L'intervista

mercoledì 26 Novembre, 2025

Gerosa e la corsa alla presidenza di FdI: «Zanetti candidato? Diceva di sostenermi. Difendo il partito nelle istituzioni»

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L'assessora riflette sul suo ruolo dentro Fratelli d'Italia e indica gli scenari politici futuri

Fratelli d’Italia è un partito vero e proprio, che fa il congresso per scegliere il proprio presidente. Ma è anche un partito leaderistico, e l’ambizione dei militanti è assomigliare al capo: a Giorgia Meloni. Dunque, se potesse, Francesca Gerosa farebbe come lei, presidente dell’esecutivo (provinciale) e presidente del partito (locale). Infatti si candida alla guida dei meloniani trentini.
Sabato il congresso, e come sempre accade il partito si divide. C’è anche Christian Zanetti che mira alla presidenza e ancor prima del deposito ufficiale delle candidature si è alzata la polemica.
«I congressi non sono momenti di divisione ma di confronto sano all’interno di una comunità politica. Un momento di crescita per tutti, e sarà così anche sabato. Ne sono sicura».
Ma la candidatura di Zanetti non era prevista, anzi. C’era chi si augurava un congresso unitario, con tutti che convergono sul suo nome.
«Se anche qualcuno se lo fosse augurato, non ha fatto i conti con il fatto che ogni tesserato è libero di candidarsi. Anche Christian Zanetti, anche se un po’ mi dispiace. Ma non per motivi politici, semmai personali».
In che senso?
«Quando da più parti mi è stata chiesta la candidatura al congresso ho chiesto del tempo per pensarci, per ponderare bene la mia decisione. In molti mi incoraggiavano, mi spronavano a dire sì, a farmi carico di rappresentare il partito come presidente di Fratelli d’Italia…».
Non dica che Zanetti era tra questi.
«Certo che lo era, per questo mi dispiace ritrovarlo tra i legittimi competitor alla guida del partito. Era uno di quelli che mi ha sostenuta, incoraggiata, assicurandomi il suo supporto. Evidentemente ha deciso altrimenti. Nulla da dire, la sua è una scelta legittima. Ma ci sono rimasta male, umanamente, tutto qui».
Ora è però candidato, mentre la deputata ha fatto un passo indietro. Dice di aver scelto così per favorire l’unità del partito. Cosa pensa?
«Penso che l’unità del partito si dimostra con i fatti, lavorando assieme a tutti sul territorio».
Dal tono della risposta si può immaginare che non miri a un accordo con Ambrosi per avere il suo appoggio e quello della sua parte.
«Esiste una parte di Ambrosi? Non mi risulta. Per me esiste un solo partito, che sabato è chiamato a scegliere liberamente il proprio presidente provinciale. E io, come candidata, mi rivolgerò a tutti con il mio programma, con le mie proposte».
Parliamo di proposte e programmi, allora.
«Creare un forte asse tra i territori, che si esprimono attraverso i circoli, e coloro che a vario titolo sono nelle istituzioni. Nei Consigli comunali, nelle giunte comunali, in Consiglio provinciale, nella giunta provinciale. Una rete in cui la comunicazione sia circolare, perché gli eletti devono dare conto, ma anche i circoli devono essere messi nelle condizioni di porre le loro istanze. Serve quindi continuare nel lavoro già svolto dal presidente Alessandro Iurlaro, quello della valorizzazione della cellula fondamentale del nostro partito, i circoli, perché le nostre comunità devono diventare sempre più protagoniste».
Questo per quanto riguarda il partito, le dinamiche interne. PEr quanto riguarda i rapporti con l’esterno? Con il resto della coalizione?
«Io e il mio collega Daniele Biada lavoriamo ogni giorno gomito a gomito con il resto della coalizione. Con la maggioranza portiamo avanti quotidianamente il programma di legislatura. Sapendo però tenere il punto come Fratelli d’Italia, senza appiattirci ma portando il valore aggiunto delle nostre proposte».
Il suo competitor Zanetti dice che fin qui si è litigato troppo all’interno della coalizione. Dice che lui pacificherà i rapporti.
«Non c’è da pacificare nulla, c’è invece da lavorare affinché le proposte di Fratelli d’Italia vengano considerate e rispettate. Questo può comportare tensioni, certo, ma né io né Biada abdicheremo mai alla responsabilità che abbiamo assunto con i nostri elettori».
Insomma, «Zanetti il pacificatore» non la convince?
«Forse, prima di parlare, si dovrebbe provare a stare all’interno delle istituzioni con incarichi di responsabilità. È facile fare propaganda di pacificazione stando all’esterno. Ma poi, mica siamo in guerra. Ci sono confronti, anche intensi, ma credo sia normale che una forza politica come Fratelli d’Italia chieda che venga considerato il suo punto di vista. Poi la coalizione fa una sua sintesi, come avviene sempre».
Si troverà la sintesi anche in vista delle prossime scadenze elettorali?
«Saranno sfide importanti. Ci sono le elezioni politiche nel 2027, poi le Provinciali nel 2028. Il partito dovrà presentarsi unito, motivato, con l’obiettivo di fare il miglior risultato».
Alle ultime elezioni politiche, sui cinque collegi maggioritari, tre sono stati assegnati alla Lega, uno a FdI e uno a Noi Moderati. Dopo il risultato del Veneto le ambizioni di Fratelli d’Italia di ribaltare le proporzioni sono diminuite?
«Vorrei far notare che in Veneto Fratelli d’Italia, rispetto a cinque anni fa, ha raddoppiato i voti. La Lega, invece, li ha dimezzati se si sommano anche i voti della Lista Zaia. La crescita continua del nostro partito sarà senza dubbio tenuta in considerazione, ma la distribuzione dei collegi non dipende dal coordinamento provinciale. La decisione è presa a livello nazionale dall’intera coalizione».
Poi arrivano le Provinciali. Anche in questo caso si deciderà a Roma. E semmai, cosa?
«Prima del 2028 ne passa di acqua sotto i ponti. Tre anni, per la politica, è tantissimo. Ora dobbiamo concentrarci nel portare a termine il nostro programma di coalizione. Stiamo lavorando bene, stiamo raggiungendo molti risultati positivi: meglio rimanere concentrati su questo. Se si guarda solo al 2028 si rischia di perdere di vista l’oggi».
Ma non è un segreto che lei sia tra i possibili successori di Fugatti. Ne è convinto anche Zanetti, pronto a trattare per lei la presidenza della giunta. Dice, però, che non sarebbe opportuno che fosse lei a trattare per se stessa.
«Se c’è chi pensa che mi svegli ogni mattina pensando alla presidenza della Provincia, mi spiace deluderlo ma non è così. Mi sveglio e penso per prima cosa a gestire la mia famiglia, per poi impegnarmi nel lavoro quotidiano di assessora. E sulle eventuali trattative, ricordo che anche in questo caso il tavolo di confronto è a Roma, seppur in coordinamento con i territori».
È stata candidata presidente della Provincia alla vigilia delle elezioni del 2023, poi nominata vicepresidente e in questo ruolo fino a pochi mesi fa. Ora vuole diventare presidente del partito trentino. Altro?
«A parte il fatto che io non voglio niente per me, sono stati fatti degli accordi elettorali tra i partiti della coalizione prima delle elezioni. Accordi che non ho fatto io, e se non sbaglio a quel tempo Zanetti era vicecommissario del partito. Io mi sono sempre messa a disposizione del mio partito, e continuo a farlo, mettendoci la faccia e assumendomi a nome del partito anche delle responsabilità. Anche rimettendoci, come con la vicepresidenza che mi è stata tolta per una ritorsione verso l’intero partito. Mentre per quanto riguarda la candidatura a presidente di Fratelli d’Italia, ho risposto a una richiesta che viene da più parti del territorio, da iscritti e militanti. Anche questa volta, mi sono messa a disposizione».