il caso

mercoledì 28 Febbraio, 2024

Gardesana, l’autovelox di Pai non era omologato. Tra le (migliaia) di vittime la deputata Ambrosi

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Il dispositivo fu anche distrutto a colpi di fionda. Dopo i ricorsi il tribunale si è espresso. E la deputata oggi esulta

Poco più un anno fa, in una notte di gennaio il dispositivo di Pai era stato distrutto a colpi di fionda. Dietro al blitz notturno, un caso diventato nazionale: l’autovelox sulla Gardesana Orientale nel territorio comunale di Torri del Benaco che in due mesi aveva collezionato 10mila infrazioni, duecento al giorno nel periodo compreso tra il 14 agosto e il 30 ottobre 2022. Praticamente 130 multe al giorno. Diversi i trentini coinvolti, considerata la zona di passaggio per i residenti nell’Alto Garda. Il caso di lì a poco si era spostato in procura ma gli inquirenti ritennero che non vi fossero elementi di reato. Nel frattempo, però, si sono depositati una serie di ricorsi, spalleggiati anche da combattive associazioni come Adiconsum e Altvelox. Questa settimana un giudice di pace di Verona, Valeria Licata, ha fatto segnare il primo punto per i multati: sono stati annullati dodici verbali. «Non c’è prova dell’omologazione — scrive la giudice — ma solo dell’approvazione».

Se la linea giurisprudenziale venisse confermata si rischierebbero annullamenti a catena. Ci sperano, si diceva, anche in Trentino. Tra i multati, c’è la deputata di Fratelli d’Italia, Alessia Ambrosi. Che ieri ha cantato vittoria: «Dopo tante polemiche, dopo tanto fango, emerge la verità — la sua dichiarazione — il famoso autovelox di Torri del Benaco semplicemente non è omologato, arrivano sentenze di annullamento a raffica delle contravvenzioni, a giugno arriverà inevitabilmente anche la mia. Ma non è la cosa più importante: importante, e fondamentale, è per me aver messo in atto ogni azione possibile per tutelare la cittadinanza vessata da questa macchina mangiasoldi». Non è assolutamente d’accordo il sindaco di Torri del Benaco, Stefano Nicotra. Il primo cittadino del comune veronese annuncia ricorso in sede civile: «La giurisprudenza — afferma — è piuttosto chiara: l’autorizzazione (cioè quello che la giudice chiama «approvazione», ndr) equivale all’omologazione. I cittadini che hanno fatto ricorso si troveranno a pagare di più».