L'intervista

mercoledì 31 Maggio, 2023

Mattia Lever, il talento di Zambana: «Il 2023 sarà l’anno di svolta. Qui tanto amore ma pochi concerti»

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Classe 1996, il giovane musicista è divenuto famoso grazie a «Ti lascio una canzone»: «Oggi ho il mio studio e lavoro a livello internazionale»

Mattia Lever, classe 1996, è l’orgoglio tutto rotaliano partito da Zambana e diventato il pupillo della Clerici. Il musicista sta iniziando ora ad affermarsi nel panorama nazionale e internazionale. Il 2023, assicura, sarà un anno di svolta: «Ho chiuso alcuni progetti come ghostwriter, ho il mio studio qui e quando serve scendo a Milano per delle sessioni con altri artisti. Sto portando avanti due progetti in parallelo. Il primo è internazionale: ho firmato già due singoli come “Rewel” con una casa discografica olandese che usciranno a settembre. In contemporanea sto portando avanti il mio progetto nazionale come “Mattia Lever”. Ho tante demo e avrei anche un cd pronto, ma preferisco aspettare e trovare qualcuno che mi valorizzi come artista».

Quella di Lever è sempre stata una famiglia innamorata della musica, ma a scoprire il suo talento è stato il maestro di musica Ludovico Conci: «Ero alle elementari di Zambana e mi avevano fatto cantare alla recita di fine anno. Poi sono entrato nel coro d’istituto e, una volta alle medie ho partecipato al Cantascuola, ideato dal professor Marco Bazzoli». Da lì la passione per i talent show: «Seguivo molto Ti lascio una canzone, così ho provato a mandare un provino. A giugno mi hanno chiamato per i provini a Roma: papà non si fidava, pensava fosse una bufala. Poi mi ha accompagnato e poco dopo è arrivata la comunicazione che mi volevano nel cast». Nel 2010 Lever partecipa e vince «Ti lascio una canzone» con «I giardini di marzo».

Nel marzo 2011 ritira a Sanremo, insieme alla Clerici, il premio «Oscar Tv» come miglior trasmissione televisiva dell’anno, per poi partire per una tournée americana per le comunità italiane: Toronto, Montreal, Atlantic city. Torna a «Ti lascio una canzone» nel 2011 e nel 2012 in qualità di ospite, duettando con artisti del calibro di Lucio Dalla e Massimo Ranieri. Del 2013 è anche la partecipazione alla prima edizione di «The voice», dove Lever arriva in semifinale. In estate la tournée italiana con Riccardo Cocciante con cui scrive, assieme a Pasquale Panella, il suo primo inedito «Avere 16 anni». Nel 2014 partecipa alla finale di «Ti lascio una canzone» dove vince la «Coppa dei campioni» e viene proclamato dal pubblico il vincitore assoluto delle sette edizioni dello show. Durante l’autunno del 2015 partecipa a «Ti lascio una canzone Big», dove trionfa aggiudicandosi un contratto discografico.

Dal 2016 al 2021 Mattia porta avanti il progetto «Out of sound» con l’amico Giacomo Uber. Insieme i due portano a casa tanti successi e diverse collaborazioni con artisti internazionali del calibro di Sergio Sylvestre e Alan Walker. Tante le pubblicazioni nel panorama europeo e internazionale, attirando l’attenzione di etichette discografiche importanti come Sony e Warner. Dal 2019 ha intrapreso il suo percorso musicale da solista come Mattia Lever, esibendosi su numerosi palchi nazionali: «Nel frattempo, ho conosciuto Andrea e Michele di Radio Deejay, che mi hanno presentato a Rudy Zerbi». Nel 2022 Lever viene selezionato per il cast di «Deejay on stage» a Riccione, dove sale sul palco con il singolo «Ballo Lento».

La fama Lever l’ha sempre vissuta con serenità: «In Trentino, dove vivo, la gente ti lascia vivere. C’è tanto amore che parte da Zambana, anche se in provincia non ho mai fatto concerti importanti. Ho sempre dato la precedenza agli studi: ho rifiutato il Sanremo di Morandi nel 2011, a malincuore ma con la consapevolezza che se fossi partito avrei perso tutto quello che avevo qua. Nel 2020 ero entrato tra i 60 candidati per Sanremo giovani ma poi non sono passato. Oggi se dovessi scegliere fra un talent e un Sanremo sceglierei Sanremo a occhi chiusi: nei talent c’è troppo stress e c’è sempre il rischio di ottenere una popolarità inutile». Guardando al futuro Lever ammette: «In 12 anni non ho ancora capito bene cosa serva in questo mondo: fortuna e professionalità sicuramente. Spesso mi sono sentito dire di essere troppo buono: di questo non ne faccio una colpa ma un valore. È stato grazie a questo e al pubblico da casa che ho vinto».