La storia

domenica 15 Gennaio, 2023

Diciotto anni, a Trento dall’Etiopia per essere salvata

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Alemwork vive in un villaggio e rischia di morire per una cardiopatia. La Provincia, su richiesta dell'associazione «Amici dell’Etiopia», pagherà le cure mediche. L'intervento al Santa Chiara

La Provincia di Trento pagherà le cure mediche per una ragazza etiope affetta da una grave patologia cardiaca. La giovane si chiama Alemwork Jarana Jabe. Questo tipo di assistenza finanziaria e sanitaria rientra in quanto previsto dalla legge «Tutela della Salute in provincia di Trento» del 2010. Questa legge, infatti, stabilisce che una quota annuale del fondo sanitario provinciale venga destinata al finanziamento di interventi di assistenza sanitaria a carattere umanitario. Le prestazioni sanitarie sono erogate in seguito alle domande effettuate da associazioni e da onlus, in favore di cittadini stranieri che rispondono ad alcune caratteristiche, come l’urgenza, e l’impossibilità di ricevere le cure presso il proprio Paese di origine.

Quattro mesi fa, quindi, l’associazione di volontariato «Amici dell’Etiopia» ha fatto richiesta per aiutare una diciottenne etiope, che ha due valvole cardiache gravemente danneggiate che vanno sostituite. La Provincia ha dunque autorizzato il finanziamento delle cure mediche, grazie al Servizio politiche sanitarie e per la non autosufficienza. L’associazione «Amici dell’Etiopia», costituita nel 2011 da un gruppo di volontari – sia trentini, che etiopi – si occupa di organizzare incontri culturali, progetti in Italia e in Etiopia, e campagne di sensibilizzazione e raccolte fondi; nel 2014, poi, aveva fatto arrivare in Trentino una ragazza etiope malata di tumore. La giovane era stata operata a Rovereto, e poi era tornata in Etiopia. «Inoltre siamo stati in prima linea quando abbiamo perso la nostra cara amica Agitu: ci siamo occupati della raccolta fondi, abbiamo portato avanti tutte le pratiche, e poi abbiamo lasciato le decisioni in mano al comitato etico», ha raccontato Jabe Daka Zebenay, presidente di «Amici dell’Etiopia».

In queste settimane, invece, sarà una ragazza etiope di soli 18 anni a ricevere le prestazioni sanitarie finanziate dalla Pat, «grazie ad una solidarietà che non ha confini», ha affermato Zebenay, che ha ringraziato anche tutti i trentini che hanno dato il proprio contributo. Il presidente dell’associazione ha raccontato che, dopo aver conosciuto la ragazza, ha deciso di fare di tutto per aiutarla: «Lei abita in un paese sperduto nel sud del Paese, a 360 chilometri da Addis Abeba. Il padre è malato di tumore, è un contadino ma non lavora più, e la madre è casalinga; non hanno entrate mensili, e in Etiopia la sanità è tutta a pagamento, non ci sono centri di cardiologia che forniscono servizi gratuiti». Ora, grazie al finanziamento della Pat e ai medici dell’Ospedale Santa Chiara – in particolare agli operatori del Dipartimento di Cardiologia – sarà possibile aiutare la giovane. E finalmente, «la nostra associazione – insieme all’ambasciata – è riuscita a far arrivare qui la ragazza». Giovedì scorso, infatti, la diciottenne ha raggiunto Trento, e questo martedì è stata ricoverata per gli accertamenti necessari. «I medici mi hanno spiegato che la ragazza ha bisogno di una valvola meccanica, perché quelle organiche – di solito – si utilizzano nei pazienti dai 50 anni in su, e inoltre vanno sostituite dopo circa 10 anni».

Il presidente di «Amici dell’Etiopia», però, chiede che si utilizzino le valvole meccaniche, «altrimenti gli aiuti internazionali e, soprattutto, l’Agenda 2030 non hanno nessun significato». Le valvole meccaniche hanno un costo superiore a quelle biologiche, ma «utilizzare la valvola meccanica significa garantire lo sviluppo e il futuro della ragazza», ha affermato Zebenay.