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sabato 18 Marzo, 2023

Legge Zerosei, i Comuni a Bisesti: «Coinvolgete anche noi»

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Le giunte di Trento, Arco, Pergine, Rovereto e Lavis scrivono all’assessore «Bisogna investire sui nidi d’infanzia»

Il disegno di legge «zerosei» è diventato ormai un moltiplicatore di reazioni. Dopo le maestre, le educatrici, la Cooperazione, ora intervengono anche i Comuni di Trento, Rovereto, Pergine Valsugana, Arco e Lavis. Le rispettive amministrazioni hanno scritto all’assessore provinciale all’istruzione Mirko Bisesti per chiedere che sia riconosciuto «il ruolo delle municipalità nel dibattito sul sistema educativo rivolto ai più piccoli».
La proposta di legge è stata presentata dalla consigliera de La Civica Vanessa Masè. Mira alla creazione di un sistema integrato tra i nidi d’infanzia (0-3 anni) e le scuole dell’infanzia (3-6 anni). «Con questa nota intendiamo focalizzare l’attenzione su alcuni concetti per noi fondamentali che rappresentano i presupposti su cui deve poggiare una programmazione e progettazione dell’offerta educativa attenta ai bisogni reali dei cittadini e allo stesso tempo lungimirante, che sappia leggere e interpretare i cambiamenti sociali in atto, individuando soluzioni assieme ai diversi portatori di interesse», così inizia la lettera che le vicesindache Elisabetta Bozzarelli e Giulia Robol, l’assessora Elisa Bortolamedi, il sindaco Alessandro Betta e l’assessora Caterina Pasolli — in rappresentanza, in ordine, dei Comuni di Trento, Rovereto, Pergine Valsugana, Arco e Lavis — hanno inviato a Bisesti.
«In primo luogo — aggiungono — va ribadito il ruolo del Comune in questo settore, quale istituzione che ha fra i compiti basilari lo sviluppo civile della comunità di riferimento e fra i propri obiettivi principali quello di garantire, in particolare, la crescita dei propri cittadini più piccoli. Nell’ambito di una governance che spetta alla Provincia, in capo al Comune è riconosciuta la titolarità e la gestione di servizi socio-educativi 0-3 nonché la programmazione del sistema dei servizi sul proprio territorio, mentre per i servizi 3-6 le competenze e funzioni comunali sono diverse a seconda della tipologia di scuola dell’infanzia presente sul territorio (equiparata o provinciale) ma, cionondimeno, imprescindibili per garantire l’erogazione ai nostri piccoli cittadini di servizi educativi qualitativamente elevati».
Una richiesta che coinvolge dunque tutti coloro che a vario titolo si occupano sul territorio della fascia 0-6: i Comuni chiedono in particolare che siano rispettati alcuni principi ritenuti imprescindibili: «La bussola è rappresentata senza dubbio dalla tutela dei diritti dei bambini e delle famiglie. Bisogna quindi avere ben chiaro che nell’ambito dei servizi 0-6 serve garantire pari opportunità educative ad un numero sempre maggiore di bambini per tutelare il diritto di tutti di poter sviluppare le loro potenzialità, occorre quindi investire specie nei servizi 0-3 favorendone anche l’accessibilità, occorre essere consapevoli che l’efficacia dell’azione educativa nella fascia 0-6 va incrementata, garantendo le identità dei servizi attuali 0-3 e 3-6 all’interno però di un perimetro condiviso di principi e pratiche educative nonché di intenzionalità educative comuni coerenti con le tappe di sviluppo del bambino, che non sminuiscono ma anzi esaltano i due livelli di servizio. Occorre, inoltre, tener conto che i contesti familiari sono molteplici, che il ruolo dei genitori e dei nonni in seno ad essi è mutato, che è crescente la domanda di conciliazione vita privata e lavoro. Altro tema quello della denatalità, che va però preservato con un’offerta di servizi educativi territoriali innovativi ed economicamente sostenibili. Infine la gestione amministrativa dei servizi, quindi anche di quelli educativi, è estremamente complessa e richiede competenze e professionalità affinate».