Al festival

sabato 16 Settembre, 2023

Guida alla Palestina di «The Passenger» tra reportage e saggi narrativi

di

Marco Agosta, editor del fenomeno editoriale, ed Elisabetta Bartuli, traduttrice, saranno ospiti domani del festival Poplar a Trento
Uno spaccato del centro della città palestinese pubblicato su The passenger

Èstato e continua a essere un fenomeno editoriale: ammirato, studiato, persino imitato. Ebbene, «The Passenger», la rivista-libro lanciata nel 2018 dalla casa editrice Iperborea sarà tra i protagonisti, domani, della giornata conclusiva di Poplar Festival 2023, quattro giorni di musica e cultura nel cuore di Trento. L’appuntamento è alle 16, nella piazza di Piedicastello. Dove Marco Agosta, editor di «Passenger» e Elisabetta Bartuli, traduttrice (modera l’incontro Scomodo – Rivista Indipendente) sono chiamati a presentare in anteprima, e poi a dibattere, attorno al nuovo numero della rivista, il 26, «Palestina». Nuova tappa (escono cinque numeri all’anno) di una proposta che mette insieme le inchieste, i reportage e i saggi per dipingere la vita di un luogo e dei suoi abitanti attraverso diverse prospettive. In questo caso, a trent’anni esatti dagli Accordi di Oslo, che avrebbero dovuto portare due Stati e la pace, osservando come i palestinesi si ritrovino schiacciati tra una leadership incancrenita in un fiacco autoritarismo, un governo israeliano apertamente ostile e un numero sempre crescente di insediamenti sul proprio territorio. Un numero, quello dedicato alla Palestina (192 pagine, 22 euro, in libreria dal 20 settembre), che applica il suo metodo di esplorazione – letteratura, reportage, testo, grafica e fotografia – a questo Paese fuori dal comune, dove non può esistere nessuna normalità. Rammentando come oggi i palestinesi non sono solo quelli che vivono in Cisgiordania e Gaza: ce ne sono 14,3 milioni nel mondo, e quasi due di questi sono cittadini di Israele. La copertina è emblematica: studentesse delle scuole superiori si godono una gita sul Mar Mediterraneo al largo della costa di Gaza, dove un giro in barca di dieci minuti è il massimo della libertà. «Anche nel raccontare la Palestina – ci dice Marco Agosta – siamo ovviamente rimasti fedeli al nostro filo conduttore: la passione per il saggio letterario». Letture «lunghe», dunque, inchieste, reportage letterari e saggi narrativi che formano il racconto della vita di un luogo e dei suoi abitanti per capirne la cultura, i processi, le nuove identità, i discorsi, le questioni, i problemi, le ferite. Frammenti che insieme ne compongono il ritratto. Come quello affidato alla giornalista israeliana Amira Hass, una delle firme più autorevoli del quotidiano «Haaretz», che ha scelto di vivere dalla parte «sbagliata» del muro e che disegna un quadro lucido e durissimo delle strategie usate da Israele per perpetuare l’occupazione. A fare da contorno, una serie di rubriche, come una raccolta di illustrazioni originali, «consigli d’autore» di un libro, un disco e un film particolarmente rappresentativi. Per il numero sulla Palestina tocca alla redazione della rivista culturale indipendente Arabpop, che si occupa di arti e letterature contemporanee del mondo arabo, e a Samer Jaradat, musicista che nel 2010 ha fondato Jafra productions, la prima società di produzione in Palestina che ha contributo a plasmare la scena musicale palestinese: nella sua playlist il numero uno è «Me & you» di Marwan Halabi.
L’appuntamento di domani è anche occasione ghiotta per tracciare, con Marco Agosta, un bilancio sul cammino di «The Passenger». «Un bilancio molto positivo – commenta –, in questi cinque anni la collana si è imposta molto più velocemente di quanto previsto. Non dimentichiamo che è stata una novità anche per la casa editrice. Iperborea è per definizione la casa editrice della letteratura del Nord Europa, con un formato dei libri, oblungo, che ne è il marchio distintivo. Ebbene, noi abbiamo rotto anche l’ortodossia del formato, l’ibrido tra libro e rivista piace, abbiamo aperto la strada ad altri con queste caratteristiche, dal 2020 c’è una edizione inglese, abbiamo introdotto l’abbonamento».
Ma c’è anche una evoluzione nei titoli proposti: da quelli dedicati a Paesi (l’Islanda del primo numero, giugno 2018, cui hanno fatto seguito Olanda, Giappone, Portogallo, Grecia, Norvegia, Brasile, India, Turchia, Svezia, Svizzera, Irlanda, Nigeria, Paesi Baltici, Messico) alle città (Berlino, Parigi, Roma, Napoli, Barcellona, Milano), da uno Stato nello Stato (California) ad un Paese senza Stato (Palestina, appunto), passando infine per alcuni titoli tematici (Spazio, Oceano, Mediterraneo) che, come sottolinea Agosta, «confermano lo spirito di “The Passenger”, tutt’altro che assimilabile ad una guida turistica, anche se non pochi la acquistano prima di un viaggio e ancora più, forse, la leggono una volta terminato. Però il viaggio non è necessario, quel che conta è l’approfondimento culturale, politico, sociale». A proposito: ogni numero della rivista ha una tiratura tra le 8 e le 10 mila copie. «Quel che ormai è chiaro – aggiunge Agosta – è che “The Passenger” ha le caratteristiche di un long seller. Sono titoli destinati a durare, i primi numeri continuano ad essere richiesti». Una curiosità, infine, legata al fatto che ogni numero ospita contributi sempre diversi, firme sempre diverse, ovviamente legate al Paese protagonista di quel numero. Quanto tempo richiede la preparazione di un numero? «Cominciamo ad occuparci di un nuovo numero, una volta individuato l’argomento, un anno prima».