Il servizio

martedì 18 Aprile, 2023

Andrea Papi, Le Iene a Caldes. La mamma: «Mio figlio non ha colpa, l’orso non ha colpe»

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Il dolore di Franca Ghirardini. Alessandra Prampolini (Wwf): Life Ursus lungimirante, ma negli anni la presenza dell'orso è diventata motivo di scontro, di propaganda
Andrea Papi con la mamma Franca Ghirardini, la sorella Laura e il papà Carlo Papi

Le telecamere de Le Iene sono approdate in Val di Sole, a Caldes, a scavare dentro a una storia che ha scosso profondamente l’Italia intera, quella della morte di Andrea Papi a seguito dell’aggressione di JJ4 e che ha poi visto gli occhi di tutti puntati sugli orsi che popolano i boschi del Trentino dal 1999 e la loro gestione. Come appurato dallo stesso inviato de Le Iene, nella puntata andata in onda in seconda serata martedì 18 aprile, quella degli orsi è una storia più complicata di quello che, spesso, si crede. E quell’Italia che in questi giorni si è mostrata «giudicante» forse, non conosce davvero la complessità di una terra come il Trentino.

Giulio Golia si è addentrato in queste vite che vivono da generazioni a ridosso del bosco, tra la famiglia e la fidanzata di Andrea. Vite che nascono e scoprono il mondo attraverso la natura in cui sono immerse. Golia è stato nel luogo dove è stato ritrovato il corpo senza vita del giovane, ha parlato con gli amici di lui e con il sindaco Lorenzo Cicolini, il cui fratello è stato aggredito il 5 marzo in val di Rabbi da MJ5. E poi ha parlato con Fabio e Christian Misseroni, padre e figlio che vennero aggrediti dalla stessa orsa, a giugno del 2020. Ha ripercorso le tappe di una storia snocciolata, eviscerata e raccontata ormai già centinaia di volte, in maniera obiettiva e non, ma sempre con lo stesso cuore: l’orso in Trentino. La mamma di Andrea, Franca Ghirardini, ha ribadito anche alle telecamere de Le Iene la sua verità: «Mio figlio non ha colpa, l’orso non ne ha colpe. È l’uomo che ha creato questa cosa qui che ha colpa, gli è sfuggita la situazione di mano sulla gestione degli orsi». Parole soffocate, di una madre che ha visto il corpo senza vita del figlio dilaniato dall’attacco di JJ4, ma che non cerca vendetta, non vuole la pelle dell’orsa.

Sono passati molti anni da quando in Trentino gli orsi venivano cacciati. Lo ha ricordato lo stesso Golia, mostrando nel suo servizio un articolo di giornale del 1911, dove si legge di un certo Domenico Ramponi che, tra il 1820 e il 1840 avrebbe ucciso 49 orsi e che sarebbe legato in linea di sangue ad Andrea, perché nonno della madre. Ma il 1840 è lontano e per molti, come per mamma Franca, la situazione va gestita diversamente. A sostenere che non ha colpa l’orso, che si comporta da animale, a seconda del suo istinto, sono proprio le persone che circondavano Andrea: la fidanzata Alessia Gregori e gli amici. Quei trentini che sono stati descritti come «sanguinari» sono gli stessi che, pur raccontando delle perdite subite, comprese quelle degli animali predati, sanno che l’orso si comporta d’impulso e non credono nella vendetta di sangue, ma anche che «la popolazione non li ha mai voluti gli orsi» ha concluso mamma Franca. JJ4 ora si trova al Casteller e il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ne vuole l’abbattimento. Per ora rimane tutto «congelato» alla sospensione del Tribunale amministrativo di Trento dell’ordinanza sull’abbattimento.

A chiudere il servizio de Le Iene, la direttrice di WWF Italia, Alessandra Prampolini con un monologo sulla biodiversità e su quell’equilibrio natura-uomo continuamente spezzato e ricercato nei secoli: «Da giorni assistiamo a uno scontro irrazionale, giocato sulla pelle di un’orsa, anzi degli orsi e di tutti quelli con loro da anni convivono. Gli animali cercano di capire se c’è ancora un posto per loro, le comunità, invece, si sentono sempre di più in frontiera con una natura che amano e che allo stesso tempo non riescono a controllare. Sarebbe comodo risolvere tutto dando la colpa all’animale feroce ed è servita una madre per dire che la colpa non è di suo figlio né dell’orsa».

Ancora: «Il ritorno degli orsi in Trentino è stato frutto di un lavoro lungimirante, che voleva farne il simbolo di una terra che guardava al futuro. Una lungimiranza che si è persa negli anni e così la loro presenza è diventata motivo di scontro, di propaganda. Per questo oggi un’orsa è costretta a lasciare la propria casa, dovrà farlo per la sicurezza delle persone, per non vanificare quasi 30 anni di lavoro sulla convivenza tra uomini e animali. Ma se il tema è ‘quanto vale una vita?”, allora dobbiamo dire che “vita” non è soltanto quella dell’uomo. E che l’uomo non può esistere senza la natura. È folle pensare di cancellare la bellezza della natura, la sua complessità, la sua costante evoluzione. È follia rinunciare alla ricchezza che genera. Questo mondo, che oggi ci sembra troppo piccolo, è l’unico che abbiamo, racchiude bellezze per cui vale la pena lottare. Non possiamo arrenderci a un futuro in cui l’uomo non possa vivere in armonia con il pianeta, perché oggi senza natura, il panda, la “la specie da salvare”, siamo anche noi».