La storia

martedì 7 Marzo, 2023

Alessandro Polla, fotografo a caccia dell’«attimo fuggente»

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Il videomaker di Caderzone: «Mi sono innamorato della fotografia con un corso al liceo»
Alessandro Polla

Alessandro Polla ha ventotto anni e vive a Caderzone Terme, ma la sua «casa» sono gli spazi aperti e la sua abilità è quella di fermare il tempo in uno scatto e riuscire a trasmettere le stesse emozioni che lui prova a chi guarda quell’immagine o quel video di natura, sport, arte e cultura del Trentino. Alessandro si autodefinisce videomaker e fotografo, due facce della stessa medaglia, poiché per renderli davvero speciali servono professionalità, abilità, tanta creatività, voglia di esprimere e trasmettere emozioni.

Alessandro, come è la sua professione?
«Il mio lavoro è “figo”. Sono sempre in mezzo a mille avventure e ho sempre qualcosa da raccontare. Per catturare l’attimo servono agilità, autogestione e sopportare la fatica. Capita che mi muovo nella neve fresca per ottenere lo scatto perfetto o di filmare il kitesurf dal gommone. Come si può ben capire, nel mio lavoro servono agilità sportive e tecnica di ripresa, controllo di luci, ombre, tempi di otturazione, ma anche grande attenzione per proteggere l’attrezzatura. Per me fare fotografia e videografia vuol dire fermarsi, contemplare quello che mi circonda e coglierne l’essenza. Amo raccontare le bellezze del territorio in cui vivo, il Trentino, e l’abilità di un atleta, lo faccio consapevole che devo trasmettere emozioni senza usare le parole».

Come ha iniziato?
«Fin da piccolo ero attratto dalla fotografia, mi sono trovato a “giocare” con la fotocamera dei miei genitori, ma la passione, quella vera, è nata al liceo a Tione dove in un progetto scolastico finanziato dalla Cassa Rurale ho realizzato un breve video. Da quel momento sono entrato nel mondo della produzione e del montaggio e mi sentivo realizzato a documentare per divertimento giornate sugli sci o in montagna con gli amici».

Quale è il suo percorso di studi?
«Dopo il liceo sono andato a Milano e ho conseguito un Bachelor of Arts in Digital Filmmaking presso la SAE Institute. Con molte ore di pratica e professionisti del settore anche di alto livello, ho imparato a fare documentari, pubblicità e cortometraggi, dalla loro scrittura alla postproduzione, al montaggio. Dopo la laurea sono tornato a casa per unire le mie due grandi passioni sport -natura, video-fotografia e farne un lavoro».

Come si definisce?
«Videomaker e fotografo. Seguo eventi sportivi, collaboro con aziende di promozione turistica, realizzo servizi video e foto promozionali per imprese private, partecipo a eventi e cerimonie. Amo l’attività sportiva e fotografica in ambienti dove bisogna un po’ sporcarsi le mani e sentire l’adrenalina di stare a contatto con l’azione».

Un esempio?
«Professionalmente ho seguito il Tor des Géants, gara internazionale di ultra trail su un percorso ad anello pari alla Valle D’Aosta. Con brutto tempo, neve e vento mi sono avventurato in luoghi sconosciuti, di notte ho fatto la spola tra un rifugio e l’altro per esserci all’alba e riprendere il passaggio degli atleti. Sono salito su una cima con gli sci da alpinismo per riprendere uno sciatore, ne ho inseguiti altri a grande velocità in discesa per fare uno scatto, sono sceso da una pista da downhill per fare un video».

Cosa la distingue?
«Mi piace mettermi in gioco, sperimentare tecnologie diverse e offrire forme di intrattenimento innovative, tra queste lo streaming sulle varie piattaforme social, la consegna istantanea delle foto scattate in un evento, dove chi partecipa può scaricare la propria foto pochi istanti dopo che l’ho scattata. E ancora fare album fotografici interattivi, che aprono alla realtà aumentata utilizzando codici QR per mostrare altri contenuti, come le coordinate Gps del luogo».

Cosa intende per realtà aumentata?
«Nel mio caso, si tratta di introdurre elementi aggiuntivi di promozione del territorio. Voglio rendere interattivi prodotti statici di promozione fisica come riviste, pannelli pubblicitari e flyer, così da avere maggiore appeal sul turista raccontandogli di più rispetto al solo elemento statico».

Che rapporto ha con la macchina fotografica o da ripresa?
«La tecnologia non deve essere fine a sé stessa. Spesso viene fatto l’errore di utilizzare una tecnologia solo per un “effetto wow”. Io credo che si debba conoscere a fondo il mezzo per poterlo usare in un contesto in cui possa davvero dare di più».

Progetti per il futuro?
«Voglio buttarmi nel mondo del documentario. Sarà l’occasione per viaggiare, vedere posti nuovi, fare esperienze e conoscere altre culture. Amo l’idea di raccontare quello che vedo dal mio punto di vista e questo unisce un po’ tutto quello che mi piace: fotografia, videografia, viaggio, natura e sport».