L'intervista
venerdì 23 Febbraio, 2024
Andrea Setti, il campione di Marco di Rovereto: «Ho scoperto la lotta per caso. Ora voglio vivere di questo»
di Alessio Kaisermann
Il campione di lotta greco romana: «Spero in un posto nei corpi militari»
Cercava uno sport che fosse adatto al suo carattere iperattivo, non avendo assolutamente idea di cosa fosse la lotta greco romana ed oggi – 15 anni dopo aver iniziato – è campione italiano.
Lui è Andrea Setti, roveretano, di 21 anni – cresciuto sotto le insegne del Lotta Club Rovereto – che a fine gennaio ha conquistato il titolo tricolore vincendo nella categoria assoluta dei 63 kg ai Campionati italiani di Ostia.
Andrea, che emozioni sta vivendo?
«Non me lo aspettavo, sono sincero. Ho iniziato le gare il 26 gennaio ma non avevo proprio idea di cosa aspettarmi invece, gara dopo gara, mi sono accorto che stavo facendo bene e questo mi ha permesso di affrontare le sfide con tranquillità».
Prestazione quasi perfetta, potremmo dire?
«Devo dire che ci sono andato vicino: le prime 4 gare su 5 le ho vinte per “superiorità tecnica”, ovvero con il punteggio di 8-0. La finale, invece, è stata più combattuta contro l’atleta della Polizia Penitenziaria: ho chiuso vincendo 10-6. Una grande soddisfazione».
Possiamo anche dire che con questo titolo si può dare più di una sbirciata anche alla prossima Olimpiade?
«È il mio obiettivo e, si, ho qualche chance ora: posso giocarmi la qualificazione partendo da questo risultato e giocandomela definitivamente o nel torneo europeo che si svolgerà in Aprile in Azerbaigian oppure a maggio al Mondiale di Istanbul, se non dovesse andare bene».
Torniamo alle origini della sua scelta. Perché la lotta?
«Nemmeno sapevo cosa fosse, cercavo uno sport che mi permettesse di sfogarmi. Ero un bimbo sempre in movimento, avevo sempre bisogno di fare qualcosa di particolare. Ho tentato con il calcio, un po’ come fanno tutti, ma non riuscivo a trovare soddisfazione. Ho provato anche il nuoto. Un giorno poi, tramite delle amicizie, i miei genitori mi portarono alla palestra dove il Lotta Club Rovereto svolgeva gli allenamenti dei propri atleti e non sono più uscito. Avevo 6 anni».
Amore a prima vista, dunque?
«Si. Era quel mettere e tenere in movimento il corpo che andavo cercando, ma chiaramente lo capisci con il passare del tempo, in origine sono solo sensazioni che non sai interpretare. Oggi sono orgogliosamente un atleta e anche un allenatore delle categorie giovanili di questo club che – vorrei evidenziarlo – è fra i più qualificati in Italia. E’ secondo nella classifica nazionale generale».
Cosa vuole fare, Andrea Setti, da grande?
«Oggi sono una pedina piuttosto fissa della Nazionale italiana e grazie a ciò posso dedicare il mio tempo ad allenarmi e non pensare ad altro. L’ambizione, a parte i risultati agonistici, è quella di ottenere un ingaggio da sportivo all’interno di uno dei Corpi delle Forze Armate. Questo mi permetterebbe di rendere questo sport e questa mia passione il mio lavoro».
Che già in parte lo è…
«Si, ripeto, la Nazionale mi garantisce un compenso minimo che mi permette di dedicarmi agli allenamenti ed a preparare le gare ma sono coinvolto anche in progetti scuola/sport che mi portano a tenere ore di educazione motoria nelle scuole elementari. Un altro aspetto che mi piace molto».
A proposito di allenamenti, come si svolge la sua giornata tipo?
«Due sedute di lavoro quotidiane: una inizia alle 7 del mattino ed è prevalentemente corsa oppure in sala pesi. Un’ora di lavoro poi si riposa e nel tardo pomeriggio la seconda sessione fatta o di esercizi o tecnica di combattimenti in piedi oppure un vero e proprio allenamento di lotta a terra. Dipende dal programma».
Ma quando è in gara cosa frulla per la testa?
«Non deve frullare proprio nulla. Bisogna sgomberare la mente da ogni cosa. È necessario concentrarsi solo sull’avversario e studiare la mossa successiva. Nemmeno il punteggio che accumuliamo durante l’esecuzione deve condizionarci. Se serve con lo sguardo cerco il mio allenatore, lui sa cosa deve dirmi e in quale momento, tutto il resto non deve intaccare i miei pensieri».
Visto che ha menzionato l’allenatore, chiudiamo proprio con chi le sta dando una mano…
«Più che volentieri. Ringrazio tanto i due tecnici che mi stanno seguendo fin dai primi passi che sono Alessio Festi ed Enio Kertuscha ed il mio mental coach Andro Ferrari».
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