Il caso

domenica 24 Marzo, 2024

Il pasticcio dei buoni pasto, ora la Provincia promette controlli su gestore e aumenti

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I ristoranti ritoccano i prezzi, così viene «mangiato» il passaggio da 6 a 7 euro. Tante segnalazioni e alcuni locali rinunciano per le commissioni troppo alte, verifiche sul nuovo gestore e sulle convenzioni

La festa è durata poco: appena una decina di giorni fa, il 12 marzo, entrava in vigore l’aumento di un euro (da 6 a 7) dei buoni pasto per i dipendenti pubblici, deciso dalla Provincia lo scorso dicembre, dopo una lunga trattativa con i sindacati. Nemmeno il tempo di godersi il rafforzato «potere d’acquisto» in pausa pranzo che i prezzi sono aumentati. Qualche centesimo per il primo, qualcos’altro per le bevande: abbastanza per vedere tutta l’offerta, nelle diverse formule, accresciuta per l’appunto di un euro. Una beffa che sta facendo infuriare i circa 38 mila dipendenti del comparto Provincia, con molte segnalazioni giunte agli uffici e ai sindacati negli ultimi giorni. Tant’è che, ora, piazza Dante promette indagini sul nuovo gestore del servizio, la Day Ristoservice di Bologna.

Tempesta perfetta
Sarebbe facile ridurre l’intera questione a un comportamento ingordo, scorretto, di esercenti e delle catene di ristoratori. In realtà sono molteplici i problemi emersi da quando è stato firmata la nuova convenzione. Problemi che si intersecano fra di loro e che, in ultima istanza, ricadono sui lavoratori. C’è l’aumento dei costi e l’inflazione, che da soli, però, non bastano a spiegare il fenomeno. C’è il fatto che in molti lavorano da remoto e così i guadagni per i ristoranti calano. C’è, soprattutto, il nodo della commissione: già a giugno 2023 Confcommercio Trento aveva sottolineato come il nuovo sistema prevedendo una commissione del 7,73 per cento a carico degli esercenti, contro il 5 per cento di tetto massimo fissato a livello nazionale nel 2022 e, soprattutto, contro lo zero per cento previsto dal sistema di gestione in house, ossia gestito direttamente dalla Provincia operativo in precedenza, finisse per danneggiare seriamente le realtà convenzionate. Realtà che, in Trentino, non sono affatto poche: circa 700, la maggior parte delle quali sono gastronomie che preparano piccoli pasti. Ma anche le grandi mense presenti nei centri maggiori hanno «ritoccato» i prezzi all’insù. Per Confcommercio, queste commissioni vanno a «ridurre i profitti di un modello d’impresa che, ancora oggi, sta pagando lo scotto della pandemia, dell’inflazione, dell’aumento dei prodotti energetici e delle materie prime». La stessa tesi campeggia, in questi giorni, su degli avvisi di un ristorante della valle dei Laghi che lamenta come il pasto convenzionato sia diventato insostenibile per le sue finanze. Il ristorante, frequentato da molti dipendenti comunali, ha deciso di non alzare i prezzi ma di sospendere il servizio.

Il piatto del giorno
Ma la questione è ancora più complicata. Gli utenti lamentano anche la scomparsa del «piatto convenzionato», o piatto del giorno come viene chiamato solitamente nei menu. Si trattava di una formula prevista nelle convenzioni precedenti e che permette agli utenti di risparmiare, dato che con il buono è impossibile, in Trentino, coprire le spese di un pasto. Ecco, tra le segnalazioni giunte a uffici e sindacati figura, anche la scomparsa di questa possibilità. Da cosa può dipendere? Innanzitutto dagli accordi che il nuovo gestore prende con gli esercenti. Questo punto, insieme agli altri due (commissione e controllo dei prezzi) sarà passato al vaglio dai dipartimenti della Provincia in una serie di verifiche. La frustrazione, infine, non è solo degli utenti, ma anche dei sindacati. Dalle sigle della funzione pubblica trapela amarezza per «aver battagliato a lungo per un piccolo aumento che ora rischia di risultare vano».