Le dichiarazioni

mercoledì 5 Luglio, 2023

La famiglia di Papi: «Andrea è stato il martire di un progetto politico fuori controllo»

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A tre mesi dall'aggressione mortale da parte dell'orsa Jj4, l'atto d'accusa: «Orsi lasciati liberi di scorrazzare nei paesi. Nessuna risposta dal governo»
Andrea Papi con la mamma Franca Ghirardini, la sorella Laura e il papà Carlo Papi

«Andrea Papi è stato il martire di un progetto politico fuori controllo». A tre mesi dalla tragedia di Caldes la famiglia di Andrea Papi, il ragazzo di 26 anni morto a seguito dell’aggressione da parte dell’Orsa Jj4, rompe il silenzio (se si eccettua qualche fugace dichiarazione, ad esempio durante il funerale) e affronta la questione della gestione dei grandi carnivori in Trentino. Con diversi atti d’accusa, sia alla politica locale che al governo italiano

«Sono passati tre mesi esatti dalla tragedia – dichiarano il papà Carlo, la mamma Franca, la sorella Laura e la fidanzata Alessia – purtroppo, dobbiamo constatare che non è cambiato nulla. Anzi, si continua a parlare sempre e soltanto dell’orsa – delle sue condizioni di salute, di quello che le accadrà, qualcuno ha addirittura detto che è stressata – dimenticando che noi abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo un dramma immenso e che non riusciamo a darci pace. È una vergogna quello che sta accadendo. Nonostante il dolore e la rabbia, tuttavia, vogliamo fare alcune precisazioni. Intanto, non si è trattato di un incidente in montagna. Andrea non è scivolato e caduto su un sentiero in mezzo al bosco. È stata una tragedia attesa e annunciata perché, nei mesi precedenti, si erano verificate numerose altre aggressioni. Il destino, in questo caso, non c’entra nulla. Abbiamo scritto lettere al prefetto, al Parco, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che ci ha richiamato dicendo che verrà fatto tutto il possibile), al ministro della Giustizia Carlo Nordio (29 maggio, nessuna risposta), al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (5 giugno, nessuna risposta, ci hanno detto che forse arriverà una lettera). Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ci ha chiamato e poi ci ha inviato un messaggio in privato. Nessuno si è scusato o si è preso la responsabilità di quanto accaduto. Anzi, spesso riceviamo lettere sconclusionate da parte di cittadini che non fanno altro che aumentare il nostro dolore e la nostra frustrazione».

Parole di peso, che sgombrano il campo da diversi tentativi di strumentalizzazione, avvenuti sia dal fronte animalista, sia da quello favorevole all’uccisione dell’orsa (e alla riduzione del numero di esemplari in Trentino). Tema su cui la famiglia decide di spendere diverse parole per precisare la sua posizione.

«Sull’orsa siamo sempre rimasti neutrali e siamo stati attaccati su tutti i fronti. Noi amiamo gli animali e non ci siamo mai dichiarati a favore dell’uccisione dell’orsa che, tra l’altro, si trova a Casteller e, di conseguenza, risulta al momento innocua. Il problema semmai sono gli altri, quelli che girano per i boschi, ma l’orsa è solo la punta di un iceberg alla cui base ci sono persone e istituzioni che hanno permesso tutto questo. Qualcuno ha firmato documenti per il ritorno dell’orso nelle nostre zone, a fronte di centinaia di migliaia di euro di contributi europei, qualcuno ha trasportato gli orsi fino a qui e, sempre a qualcuno, è sfuggito di mano l’intero progetto. “Jj4” stanziava da tempo tra il monte Peller e malga Grum e, nonostante non fosse più radiocollarata da agosto 2022, tutti erano a conoscenza dei suoi spostamenti, ma hanno sempre taciuto per evitare allarmismo e panico. Dopo le varie aggressioni hanno lasciato l’orsa scorrazzare per i nostri boschi ignorandone la grave e ben nota pericolosità. Chi si concentra solo sull’orsa però dimentica che noi, a seguito di questa tragedia, abbiamo perso chi un figlio, chi un fratello, chi un fidanzato. Vogliamo giustizia e pretendiamo che il fenomeno venga arginato. Andrea è stato il martire di un progetto politico che ora risulta fuori controllo. Basta aggressioni e basta vittime: vogliamo vivere tranquilli a casa nostra. Chiediamo forse troppo?»

C’è, infine, una stoccata alle critiche arrivate da alcuni «leoni da tastiera» che, senza neppure conoscere il luogo e le circostanze dell’aggressione non hanno avuto remora ad accusare il 26enne di «essersela cercata»,

«Nella zona in cui Andrea è stato aggredito – dichiarano i familiari– non c’erano cartelli che segnalavano la presenza dell’orso. Mentre quelli presenti, alcuni dei quali tutti arrugginiti, non sono cautelativi ma informativi: si dice, cioè, che è una zona attraversata da orsi e che, nel caso in cui li si incontrasse, ci si dovrebbe stendere a terra e proteggersi la testa con le mani. No comment. Infine, Andrea non era un runner. È stata la prima etichetta che gli hanno affibbiato i giornali. Si chiama – non “si chiamava” – Andrea Papi, e basta. Non era un corridore professionista. Ha fatto solo una gara amatoriale di corsa, in cui gli hanno scattato quella foto poi ripresa da tutti. Ma non era né federato né professionista quindi, per favore, non chiamatelo più “runner”».

La famiglia aveva annunciato azioni legali nei confronti della famiglia e dello Stato. Per farlo si è affidata allo studio Giesse di Belluno: «Nessuno mette in dubbio il fatto che bisogna rispettare la natura – il commento dei legali– ma quest’ultima è sempre stata uno strumento in mano all’uomo. La convivenza pacifica, pur essendo possibile, non può essere sbilanciata solo da una parte e quindi mettere in pericolo l’uomo stesso. Parliamoci chiaro: è stata la natura a provocare la scomparsa (pressoché totale) dell’orso in quelle zone e l’uomo, ovvero le istituzioni, hanno deciso di riportarcelo. Nel tempo sono stati commessi errori imperdonabili: a partire dalla scelta degli esemplari di orso, abituati ad avvicinarsi ai cacciatori sloveni per il cibo e quindi cresciuti senza la paura dell’uomo. Per non parlare della sottovalutazione dei rischi, del mancato controllo circa la proliferazione della specie (tant’è che si stima la presenza di oltre 200 esemplari) e i radio-collari spesso e mal volentieri non funzionanti, come quello dell’orsa che ha aggredito Andrea. Sono tutti aspetti che saranno analizzati e valutati dall’autorità giudiziaria. Noi seguiremo la vicenda con il nostro legale fiduciario e faremo in modo che emerga la verità. Dire che la famiglia è provata per quanto accaduto è un eufemismo. Ma ogni frase che leggono sul web, in cui si discute sempre e soltanto dell’orso, vero carnefice di questa terribile vicenda, è un’ulteriore pugnalata al cuore. Non dimentichiamoci che in Italia, quando un cane aggredisce una persona, segue talvolta la soppressione del cane stesso, proprio per evitare che quell’esemplare pericoloso possa aggredire qualcun altro. E stiamo parlando di un cane, quindi del famoso amico dell’uomo. Nella tragedia che ha investito la famiglia Papi, invece, c’è un orso di circa 150 chili che di domestico, a differenza del cane, non ha proprio nulla. Ad ogni modo, attendiamo la decisione del Consiglio di Stato che si riunirà il 13 luglio».