L'intervista

domenica 2 Novembre, 2025

Felicetti (Funivie Campiglio): «Dopo il limite agli skipass servono nuovi collegamenti con Folgarida per dimezzare i flussi»

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Il direttore: "Il numero ideale è un primo passo che consente di mantenere alta la soddisfazione degli ospiti e ridurre l’impatto ambientale ma sul medio lungo periodo bisognerà guardare a Folgarida e Marileva, per non concentrare i flussi su un unico impianto"

«Il numero ideale è un primo passo che consente di mantenere alta la soddisfazione degli ospiti e ridurre l’impatto ambientale ma sul medio lungo periodo bisognerà ragionare su nuovi collegamenti con Folgarida e Marileva, per non concentrare i flussi su un unico impianto».
Questa la riflessione del direttore di Funivie Campiglio, Bruno Felicetti, a poche settimane dal via della stagione sciistica. Una stagione che sancirà il debutto del numero chiuso sulle piste (o numero ideale come preferiscono chiamarlo gli impiantisti), una misura che ha fatto il giro delle cronache di tutta Italia e che sembra destinata a fare scuola. Si tratta, però, come spiegato da Felicetti , solo di un primo passo verso il futuro dell’accoglienza sciistica provinciale.

Direttore, quali sono le vostre previsioni per quest’inverno?
«Noi abbiamo programmato una preapertura il 22-23 novembre a Grostè, abbiamo già iniziato a produrre la neve, poi aspettiamo che venga il primo freddo. Il 28 novembre apriremo lo Spinale e altre zone, poi un po’ alla volta tutto il resto, fino al 4 dicembre, quando partiranno i collegamenti con Folgarida e Pinzolo. Le previsioni sono tra le 3 mila e le 5mila persone al giorno. A Sant’Ambrogio abbiamo ottime previsione e anche per le settimane successive, con tanti arrivi dalla Repubblica Ceca e dalla Polonia, dopodiché si va sul periodo natalizio che è un po’ il momento clou».

E in quel periodo partirà anche il numero ideale.
«Ci sarà il numero ideale dal 28 dicembre al 5 gennaio, che va ad influire sugli skipass giornalieri e non su chi soggiorna. I biglietti disponibili andranno dai mille della giornata clou, il 31 dicembre ai 5mila del 5 di gennaio».

Quali sono le motivazioni che vi hanno portato a contingentare gli accessi alle piste?
«Siamo partiti da una ricerca fatta dall’Università di Innsbruck su 55 località dell’arco alpino, la quale ha esaminato la soddisfazione dell’ospite in 4 periodi dell’inverno. Incrociando questi dati sulla soddisfazione con il numero di persone, abbiamo visto che fino ad una presenza di 12mila persone la soddisfazione è molto alta, quando passiamo da 12mila ai 14mila c’è un leggero calo della soddisfazione e oltre i 14mila la soddisfazione precipita. E l’effetto non è limitato a quelle giornate perché si innesca un passaparola negativo che si ripercuote sulla nostra immagine. Per evitare che inneschi questo passaparola negativo, abbiamo deciso di contingentare gli accessi dalle 2mila alle 3mila persone a seconda della giornata, in modo da non avere mai valori verso le 14mila persone. Questo porta anche benefici in termini di sicurezza, anche se quelli gravi e gravissimi sono molto pochi».

Ci sono vantaggi anche in termini di sostenibilità?
«C’è sicuramente anche un valore in termini di impatto ambientale, perché andiamo a togliere il turista che viene in giornata. L’80% delle emissioni da CO2 di una vacanza viene dal viaggio. Chi viene dagli Stati Uniti, ad esempio avrà un impronta importante ma che vien ammortizzata in qualche modo sulla lunghezza della vacanza, chi va e tornata in giornata produce un’impronta quasi paragonabile che però non può essere ammortizzata. Quindi col numero ideale riduciamo le emissioni di CO2, dopodiché ci impegniamo in diversi progetti ambientali e nell’uso di rinnovabili».

Parlando di impatto ambientale, molti sottolineano quello dell’innevamento artificiale.
«Per quanto mi riguarda quella è una mezza bufala. L’innevamento funziona in maniera molto semplice, con acqua, aria compressa e freddo, quindi tutti elementi naturali. Per quanto riguarda il consumo di acqua noi la prendiamo in prestito in autunno, la mettiamo nei nostri bacini, spruzziamo aria e la trasformiamo in neve. Poi in primavera torna dove l’abbiamo presa, in pratica la restituiamo quando l’agricoltura ha più bisogno di acqua. Poi certo, c’è un costo in termini di energia elettrica. Noi, però, da 2 anni a questa parte, garantiamo che questa venga da fonti rinnovabili. Secondo i più recenti studi, inoltre l’80% dell’impatto ambientale di una vacanza viene dal viaggio, il 14% da alberghi e attività che si fanno in zona, con un impatto minore per gli alberghi più nuovi e di alto livello, maggiore per quelli più vecchi e fatiscenti. Solo il restante 6% viene dagli impianti».

Ma come sono cambiate nel tempo le vacanze degli sciatori?
«Il periodo di tempo più gettonato è di 6 giorni, quindi la settimana bianca esiste ancora, poi certo il fenomeno degli affitti brevi incide. Per noi porta flussi di vacanza interessanti, il problema lo crea più per i residenti che non sanno dove andare a vivere o per chi cerca l’appartamento per tutta la stagione. Questo, però, è un tema da risolvere con una politica di destinazione molto forte e con scelte che spingano ad affittare tutto l’anno, sono cose che spettano alla politica. Noi possiamo solo cercare di agire sui flussi. Per farlo il numero ideale può essere una soluzione nell’immediato ma è chiaro che sul medio lungo termine bisogna pensare a nuovi collegamenti verso Folgarida-Marileva. Stiamo già studiando alternative consentirebbero di dimezzare i flussi. Attualmente abbiamo un traffico di 6mila persone all’ora, un impianto moderno ha una capacità di 3mila. Servirebbe un secondo collegamento. Vanno analizzati flussi per capire come intervenire».