si può ammirare la casa Topani con il suo bell’affresco del 1600 e più oltre la Casa Desilvestro con le insolite decorazioni neoclassiche e una Crocefissione datata 1792 firmata da Giovanni Godenzio, artista locale. Addentrandosi verso la Valsorda si possono ammirare i caratteristici fienili e la struttura di una vecchia segheria alla veneziana.
Medil o meglio Costa di Medil, toponimo che sembra venire da Meda «gran cumulo di fieno», è un gruppo di masi appartenente alla Magnifica Comunità di Fiemme sin dal 1400, che nel 1664 furono dati in affitto a quattro affittuari, dietro pagamento di 12 carantani all’anno e una libbra di pepe. Nel 1739 la popolazione ottenne la licenza vescovile per la costruzione di una cappella non lontano da un grosso sasso (la crepa de S. Anna). Medil è una delle poche «vile» (insediamento) ad alta quota sfuggita agli insulti del tempo, quando grazie alla sua ottima esposizione a sud, era zona importante di pascolo e foraggio, abitata da valenti cacciatori e pastori che ci hanno lasciato le loro scritte rupestri vergate con il «bol», un minerale ferroso che si trova nel gruppo del Latemar.
La chiesa di San Cristoforo a Pomarolo
La chiesa di San Cristoforo domina dal XIII secolo è al centro della proposta in Vallagarina: in origine cappella dipendente dalla Pieve di Villa, nei secoli subì danni e modifiche ma, con il crescere dell’influenza locale del borgo lagarino, via via poté avere il tabernacolo ed il fonte battesimale. Pericolante, dal 1756 fu riedificata su progetto di A. Sartori, ed assunse le sue maestose forme invertendo pure l’orientamento;impreziosita da eleganti stucchi nel 1790, venne però consacrata nel 1827 proseguendo sia con la decorazione sia con restauri. Solo nel 1930 si realizzò la facciata da cui un grande San Cristoforo guarda la valle dell’Adige.
Il Castello di Avio
Pomarolo non è l’unica tappa in Vallagarina, un grande classico di queste iniziative è il Castello d’Avio. Donato al FAI da Emanuela di Castelbarco Pindemonte Rezzonico, nel 1977, il complesso è formato da un maestoso circuito di torri e mura merlate in un complesso fortilizio concepito per il controllo strategico della valle dell’Adige, ma anche scrigno di un rigoglioso giardino e di preziosi e vivaci cicli pittorici “giotteschi” dedicati all’amore e alla guerra.
Le arti militari sono celebrate nel primo edificio da delicate decorazioni e interessanti affreschi, capaci di offrire un autentico spaccato della vita cavalleresca del tempo, mentre nel Mastio è l’amor cortese che trionfa. Nella celebre “Camera di Amore”, tra strali che trafiggono il cuore di una dama elegantemente abbigliata e di un cavaliere appassionato, Amore cavalca un impetuoso destriero infondendo a tutto l’ambiente un ritmo vivace.
Il borgo di Nago e le sue chiese
Per l’Alto Garda, il Fai propone Nago e la sua chiesa di San Vigilio, che sorge con molta probabilità sulle rovine di un luogo di culto paleocristiano. Sebbene le prime documentazioni riguardo la cappella risalgano al 1194, la chiesa vera e propria fu costruita in un’opera di ampliamento alla fine del ‘500. Quello che possiamo ammirare oggi è frutto di altri due restauri: uno in seguito ai danni subiti durante la Prima Guerra mondiale, e l’altro in seguito alla Seconda Guerra mondiale, con un ulteriore ampliamento. Il risultato è una fusione di stili inevitabilmente diversi, ma estremamente piacevole e interessante.
Sarà visitabile anche la chiesa della Santissima Trinità, edificata a partire dal 1618, quando venne posta la prima pietra per iniziativa della famiglia Tonelli di Nago. Il luogo scelto per edificarla fu l’interno dell’ospizio di Nago, che in quel momento veniva condotto dalla confraternita della Santissima Trinità. La nuova chiesa fu consacrata nel 1636 dal Principe Vescova di Trento. Quando la confraternita venne soppressa, nel 1782, la chiesa divenne l’oratorio dei fratelli del Santissimo Sacramento. Nei primi anni del XIX secolo i militari austriaci la profanarono e in seguito, nel 1804, venne benedetta e nel 1985 è entrata a far parte dei beni della parrocchia di Nago.