Il rapporto

venerdì 25 Novembre, 2022

Violenza sulle donne: le denunce tornano a crescere

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Il numero, stando ai dati dell’Osservatorio provinciale, è il più elevato dal 2017. L’assessora Segnana: «Sono il punto di partenza ma bisogna continuare ad approfondire il fenomeno per descriverlo meglio»

Violenza sulle donne. Se nel 2020 denunce e provvedimenti di ammonimento avevano conosciuto una flessione, nel 2021 si è registrata invece una riconversione verso il trend degli anni precedenti la pandemia. Specialmente per quanto riguarda le denunce. Che hanno raggiunto il numero più elevato dal 2017, ma ancora non sono stati recuperati i livelli pre-Covid. La giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che è fissata per oggi, 25 novembre, è l’occasione per scattare una fotografia aggiornata del drammatico fenomeno. Facendo parlare i numeri. Quelli della violenza contro le donne in Trentino. Riportati nella pubblicazione annuale resa possibile dalla proficua sinergia tra istituzioni, terzo settore e forze dell’ordine coordinata dall’Osservatorio provinciale sulla violenza di genere. Un lavoro prezioso quanto complesso che propone un’analisi sia di denunce e procedimenti di ammonimento, sia di politiche e servizi offerti alle donne che subiscono violenza nel nostro territorio.
Ed ecco quanto emerso: nel 2021 si sono registrati 614 tra denunce e ammonimenti, mentre nel corso dell’anno precedente si erano fermati a 475. In particolare sono state 479 le denunce: quindi in decisa crescita rispetto al 2020 (+22,5%), comunque in linea rispetto alla media degli anni precedenti (2016 -2019). Stesse dinamiche per gli ammonimenti avviati nei confronti degli autori di violenze: in aumento (+60,7%) rispetto al 2021 ma in diminuzione rispetto alla media degli anni 2015-2019. Tracciato anche l’identikit delle vittime più frequenti in Trentino: hanno tra i 16 e i 64 anni. In media, nel 2021 si sono avuti 3,3 tra denunce e procedimenti di ammonimento ogni mille di loro (nel 2020 erano 2,5 e nel 2019 erano 3,7). Considerandone la frequenza, sono stati 46,2 denunce e procedimenti di ammonimento. Una media di 1,6 ogni giorno. Donne che scappano da vessazioni fisiche e psicologiche, trovando rifugio. Quelle accolte dai servizi residenziali sono state 119 mentre nei dodici mesi precedenti erano state 109. Quelle invece che si sono rivolte ai servizi non residenziali sono state 389: 49 in più del 2020. Eloquenti, ancora, gli accessi per violenza che sono stati registrati al pronto soccorso: un aumento, rispetto al 2020, del +72%. Un totale di 428 donne che si sono presentate in ospedale per farsi curare e refertare, 190 di queste, quindi il 44,4%, facendo sapere di essere vittime di violenza domestica. Altro aspetto emerso, da scorporare dai dati, è che la quasi totalità delle violenze sessuali e «fisiche e sessuali» sono attribuibili ad autori non domestici: si tratta rispettivamente dell’89,5% e del 92,3%.
Il quadro che emerge, comunque, conferma che la violenza contro le donne, nella grande maggioranza dei casi, riguarda la rete di relazione più vicina alle vittime – se non la più intima – che coinvolge la sfera affettiva e delle conoscenze. Nell’82,7% delle schede, infatti, il presunto autore è un uomo che proviene dal contesto familiare, relazionale o lavorativo delle donne.
«La violenza sulle donne — spiega l’assessore provinciale Stefania Segnana — è un fenomeno complesso, multidimensionale e per questo difficilmente misurabile. Le denunce e i procedimenti di ammonimento registrati dalle istituzioni preposte, che con impegno costante consentono il monitoraggio di questi elementi, sono un punto di partenza imprescindibile, ma risulta evidente la necessità di continuare ad approfondire il fenomeno al fine di poterlo descrivere sempre meglio, nei numeri come nelle fattispecie».
A commentare i dati anche l’avvocato Elena Biaggioni, professione avvocata, anche del centro antiviolenza di Trento, e vice presidente di Di.Re – Donne in Rete contro la violenza. «I dati resi noti sono sostanzialmente in linea con quelli passati ma ve ne sono alcuni che vanno evidenziati – fa sapere il legale – a cominciare dal numero di violazioni al divieto di avvicinamento alle vittime: dal 2019, da quando esiste, sono stati oltre 6 mila i casi in Italia, mentre il dato locale parla di una ventina di violazioni. Numero spropositato in assoluto, considerata anche la potenziale pericolosità dei destinatari di questa misura, ma inferiore comunque al dato nazionale». Biaggioni sottolinea anche l’aumento delle donne accolte dai servizi non residenziali, quindi dal centro anti violenza, considerato servizio essenziale e rimasto sempre aperto anche in periodo di lock down. «Sono convinta abbia inciso anche la campagna informativa messa in atto dalla Provincia e dal centro stesso durante il periodo di restrizioni dovute alla pandemia».