cinema

mercoledì 18 Giugno, 2025

Dall’omaggio alla vita di Goliarda Sapienza alla nuova versione «live action» di Dragon Trainer: i film da non perdere

di

La lanterna magica, una guida di Michele Bellio. La perla da recuperare in streaming: Batman Begins

FUORI


(Italia/Francia 2025, 115 min.) Regia di Mario Martone, con Valeria Golino, Matilda De Angelis, Elodie

Presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes, dove – nonostante la calorosa accoglienza in sala – è rimasto escluso dai premi, il nuovo lavoro del grande regista napoletano è ispirato all’ultima fase della vita di Goliarda Sapienza (Valeria Golino), scrittrice anticonformista, eterna inadeguata, istruita in casa da genitori antifascisti durante gli anni della dittatura e arrestata alla fine degli anni Settanta per un furto di gioielli ai danni di una signora della borghesia romana, della quale era forse innamorata. Il film, ispirato a due suoi romanzi, racconta la vita della scrittrice una volta uscita di prigione e la sua difficoltà nel riadattarsi alla Roma del 1980. Le sue giornate, alla disperata ricerca di un modo per mantenersi (a 55 anni le risulta quasi impossibile trovare un lavoro e correggere bozze non le basta), sono scandite dalle tappe al bar e da qualche frustrato tentativo di scrittura, mentre il manoscritto del suo capolavoro, L’arte della gioia, attende, senza troppa speranza, che qualcuno gli dedichi finalmente l’attenzione che merita. Solo il legame con le sue ex compagne di cella — la complessa ed energica Roberta (Matilda De Angelis) e la più romantica Barbara (Elodie) — riesce a farla evadere dalla presunta libertà di cui gode ora, ricreando in qualche modo quel senso di comunità e di serenità personale che l’animo della scrittrice aveva assurdamente trovato a Rebibbia. Affidandosi alla recitazione di un trio di attrici meravigliose (con un’immensa Golino, ma con la De Angelis una spanna sopra le altre, al di là delle recenti polemiche sul premio condiviso con Elodie ai Nastri d’Argento), Martone e Ippolita Di Majo – sua storica collaboratrice alle sceneggiature dai tempi de Il giovane favoloso e autrice anche del soggetto – realizzano un ritratto volutamente sghembo di tre personalità sfuggenti, filtrate attraverso l’inusuale sguardo della protagonista, “ladra di storie” e osservatrice del sonno degli altri. Cercando, con pudore e rispetto, di inserire la protagonista in una messinscena che è al contempo incredibilmente geometrica (non si contano le inquadrature delimitate da elementi architettonici, così come gli spazi su cui la macchina da presa indugia qualche secondo dopo che i personaggi hanno liberato la scena) ed elegantemente mobile (movimenti di macchina a seguire e a precedere il continuo vagare della protagonista, sia negli esterni che nel suo appartamento), Martone costruisce un film che parla di libertà: del suo significato e della sua ricerca. A una Goliarda cacciata dall’intellighenzia romana che lei ripudia, fanno eco due ex carcerate, simboli della ribellione e dell’energia che anche lei vorrebbe avere, afflitte da legami più o meno tragici che ne condizionano la vita anche al di fuori del carcere. Sullo sfondo una ricostruzione d’epoca credibile e mai invasiva, con riferimenti all’ultima fase degli anni di Piombo, quella ormai disillusa e travolta dall’eroina. Il risultato è poetico e struggente, meno immediato e originale di altri film recenti del regista, ma comunque efficace nella propria costruzione ondivaga. E certe sequenze – da quella nella doccia al canto delle detenute – rimangono impresse per splendore visivo e impatto emotivo.

DRAGON TRAINER

(How To Train Your Dragon, USA 2025, 125 min.) Regia di Dean DeBlois, con Mason Thames, Gerard Butler

Sulla scia della (discutibile) moda lanciata dalla Disney di realizzare versioni live action dei propri titoli più amati, anche DreamWorks ha deciso di portare sul grande schermo un rifacimento in carne e ossa di uno dei suoi successi più celebrati: Dragon Trainer (2010), tra i film d’animazione più significativi degli ultimi vent’anni. Il risultato, complice una serie di scelte intelligenti, si rivela sorprendentemente fresco e coinvolgente, ben lontano dalla patina stucchevole che ha caratterizzato operazioni come Aladdin o La Sirenetta. Tratto dal romanzo Come addestrare un drago di Cressida Cowell, il film racconta la storia del giovane vichingo Hiccup, figlio del capo del villaggio sull’isola di Berk, dove da generazioni gli abitanti combattono contro stormi di draghi che rubano bestiame e devastano le abitazioni. Considerato inadeguato al combattimento, Hiccup tenta comunque di rendere orgoglioso suo padre. Un giorno riesce, quasi per caso, a ferire un drago leggendario. Ma quando lo ritrova, ferito e indifeso, scopre con stupore che i draghi non sono affatto mostri, ma creature intelligenti con cui è possibile stabilire un legame. Come convincere però una comunità rabbiosa e brutale di questa verità? La sceneggiatura resta sostanzialmente invariata rispetto all’originale, e il ritorno alla regia di Dean DeBlois — autore dei tre capitoli animati — si rivela una scelta decisiva: il film diventa un aggiornamento tecnologico dell’originale, rispettoso dell’opera da cui proviene. La durata cresce di circa 25 minuti, con qualche fisiologico rallentamento, ma i punti di forza rimangono inalterati: ambientazione, temi, personaggi. Il casting, in particolare per i giovani protagonisti, è azzeccato. Il film non è schiacciato dal peso della computer graphic, che viene dosata con intelligenza, lasciando spazio all’emozione e al racconto. Rimangono intatti i messaggi più profondi dell’originale: il difficile rapporto padre-figlio, il bisogno di sentirsi accettati per ciò che si è e la delicata riflessione sulla disabilità, affrontata con naturalezza e sensibilità. Un film pensato per far riscoprire la storia a una nuova generazione di bambini (e non solo); un’operazione che, a differenza di molte altre, non tradisce la magia dell’animazione, ma la rinnova offrendo un intrattenimento di qualità.

BALLERINA

(USA/Ungheria 2025, 125 min.) Regia di Len Wiseman, con Ana de Armas, Keanu Reeves, Gabriel Byrne

Il franchise legato al personaggio di John Wick (Keanu Reeves) è composto da quattro film cinematografici e una miniserie prequel, The Continental. Complessivamente i film usciti in sala hanno incassato oltre un miliardo di dollari in tutto il mondo e, a livello critico, sono stati accolti con grande entusiasmo: in particolare il primo e il quarto capitolo sono oggi riconosciuti come esempi straordinari di cinema d’azione. Ballerina è uno spin-off, un film con una sua storia autonoma che si inserisce narrativamente tra il terzo e il quarto capitolo, riprendendone ambientazioni, atmosfere e personaggi. La protagonista è Eve Macarro, bambina segnata dall’omicidio del padre da parte di una misteriosa setta di sicari. Accolta nella scuola di danza della Ruska Roma, Eve viene addestrata a diventare una micidiale assassina con il compito di proteggere bersagli designati. Durante una missione, però, riconosce in uno degli aggressori il simbolo della setta che ha distrutto la sua infanzia. Da quel momento, infrangendo le regole della sua organizzazione, decide di mettersi in proprio per vendicarsi. Se sul piano della scrittura il film mostra più di una debolezza — colpi di scena prevedibili, snodi narrativi poco coinvolgenti — si tratta comunque di limiti relativamente secondari per un prodotto che punta tutto su estetica e azione. Ballerina è infatti un intrattenimento solido, pensato per i fan della saga madre e costruito su misura per una protagonista credibile ed efficace nelle complesse coreografie dei combattimenti. Ana de Armas regge il peso del ruolo con presenza scenica e fisicità, anche se il film fatica a ritagliarsi un’identità forte e a replicare l’aura mitica che circonda il personaggio di John Wick, la cui gustosa apparizione resta purtroppo marginale. Visivamente, invece, Ballerina è un piacere per gli occhi: dalla New York notturna alla discoteca ghiacciata Minus Eleven, passando per un teatro labirintico e l’eleganza decadente di Hallstatt, teatro di una delle sequenze più esilaranti e coreografate dell’intero film (una rissa al ristorante tra piatti di porcellana e musica tradizionale). Se Il lago dei cigni di Čajkovskij è una citazione forse prevedibile, sono i dettagli ironici e surreali — come la raccolta ossessiva di pugnali dai corpi o il pestaggio con telecomando bloccato su un omaggio a Buster Keaton — a dare ritmo e personalità al film. Alla fine Ballerina porta a casa il risultato con dignità: difficilmente convincerà chi è estraneo all’universo di John Wick, ma sa divertire chi cerca uno spettacolo coreografato e stiloso, senza aspettarsi di più.

STREAMING – PERLE DA RECUPERARE

BATMAN BEGINS

DISPONIBILE SU NETFLIX

(Regno Unito/USA 2005, 140 min.) Regia di Christopher Nolan, con Christian Bale, Liam Neeson, Michael Caine, Gary Oldman, Morgan Freeman

 

A vent’anni esatti dalla sua uscita nelle sale italiane e in attesa di scoprire il nuovo Superman firmato da James Gunn, vale la pena tuffarsi nell’universo DC Comics con uno dei suoi personaggi più iconici: l’Uomo Pipistrello. Con Batman Begins, primo capitolo della trilogia del Cavaliere Oscuro diretta da Christopher Nolan, il mito di Batman viene riscritto dalle fondamenta in un reboot che si propone di restituire realismo, spessore psicologico e profondità etica a un personaggio a volte appiattito su cliché. Dopo le visioni gotiche di Tim Burton e quelle barocche di Joel Schumacher, Nolan riparte dalle origini: l’assassinio dei genitori del giovane Bruce Wayne, il trauma infantile, il desiderio di vendetta, la fuga dal proprio mondo e l’addestramento tra le nevi dell’Himalaya con una setta guidata dal misterioso Ra’s al Ghul. Soltanto dopo questo percorso iniziatico, Bruce farà ritorno a Gotham, città sull’orlo della rovina morale, per diventare il giustiziere mascherato che conosciamo. Più canonico rispetto ai due capitoli successivi, Batman Begins ha però il merito di fondare le basi di un universo narrativo più adulto e complesso, capace di parlare anche a chi non ama i cinecomics. I personaggi – dal leale maggiordomo Alfred (Michael Caine) al futuro commissario Gordon (Gary Oldman), passando per villain ben caratterizzati come lo Spaventapasseri (un inquietante Cillian Murphy) – sono scritti con cura e restituiti da un cast di altissimo livello. Christian Bale tratteggia un Bruce Wayne tormentato, credibile nella sua evoluzione, umano nei suoi conflitti. Come da tradizione nolaniana, la messinscena è spettacolare senza perdere mai il contatto con la materia tematica: scenografie fisiche, città piovose, un uso sapiente delle ombre e dell’architettura urbana che rimanda al noir. Il ritmo è solido, nonostante qualche passaggio narrativo un po’ brusco e la sensazione di attesa che guarda ai capitoli successivi, e la durata importante è ben sostenuta dall’arco evolutivo del protagonista. Batman Begins è un ottimo punto d’ingresso per nuovi spettatori e al contempo una rilettura adulta per i fan del personaggio. Ma soprattutto è l’inizio di un discorso sul Bene e sul Male, sulla paura e sull’identità, che troverà il suo culmine nei due potentissimi seguiti. Un film da rivedere, per riscoprire l’ambizione autoriale che può nascondersi sotto la maschera del supereroe.