La cronistoria

martedì 2 Aprile, 2024

Un anno dalla morte di Andrea Papi: la scomparsa, il ritrovamento e le polemiche. Chi era il giovane ucciso dall’orsa Jj4

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Venerdì 5 alle 20 a Caldes si terrà la messa per Andrea Papi, mentre sabato 6 alle 19.30 la fiaccolata, sempre in suo ricordo con partenza dal magazzino mele di Caldes
andrea papi

Tra pochi giorni sarà il 5 aprile, giorno in cui, un anno fa, venne ritrovato senza vita il corpo di Andrea Papi, il giovane di appena 26 anni, residente in Val di Sole, che era uscito a fare una corsa in montagna. Di lui si erano perse le tracce. Prima del ritrovamento, avvenuto alle 3 di mattina grazie all’unità cinofila, solo sparuti indizi. Una story postata su Instagram che lo ritraeva immerso nella natura e quell’ultimo Whatsapp inviato alle 17 alla madre. Poche parole per informarla che si trovava nei pressi di malga Grum.

Il 6 aprile del 2023 la notizia del ritrovamento di Andrea Papi si è ben presto affiancata dal sospetto di un’aggressione animale, quella di un orso. Ore concitate, in un susseguirsi crescente di timori. Timori dell’attacco di un orso, tanto che in loco si era recato lo stesso presidente della Provincia Maurizio Fugatti assieme al dirigente della protezione civile Raffaele De Col per incontrare di prima mattina i sindaci della valle. Contestualmente la Procura aveva aperto un fascicolo conoscitivo nominando un collegio di periti costituito da esperti di grandi carnivori per ricostruire la dinamica dell’accaduto a seguito dell’autopsia.

Solo il 7 aprile gli esiti dell’autopsia toglieranno ogni dubbio confermando l’aggressione da parte del plantigrado. «Andrea Papi è stato ucciso da un orso (quale è ancora da stabilire, per le analisi del Dna di solito servono circa 3 giorni). Fino a questo momento la cautela invitava a tenere aperte tutte le opzioni, anche quella relativa ad un malore a cui solo dopo sarebbe seguito l’attacco dell’animale. È stata l’autopsia a spazzare il campo da ogni dubbio e a confermare che la morte del giovane della val di Sole è stata causata da un aggressione da parte del plantigrado». Così si leggeva negli articoli di quei giorni che riportavano come a essergli fatali erano state le ferite causate dall’animale al momento dell’attacco nei boschi sopra l’abitato di Caldes dove il ragazzo si trovava per fare una corsa. L’autopsia venne eseguita a Trento dal medico legale dell’università di Verona Federica Bortolotti, nel team di consulenti nominati dalla procura anche il veterinario Alessandro De Guelmi e l’esperta di Dna animale Heidi Hauffe. Quel giorno l’autorità giudiziaria dispose il nulla osta per la sepoltura del ragazzo.

Seguirono giorni di rabbia e disperazione soprattutto tra i familiari e i parenti più stretti. Era scoppiata la bolla sul progetto provinciale Life Ursus che aveva reintrodotto i plantigradi in Trentino, ma che ora mostrava i limiti progettuali. Non si stava più parlando di aggressioni ravvicinate non letali, come quella accorsa a Christian Misseroni, ferito dall’orso nel 2020, ma di un attacco letale.  L’invalicabile limite era stato sorpassato. Lo stesso Misseroni in quei giorni si scagliò contro la Provicnia: «Sono sconvolto, non si può uscire di casa per una corsa e non tornare più».

Più dura ancora la mamma di Papi, Franca Ghirardoni. È l’alba dell’8 aprile e sono tre giorni che la donna è costretta a vivere senza il proprio figlio, strappatogli dalla violenza animale. Lo aveva salutato dall’uscio di casa augurandogli una buona cora e ricordandogli di essere a casa per le 19. Fu il loro ultimo incontro. Lo avrebbe rivisto per il riconoscimento. Un corpo senza vita, mezzo svestito, ritrovato straziato da evidenti graffi e con segni di denti. «Rabbia? Solo rabbia per quello che è accaduto? – si domandava retoricamente mamma Franca puntando il dito contro le istituzioni e annunciando di intraprendere vie legali -. Non un avvocato, più di uno – aveva dichiarato Franca – attraverso i quali denunceremo la Provincia e lo Stato, sì anche lo Stato se ci riusciamo, per aver reintrodotto gli orsi in Trentino e in particolare per averlo fatto senza che ci fosse stato alcun referendum».

Dalla tragedia di Caldes divampò uno dei più intensi dibattiti, ancora non conclusi, dell’ultimo anno in Provincia. Immediatamente l’opinione pubblica e le istituzioni si divisero tra chi accusava la politica di non aver fatto tutto il possibile per controllare il progetto Life Ursus e, nello specifico, gli esemplari più problematici. Dall’altro lato la parte più animalista, decisa a salvaguardare la vita di tutti i plantigradi. Nel frattempo era cominciata la caccia all’orsa. Il 12 aprile venne reso noto che, ad aggredire e uccidere Andrea Papi era stata JJ4, la stessa che nel 2020 aveva aggredito Fabio Misseroni e suo figlio Christian. I forestali furono inviati a seguire specifiche tracce per individuare e catturare JJ4. Nel frattempo, sempre il 12 aprile si svolsero le esequie di Papi che radunarono più di duemila persone nella piccola Caldes in val di Sole.

Il giorno successivo, il 13 aprile, la vicenda valicò il lato umano e cominciò a spostarsi su due fronti, quello della famiglia, intenta a far capire l’enormità tragica di ciò che era accaduto al loro figlio e che si sarebbe potuto ripetere, e quello della Provincia con il presidente della Provincia Fugatti irato nei confronti di Ispra per aver legato loro le mani. Era la prima volta che il presidente ammetteva di essere perfettamente a conoscenza che JJ4 era stata reputata pericolosa.

Dalla Provincia si iniziò a parlare di voler uccidere l’orsa una volta catturata. Annuncio che venne contestato sia dagli animalisti che immediatamente fecero formale opposizione, sia dalla famiglia di Papi. Significativa la dichiarazione della madre: «Mio figlio non ha colpa, l’orso non ha colpe».

Come sempre, malauguratamente, i social networks divennero terreno di scontri esasperati anche nei confronti di Papi, reo, secondo gli haters da tastiera, di essersi addentrato e aver disturbato la quiete dell’animale. Affermazioni che hanno spinto i genitori di Papi a sporgere diverse querele. Da giorni la notizia aveva fatto il giro delle testate nazionali aprendo un ulteriore scontro, quello, appunto tra Provincia e Stato. Il 31 maggio si svolse una corsa in ricordo di Papi e a poco a poco si formò il Comitato Andrea Papi.

Volto del comitato divenne il padre di Papi, Carlo che a settembre del 2023 chiese le dimissioni di Fugatti: «Questo caso, unico in Italia e forse anche in Europa, mai accaduto da oltre un secolo, mai sarebbe dovuto accadere se solo si fosse usato un briciolo di coscienza e responsabilità — aveva dichiarato Carlo Papi —. I responsabilità di questa triste vicenda, senza alcuna coscienza, non si sono nemmeno rimossi dal loro incarico». La richiesta è chiara: le immediate dimissioni del presidente della Provincia, dell’assessore alle foreste e del dirigente generale della Protezione civile, foreste e fauna. «Queste figure di alto profilo dirigenziale — aveva puntato il dito il genitore — hanno commesso degli errori imperdonabili per non aver allertato i cittadini del pericolo che incombeva sopra il nostro abitato con idonei cartelli di grave pericolo, interdicendo le strade forestali con apposite transenne di chiusura. Se ciò fosse avvenuto, mio figlio oggi sarebbe ancora vivo».

È uno scontro aperto che si radica nel territorio e che si palesa davanti agli occhi dell’opinione pubblica alle ultime elezioni provinciali di ottobre. Al di là del successo del presidente uscente Maurizio Fugatti, trainato soprattutto dal buon risultato dell’ex assessore tecnico Carlo Daldoss, la Val di Sole è in assoluto uno dei territori che ha la maggior incidenza di schede nulle: 355 su 8400 voti. L’anomalia statistica si acuisce nel cuore caldo del tema orso, ossia nel seggio delle frazioni di Malè ove le nulle costituivano il 10% dei voti espressi: a Cavizzana 12 su 147 e a Caldes 40 su 625. Sono schede espressione di un’iniziativa nata via social su whatsapp. «Con i nostri soldi, invece di tutelare la nostra sicurezza, hanno promosso un progetto omicida. Se non ti senti rappresentato da nessuno e sei  profondamente deluso dalle istituzione ti proponiamo un voto di protesta: votiamo Andrea Papi».

Le battaglie legali sull’orsa continuano a colpi di sentenze. Si arriva a gennaio del 2024, il 25,  quello che sarebbe stato il giorno del compleanno di Andrea Papi. Pochi giorni prima Carlo Papi aveva fatto sentire nuovamente la propria voce  : «Non ce la prendiamo con gli orsi, vogliamo trovare i responsabili di una gestione che è stata voluta anni fa, ma poi non è stata mai seguita, e che hanno causato questa tragedia – dichiarava -. Aspettiamo giustizia. Dalla Procura non si è vista ancora nessuna mossa. Purtroppo le indagini non sono ancora terminate e quindi finora non c’è stata non dico giustizia, ma neanche un inizio».

A un anno di distanza la gestione degli orsi non ha ancora una soluzione definitiva. Da un punto di vista giudiziario poco è ancora emerso e intanto gli orsi stanno uscendo dal letargo e sono iniziati i primi avvistamenti in tutto il Trentino. Lo stesso Comitato Andrea Papi ha segnalato numerosi avvistamenti di M90.

Sull’Orsa JJ4, catturata e portata al Casteller l’ultimo atto è del 12 gennaio scorso. «Nessun obbligo in capo alla Provincia autonoma di Trento, di fronte alla richiesta di trasferire l’orsa pericolosa JJ4, responsabile della morte di Andrea Papi e attualmente custodita nel centro faunistico del Casteller. Piazza Dante ha infatti “responsabilità e prerogative specifiche nella gestione della fauna selvatica”. Lo ha specificato il Tar di Trento nella sentenza emessa, con cui è stato giudicato inammissibile il ricorso di un’associazione animalista, accogliendo le difese dell’Avvocatura provinciale. Un pronunciamento accolto con soddisfazione dall’assessore provinciale alle foreste, caccia e pesca Roberto Failoni, anche a nome dell’esecutivo».

Venerdì 5 aprile alle 20 a Caldes si terrà la messa per Andrea Papi, mentre sabato 6 alle 19.30 la fiaccolata, sempre in suo ricordo con partenza dal magazzino mele di Caldes.