L'editoriale

martedì 21 Febbraio, 2023

Alto Adige, il potere dei contadini

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Se oggi in Alto Adige ci sono circa 20.000 aziende agricole, delle quali circa 13.000 masi chiusi, e il settore agricolo è uno tra quelli trainanti dell’economia, è perché negli ultimi decenni il mondo contadino è stato sempre al centro dei pensieri e delle azioni del ceto politico Svp.

Capita regolarmente che i non altoatesini non riescano a capacitarsi dell’enorme peso politico che i contadini hanno in Alto Adige. Infatti, la situazione in Sudtirolo non ha probabilmente eguali in nessun’altra parte del mondo. Storicamente parlando, la legge del maso chiuso e quindi dell’indivisibilità dei fondi agricoli ha portato all’età contemporanea aziende agricole non troppo frazionate (prevede di fatto un solo erede – maschio o femmina, un tempo solo maschio – per il maso, e un indennizzo per gli altri eredi) anche se tutt’altro che floride, almeno fino a una cinquantina di anni fa. Ma se oggi in Alto Adige ci sono circa 20.000 aziende agricole, delle quali circa 13.000 masi chiusi, e il settore agricolo è uno tra quelli trainanti dell’economia, è perché negli ultimi decenni il mondo contadino è stato sempre al centro dei pensieri e delle azioni del ceto politico Svp.

Prima Silvius Magnago, ma i soldi erano pochi, e poi l’ex direttore del Bauernbund (Lega dei contadini) ed assessore all’agricoltura, Luis Durnwalder, che nell’ultimo decennio al timone ha invece navigato nell’oro, hanno capito che lo spopolamento delle montagne avrebbe impoverito l’intero tessuto sociale della provincia. Quindi sono stati progressivamente aumentati i sostegni economici per gli agricoltori, con un occhio di riguardo, giustamente, per quelli «veramente» di montagna, rispetto a quelli del fondovalle. Così sono iniziati a piovere sostanziosi contributi per qualsiasi tipo di acquisto, dalle macchine agricole agli steccati in legno. Il tutto è stato reso più agevole da un invidiabile tessuto economico fatto di cooperative agricole – strumento perfetto per ridurre le spese – e di Casse rurali.

Un sistema che poi si è ulteriormente affinato, arrivando a concedere contributi anche per lo sfalcio dell’erba dei prati e per altre attività che fanno dell’Alto Adige un giardino con centinaia di luoghi «da cartolina», dove l’intervento antropico «pettina» e tira a lucido una natura già strepitosamente bella. Dalle reti antigrandine al carburante per i trattori, dai lavori edili in stalle e fienili (ma anche nel maso) alla formazione e agli incentivi per giovani agricoltori, tutto, ma proprio tutto, in Alto Adige, è soggetto a contributi provinciali. E se c’è un imprevisto, se i prezzi di produzione del latte schizzano alle stelle, taaac, in tempo reale arriva il finanziamento straordinario da 300 euro a mucca sull’unghia. Perché il timore – peraltro fondato – è che non appena la redditività diminuisce contadini e allevatori si trovino altro da fare.

La montagna lascia a bocca aperta i turisti in quanto «ben tenuta», perché è molto più popolata che altrove ed è popolata, perché fare i contadini, è remunerativo ed in molti casi anche parecchio remunerativo. L’agricoltura altoatesina è ora dipendente dalla coltura della mela, e questo non lascia tutti sereni, dal momento che un crollo dei prezzi nel settore metterebbe in ginocchio l’intero settore, ma per il momento tutto funziona egregiamente e quindi non sono previsti cambi di direzione. Sembra che un ettaro coltivato a mele renda circa 50.000 euro netti. Niente male. Negli ultimi vent’anni in alcune zone si è investito sui vigneti e ora l’Alto Adige è una delle regioni top anche per i vini. E con il passare dei decenni ovunque sono nate piccole pensioni in cui i gestori arrotondano le entrate «agricole» con quelle turistiche. Per questo i due settori, agricoltura e turismo, vanno considerato spesso contigui.

Lunedì 13 febbraio la Provincia autonoma ha annunciato che un totale di 325 milioni di euro è stato destinato dall’Unione europea all’Alto Adige per lo sviluppo rurale nei prossimi cinque anni. Una cifra enorme, che trova le sue radici nel grande lavoro svolto a suo tempo, a partire dal 1994 da Michl Ebner. Il grande capo dell’Athesia fu per tre mandati eurodeputato Svp e concentrò la propria azione politica proprio sul sostegno all’agricoltura di montagna, portando a casa una grande quantità di successi. Oltre che dall’avere una comune visione del mondo ultra conservatrice, è anche così che si spiega il legame divenuto ormai «di sangue» della famiglia Ebner con il mondo rurale sudtirolese. Il Dolomiten è prima di tutto il Tagblatt dei contadini e dei loro politici di riferimento, tanto che, con i tagli di uffici postali e postini, il giornale, che vive sugli abbonamenti, rischiava grosso e allora qualche anno fa intervenne la Provincia – e chi se no?- e pagò Poste italiane 18 milioni in modo che garantisse la consegna puntuale del quotidiano anche nel maso più sperduto.
Per il giornale Athesia l’importante è, però, che i contadini non siano vicini al presidente Kompatscher, come Arnold Schuler, che è assessore all’agricoltura, ma è uomo di fiducia del Landeshauptmann, ed è pertanto trattato come il Landeshauptmann. Ma i vari Franz Locher, Sepp Noggler e Markus Vallazza sono letteralmente degli idoli cui tributare mezze paginate con cadenza regolare. Per non parlare di Herbert Dorfmann, eurodeputato che fa il possibile per seguire le orme del potentissimo predecessore e viene sempre indicato come possibile alternativa a Kompatscher. Da ultimo, per completare il quadro, va ricordato che il matrimonio Athesia-Bauernbund spiega anche la martellante campagna contro il ritorno del lupo sulle nostre montagne.
Va poi considerato che i contadini, avendo «la terra», sono i depositari unici dello sviluppo del territorio. Ovunque: a Bolzano, ma anche in tutti i maggiori centri, qualsiasi decisione va presa in accordo con (per non dire, direttamente da) la sezione locale del Bauernbund, la lega dei contadini.

Se un Comune spinge per realizzare una zona di espansione, gli espropri di campagna coltivata a mele possono quindi arrivare anche a 700 euro al metro quadro, come avvenne una quindicina di anni fa nel capoluogo. Oppure: se il magnate Benko trova un accordo per rilevare a peso d’oro dei capannoni agricoli (!) ai margini della stessa area di espansione, il vicensindaco di Bolzano, Luis Walcher, neanche a dirlo, espressione del Bauernbund, interviene direttamente e fa in modo che poi l’assemblea della cooperativa agricola non avvalli la decisione del direttivo. Prima decide la lega dei contadini e poi, semmai, i capannoni diventano case.

E ancora: se un urbanista di chiara fama come Andreas Kipar, elaborando il piano del verde immagina un interessante anello di sentieri sulle montagne che circondano il capoluogo, lo stesso Walcher ne modifica il tracciato facendolo passare oltre i margini della città, per non disturbare i contadini della sezione bolzanina. Ed uscendo dal perimetro cittadino, i consiglieri provinciali del Bauernbund negli ultimi anni sono stati i principali alleati del pianeta Athesia nell’obiettivo di creare il maggior numero di ostacoli per la rielezione di Arno Kompatscher. Non vi è dubbio, a questo proposito, che anche nella prossima legislatura continueranno ad avere lo stesso peso avuto finora, se non maggiore. È questo macigno sulle spalle di Kompatscher che ancora oggi lascia qualche dubbio sulla percorribilità di un terzo mandato del presidente uscente.