Il caso

martedì 13 Dicembre, 2022

Terremoto nel PD Trentino, si dimette la segretaria Lucia Maestri

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Da Roma era arrivato l'ok per posticipare il congresso di febbraio ma si chiedeva l'unanimità. Impossibile però riconciliare le due parti. Le dimissioni di Maestri aprono la strada al voto anche nel partito locale per il 19 di febbraio, ma ora bisogna trovare i candidati

Lucia Maestri si è dimessa da segretaria del Partito Democratico del Trentino. La notizia è arrivata nella notte tra lunedì 12 e martedì 13 dicembre, al termine di un incontro fiume con il dirigente nazionale del partito Marco Meloni che era arrivato da Roma per cercare di ricucire la frattura nata tra chi, in linea con la segretaria, chiedeva una deroga al congresso di febbraio e chi invece voleva che si facesse in concomitanza con quello nazionale. Vista l’impossibilità di riconciliare all’unanimità le due posizioni, come si chiedeva dal nazionale, la segretaria ha deciso di dimettersi aprendo la strada verso il congresso del partito anche a livello locale.
Un  ultimo tentativo ieri però è stato fatto, anche perché al Nazareno erano arrivate le pressioni delle due parti in lotta, quella che volveva celebrare il congresso locale assieme a quello nazionale il prossimo febbraio e quella che invece chiedeva la deroga per la segretaria Lucia Maestri e la proroga dei gruppi dirigenti fino a dopo le elezioni provinciali del prossimo autunno, questo per impegnarsi sulla costruzione della coalizione che dovrà sfidare Fugatti e non sulle dinamiche interne al partito.
Proprio per questo ieri a Trento era arrivato da Roma il capo della segreteria di Enrico Letta Marco Meloni, che ha fatto capire come il nazionale spingesse per un accordo unanime, per evitare divisioni e scontri che farebbero male sia al Pd che all’intera alleanza in vista dell’importante appuntamento elettorale del 2023. A Roma sanno bene che il «frazionismo» interno è di difficile soluzione, e che si protrae nel tempo se non viene ricomposto. Per questo la richiesta di unanimità.
Nelle scorse settimane il coordinamento trentino ha però votato un documento in cui, a maggioranza, veniva richiesto al Nazareno il via libera alla proroga di Lucia Maestri, ma dalla capitale hanno preso tempo, e per questo l’invio sul territorio di un dirigente con l’ingaggio di trovare la mediazione. Marco Meloni ha fatto capire che la decisione andava presa dal partito a livello locale, meglio ancora all’unanimità. Il capo segreteria di Letta ha proposto un ragionamento chiaro al coordinamento dem, spiegando che, se non ci fosse stato un accordo di tutti, il congresso si doveva fare. La deroga doveva essere condivisa largamente, per non dare adito a chi accusa i vertici di voler addirittura «sospendere la democrazia interna».
Ieri aveva invocato «coesione»: «Sia che si trovi un accordo generale su alcuni temi politici e quindi si possa chiedere una proroga, sia che si faccia un congresso che deve essere momento di confronto positivo».
Ma ieri, dopo più di tre ore di riunione del coordinamento, le posizioni erano rimaste distanti e nemmeno la presenza del dirigente nazionale è riuscita a riavvicinarle. Nascono da qui le dimissioni di Lucia Maestri.
Dimissioni che verranno ratificate in un’assemblea provinciale che si dovrebbe tenere sabato. Poi nel partito a livello locale bisognerà individuare candidati e tesi da portare in assemblea con il voto per la nuova segreteria che dovrebbe tenersi il 19 di febbraio. Tempi che, necessariamente, causeranno anche un ritardo nella scelta del candidato presidente della Provincia del centrosinistra, i partiti della coalizione puntavano a individuarlo entro gennaio.