L'editoriale

lunedì 1 Maggio, 2023

Trento, 1952. La rinascita con il Film Festival della montagna

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Nel 1952 a Trento non c’era l’università, né l’autostrada. Eppure, è proprio in quella Trento periferica e impoverita, che si realizza per la prima volta un festival dedicato ai film di montagna

Nel 1952 a Trento non c’era l’università, né l’autostrada. Chi usciva dalla stazione dei treni trovava uno scenario ancora molto segnato dalla catastrofe dei bombardamenti, in piazza Dante vedeva le macerie del palazzo su cui ora si apre la sede della Regione, intorno a torre Vanga giacevano i resti degli edifici distrutti della Portela. Eppure, è proprio in quella Trento periferica e impoverita, che si realizza per la prima volta un festival dedicato al film di montagna.
Il Municipio di Trento, guidato dal sindaco Nilo Piccoli, era impegnato soprattutto a ridare dignità alla vita di centinaia di famiglie e a muovere i primi timidi passi verso uno sviluppo che si immagina subito anche turistico. Il pendolo in cui oscilla l’attività comunale è compreso tra la ricostruzione del passato e rilancio verso il futuro. Nel gennaio del 1952 il Consiglio comunale inizia a discutere della proposta dell’Azienda autonoma del turismo di costruire un lido nella zona della Bolghera, a quel tempo aperta campagna. È il luogo dove poi vengono costruite le piscine Fogazzaro (ora Manazzon), che si immagina per i turisti e per gli abitanti della città. Se il lido risponde a bisogni nuovi, le relazioni dell’assessora all’Assistenza, Ottilia De Niccolò, descrivono una realtà abitativa drammatica: più di 100 famiglie abitano in ‘grotte’, ossia locali senza finestre e senza servizi igienici, e per l’assegnazione di 54 alloggi sono presentate 680 domande, di cui 480 rispecchiano situazioni di autentica inabitabilità.
In questo quadro oscurato dalle ombre di una povertà grave e diffusa, porta nuova luce il congresso del Club Alpino Italiano previsto per la metà di settembre, che coincide con gli 80 anni della Società degli Alpinisti Tridentini e con il nuovo progetto di cinematografia alpina.
La lettura della cronaca cittadina più spiccia, gli annunci degli eventi di quei mesi, aiuta a capire che la scelta del cinema di montagna, in una città ancora impegnata a risolvere i problemi più vistosi della ricostruzione, poggia su un terreno fertile. Nel mese di febbraio 1952, a Trento si tengono proiezioni di film di montagna nella sede della Società Operaia della SAT (SoSat), della SaT e dell’associazione culturale Pro Cultura, che ospita Leonardo Ricci, dell’Istituto geografico universitario di Venezia, per tenere una relazione dedicata ai ghiacciai affiancata da una proiezione. L’esistenza del Centro cinematografico trentino e del Circolo cittadino del cinema, che organizzano le proiezioni al teatro di San Pietro, confermano la presenza di un pubblico colto e attento alle novità cinematografiche, una sensibilità non mainstream. La piccola cittadina alpina era interessante anche dal punto di vista produttivo. All’inizio di giugno di quel fatidico 1952, il Circolo Al Caminetto organizza a Palazzo Roccabruna il terzo convegno dei documentaristi trentini. Gli autori dei cortometraggi in 8 mm erano Martino Aichner, Mario Albertini senior e junior (scomparso nei giorni scorsi) e Renzo Zampiero; in quell’occasione vengono proiettati anche documentari sonori 16 mm.
In un contesto urbano in cui la Chiesa e i partiti politici cattolici e laici assorbivano gran parte delle energie intellettuali, le serate del festival, quasi per nulla segnate da una adesione politica o religiosa, possono essere state delle vere e proprie boccate d’aria fresca. L’entusiasmo suscitato nel pubblico trentino è immediato fin dalla prima edizione del 1952 e la manifestazione diventa presto sempre più importante anche a livello internazionale.
Con il cinema documentario, il festival traghetta nella modernità la montagna, che fino a quel momento in Trentino era rappresentata dall’Alpenstock, dal “vecchio scarpone” e dall’irredentismo. Si guarda al futuro ma con i piedi ben saldi nel cuore dell’identità locale, che continua a basarsi anche sulle vette, sui rifugi, sulle imprese dei campioni dell’alpinismo, ma che deve trovare un’interpretazione contemporanea, legata al nuovo tempo libero delle gite in Lambretta e soprattutto al turismo. Il festival internazionale della montagna, oggi Trento Film Festival, ha dato sostanza alle speranze di una città che dopo la guerra cerca nuovi modi di definirsi, di vivere il tempo libero, di farsi conoscere e conoscere il mondo attraverso lo schermo e gli ospiti internazionali che arrivano a Trento.