cronaca
martedì 18 Marzo, 2025
Andrea Prospero spinto al suicidio durante una chat: un arresto per aver istigato il 19enne
di Redazione
Svolta dopo la morte del giovane, a Perugia. Le indagini hanno rivelato che la causa del decesso è dovuta a un mix letale di benzodiazepine e ossicodone
Svolta nel caso della morte di Andrea Prospero, il 19enne studente universitario trovato senza vita in un appartamento a Perugia il 29 gennaio, dopo cinque giorni di ricerche. La Procura di Perugia, diretta da Raffaele Cantone, ha disposto gli arresti domiciliari per un giovane, residente nella provincia di Roma, con l’accusa di “istigazione o aiuto al suicidio”. Secondo la ricostruzione dei pm il giovane è rimasto in chat, scambiando messaggi con Prospero, e accertandosi che avesse assunto tutti i farmaci, benzodiazepine e ossicodone.
Lo ha incoraggiato a buttare giù tutti i farmaci, conducendolo quindi al suicidio. I due sarebbero venuti in contatto in una chat su Telegram: e quando Prospero ha assunto il mix letale dei medicinali, invece di chiamare i soccorsi l’altro si preoccupava di poter essere identificato, in seguito al ritrovamento del cellulare dello studente universitario. Prospero, originario di Lanciano, in provincia di Chieti, era uno studente universitario fuori sede, iscritto al corso di Informatica dell’Università degli Studi di Perugia, città nella quale condivideva l’appartamento con la sorella gemella Anna.
Le indagini hanno rivelato che la causa del decesso è dovuta a un mix letale di benzodiazepine e ossicodone, sostanze che hanno avuto un effetto depressivo sul sistema respiratorio e cardiovascolare. La famiglia del 19enne ha respinto fin dall’inizio l’idea di un suicidio, sospettando, invece, che “qualcuno” potesse aver spinto Prospero a togliersi la vita. Secondo gli inquirenti, Prospero aveva confidato a un «amico virtuale» su Internet «ansie e insofferenza» rispetto alla vita universitaria. E il giovane residente a Roma arrestato ha «più volte incitato e incoraggiato» Prospero a ingerire i farmaci che l’avrebbero portato alla morte. Il giovane ai domiciliari è un incensurato che, dicono gli investigatori, appartiene a un contesto familiare «assolutamente normale». Gli inquirenti ritengono che Prospero gli confidò di non avere il coraggio di suicidarsi ricevendo un «ulteriore incoraggiamento».
Nella vicenda c’è poi un secondo indagato, un 18enne che deve rispondere dell’accusa di cessione di medicinali oppiacei. La sua residenza in Campania è stata perquisita dagli agenti della Squadra mobile di Perugia, che hanno sequestrato anche più di 10mila euro in contanti e due telefoni cellulari. Durante le perquisizioni a casa di Prospero, gli agenti della squadra mobile di Perugia hanno invece rinvenuto cinque telefoni cellulari, 60 schede sim e 3 carte di credito non intestate al 19enne.
La tragedia di Andrea sia «un monito per tanti ragazzi che in rete non trovano l’oceano in cui navigare, ma piuttosto un abisso profondo ed estremamente pericoloso» ha affermato l’avvocato Francesco Mangano, legale della famiglia del 19enne. «Sarebbe una magrissima consolazione», ha aggiunto il legale. «Il vuoto che ha lasciato Andrea è incolmabile – ha infine sottolineato la sorella dello studente -. Noi confidiamo nella giustizia e ringraziamo gli inquirenti, gli avvocati e tutte le persone che ci hanno aiutato a far venire fuori la verità e che ci aiuteranno ancora».
i numeri
Lavoro in Trentino, dati positivi nel primo semestre 2025. Spinelli: «Cresce l'occupazione (+2,5%), in drastico calo la disoccupazione (–35,9%)»
di Redazione
Presentati oggi i dati del 40° rapporto sull'occupazione da Agenzia del Lavoro della Provincia autonoma di Trento. L'80,9% dei lavoratori dipendenti sono occupati con un contratto stabile.
la storia
Passo Brocon, dopo 60 anni Rosetta e Claudio lasciano lo storico albergo del Tesino: «Quando i miei genitori hanno aperto erano senza telefono e senza luce, con un motore a gasolio»
di Giacomo Polli
La struttura è stata affidata a una nuova gestione la scorsa settimana. L'ex titolare: «La tromba d’aria negli anni Novanta portò via il tetto. Abbiamo usato tutte le coppe che vincevo alle gare di sci per raccogliere l’acqua… per me fu una tragedia! La struttura rimase chiusa per qualche giorno»