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domenica 15 Gennaio, 2023

Fugatti «ruba» il metodo Ianeselli per l’accordo con le Stelle Alpine

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Il centrodestra si muove, in vista delle prossime provinciali di autunno, per cercare un’intesa con gli autonomisti. Proposta la soluzione di un patto con il leader senza entrare in coalizione

Se il centrosinistra è fermo al palo in attesa del congresso del Pd, senza un nome per la presidenza e senza un progetto politico che riesca a tenere assieme tutta la coalizione, il centrodestra prosegue nella definizione del perimetro dell’alleanza che alle prossime provinciali sosterrà la ricandidatura di Fugatti. Che nessuno ha mai messo in discussione, nemmeno Fratelli d’Italia proponendo il nome di Francesca Gerosa.
Il partito di Giorgia Meloni, infatti — pur avendo aumentato i suoi voti e distaccato di tre misure la Lega — rimane pur sempre il partito di destra che gli autonomisti hanno sempre guardato con atavico disprezzo: ex Msi, ex An, una matrice fascista e nazionalista che pesa sulla storia dell’autonomia. È pur vero che Fratelli d’Italia non è più la forza nostalgica dei tempi di Almirante e Pino Rauti, ed è altrettanto verso che nei confronti del governo nazionale guidato da Meloni anche l’Svp si è astenuta sospendendo in qualche modo il suo giudizio. Ma immaginare la Provincia di Trento guidata da una donna che sventola con troppo entusiasmo il tricolore potrebbe allontanare l’ipotesi di aggiungere alla coalizione il Patt.
Francesca Gerosa porterà quindi la sua bandiera, ma semmai dentro il suo partito come capolista, e in giunta — «meglio lei che Cia», affermano convinti i leghisti — potrebbe avere anche la vicepresidenza. La relazione con il Patt, se andrà in porto, sarà garantita da Fugatti. E soltanto da lui. Tanto che negli ultimi giorni c’è chi sta addirittura architettando il «metodo» per agganciare gli autonomisti e, ironia della sorte, sembra farsi strada il «metodo Ianeselli», quello usato dal centrosinistra del capoluogo per stipulare il patto con le Stelle Alpine che — dopo lo strappo con la coalizione nel 2018 — non ne volevano sapere di firmare programmi e alleanza con il Pd e con gli altri partiti che avevano affossato il bis di Rossi soltanto due anni prima.
Ecco quindi che Fugatti è indispensabile per la svolta autonomista del centrodestra trentino, perché sarebbe lui l’unico garante del sodalizio. Un patto programmatico, e non politico, tra la sua figura di governatore e il Partito autonomista trentino tirolese. Gli autonomisti non dovrebbero nemmeno discutere con Fratelli d’Italia, perché entrerebbero nella maggioranza di governo senza passare per la coalizione, che a quel punto sarebbe di centrodestra-autonomista, con una lineetta di separazione dal valore molto più alto di un semplice trattino.

«Se dovesse andare in porto un’alleanza con questa o con l’altra coalizione — ammette il segretario delle Stelle Alpine Simone Marchiori — il metodo non potrebbe essere altro che un accordo sul programma da stipulare con il candidato presidente. Com’è stato per il sindaco di Trento ma anche, in passato, con Lorenzo Dellai. Il Patt non entra nella coalizione ma si rapporta con il suo leader sulla base di un accordo sui temi».
Marchiori, com’è ovvio, fino a quando il Patt non avrà deciso formalmente da che parte stare, fa un discorso di principio: faremmo così sia con il centrodestra che con il centrosinistra. Qualcosa però ammette, facendo emergere non tanto la sua propensione per l’una o l’altra coalizione, ma la fotografia dello stato dell’arte: «La differenza è che da una parte ci sono un leader e una coalizione, dall’altra non sembrano esserci né leader, né coalizione e nemmeno un progetto di governo».
E il punto sembra essere proprio questo, ripetuto da Marchiori anche negli ultimi incontri che ha avuto con alcuni esponenti del centrosinistra. Marchiori — riferiscono i più informati — avrebbe incontrato anche il sindaco di Rovereto Francesco Valduga, che gli avrebbe chiesto di aggiungersi al centrosinistra in un’alleanza contro Fugatti e il suo governo. «Ma sul progetto — spiegano gli stessi autonomisti — non si sa nulla e Valduga si limita a evocare novità e cambi di rotta che però non si riescono mai a concretizzare. Quando gli si chiede cosa abbia in mente non lo dice, e nemmeno si sa se sarà lui il candidato». Dall’altra parte un progetto c’è: «E c’è anche, fino a prova contraria, un candidato: il governatore uscente». Con cui, se volessero, potrebbero fin da subito concludere un accordo. Il metodo Ianeselli firmato da Fugatti e da Marchiori.