venerdì 7 Aprile, 2023

Christian Misseroni, ferito dall’orso nel 2020, sulla morte di Papi: «Sono sconvolto, non si può uscire di casa per una corsa e non tornare più»

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Il ragazzo, assieme al padre, era stato vittima di un aggressione proprio sul Monte Peller: «Conoscevo Andrea, attendo di capire cosa è successo lassù, ma se è vero servono provvedimenti»

«Se è andata così, bisogna prendere provvedimenti». Nonostante tutto, Christian Misseroni ha sempre difeso l’orso. La sua, d’altra parte, non è una voce «qualsiasi». Christian è una delle otto persone vittime di aggressione da parte del plantigrado. Il giovane macellaio di Cles il 22 giugno del 2020 si trovava con il padre Fabio sul Monte Peller per una battuta di caccia. Christian all’improvviso (era a 1.500 metri di quota in località Verdè) si ritrovò addosso l’orso: sia lui che il padre, intervenuto per difenderlo, vennero feriti dall’animale, fortunatamente senza gravissime conseguenze. Ecco, nonostante questo, Christian non si è mai espresso contro la presenza dei plantigradi in Trentino. Anzi, ha più volte ripetuto – lo ha fatto anche dopo l’aggressione del 5 marzo scorso ad Alessandro Ciccolini – che questi animali non vanno abbattuti, che al massimo si poteva ipotizzare l’uso dello spray anti-orso.
Una certezza che l’episodio di ieri ha cominciato a sgretolare, anche se Christian non pronuncia mai la parola «abbattimento».
Christian, come ha reagito alla notizia della morte di Andrea Papi?
«Sono sconvolto, conoscevo Andrea. A dir la verità, non ho molto piacere di parlare di quello che è successo»
Come ha saputo della tragedia?
«Questa mattina (ieri per chi legge ndr), me l’hanno detto i miei amici. Anche se ancora non è chiaro come siano andate le cose».
Lei, nonostante l’esperienza vissuta, ha sempre difeso il plantigrado. Quello che è successo ha cambiato la sua opinione?
«Se si è trattato veramente di un attacco dell’orso, qualche provvedimento va preso. Finché era un evento raro, si poteva dire: “Sono nel posto sbagliato nel momento sbagliato”. Adesso ci sono stati più episodi e potrebbe esserci anche un morto: cambiano tante cose. Però preferisco non sbilanciarmi sino a quando la vicenda non sarà chiarita del tutto».
Conosceva la vittima quindi?
«Andrea ha più o meno la mia età. Mio padre è di Rabbi, lui è di Caldes, tra giovani ci conosciamo. Ci siamo visti l’ultima volta domenica scorsa a Peio, ad una festa».
Non di rado le aggressioni si sono verificate in zone frequentate, o comunque non lontane da aree antropizzate.
«Mi pare assurdo uscire per fare una corsa e non tornare a casa. Andrea era vicino ad una malga, tutte le domeniche ci sono persone, era su una strada neppure costeggiata dal bosco, a fianco c’è il prato. Sul suo profilo Instagram ha messo una storia con delle immagini dell’uscita e la parola “pace”. Non è più tornato a casa…»
Come è cambiato il suo approccio alla montagna dopo essere stato aggredito dall’orso?
«L’amore per la montagna c’è sempre, logicamente quando si esce di casa il pensiero fisso c’è. E adesso ancora di più».