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giovedì 23 Febbraio, 2023

Allarme siccità, senza acqua è in crisi anche la produzione idroelettrica

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Spariti 266 milioni di metri cubi d’acqua. L’appello dell'assessore Tonina: «Serve l’impegno di tutti per risparmiare»

Se di norma i livelli dell’acqua nella diga di Santa Giustina si assestano intorno a 69 milioni di metri cubi di acqua, al momento il livello si ferma a 39 milioni di metri cubi. Significa che mancano 30 milioni di metri cubi di acqua. E non si tratta di un caso isolato in Trentino. La sofferenza dei bacini idrici, siano essi artificiali o naturali, non esclude nessuno dei punti chiave per l’accumulo d’acqua presenti in Trentino, da San Colombano a Molveno. Tanto che il riempimento complessivo è a livelli inferiori del 37% rispetto alla media storica. Tradotto: si sono persi 266 milioni di metri cubi d’acqua. Con ripercussioni a catena che rischiano di frenare sia la produzione idroelettrica che l’approvvigionamento idrico in agricoltura.
Da un lato, le temperature registrate sopra la media sia in autunno che in inverno. Dall’altro, le precipitazioni scarse, sugli strascichi di un’estate già torrida per gli standard. Ne esce un quadro di forte criticità. Qualche giorno fa, «Il T» ha riportato uno studio allarmante della Fondazione Cima, che si occupa di monitoraggio ambientale. L’ente ha studiato il manto nevoso, ossia la stima di acqua che si potrebbe recuperare dalla neve nel caso in cui si sciogliesse tutta, in Trentino-Alto Adige. E il livello è risultato essere quasi del 50% più basso rispetto alla media dell’ultimo decennio. La carenza nevosa si è specchiata nella scarsità idrica, ben visibile nei laghi di Santa Giustina — dove è affiorato dall’acqua il ponte sommerso sulla vecchia strada sopra il rio San Romedio (in foto nel grafico) — Boazzo, Lessina e Garda.
«Siamo in una fase critica per tutti i bacini idrici trentini, a causa della poca neve e pioggia caduta nei mesi scorsi e della scarsità di manto bianco sulle montagna — rimarca il vicepresidente della Provincia di Trento e assessore all’ambiente Mario Tonina — Difficoltà oggettive destinate ad aggravarsi se non ci saranno abbastanza precipitazioni nei prossimi mesi. Le nostre grandi riserve idriche, che garantiscono i fabbisogni per l’agricoltura e la produzione idroelettrica, sono in difficoltà».
Il caso più emblematico è il lago di Santa Giustina, un bacino artificiale situato in Valle di Non e alimentato principalmente dalle acque del torrente Noce. Si tratta del più importante bacino del Trentino, una sorta di serbatoio provinciale. Anche perché mette in moto importanti ingranaggi idroelettrici. Normalmente, il livello dell’acqua nei periodi estivi, che sono i più problematici, deve essere mantenuto a non meno di 510 metri sul livello del mare. La quota attuale, però, è inferiore di 30 metri rispetto a questa soglia ottimale. Non solo. Al momento, nel bacino è presente un volume d’acqua di 39 milioni di metri cubi, corrispondente al 30% della capacità utile operativa. Il dato medio registrato negli ultimi dieci anni in questo stesso periodo è di 69 milioni di metri cubi.
La siccità ha prosciugato riserve preziose per l’agricoltura e per le forniture di energia. Attraverso un’imponente diga nel lago, infatti, viene alimentata la centrale idroelettrica di Taio, gestita da Dolomiti Edison Energy srl, società del gruppo Dolomiti Energia. Può contare su una potenza installata di 108 megawatt (Mw) e una producibilità media di 282,46 Gigawattora (Gwh). Già da dicembre scorso, la centrale di Taio turbina i quantitativi di acqua solo per rispondere alle esigenze di regolazione della rete elettrica. Se i livelli di accantonamento attuali dovessero rimanere, la produzione energetica dei prossimi mesi sarebbe a rischio. Perché complesso sarà raggiungere il livello di riempimento previsto dai vincoli della concessione. La difficoltà riguarda anche altre acque. Secondo i dati forniti da Aprie, il volume complessivo degli invasi artificiali delle 14 grandi dighe idroelettriche trentine (Santa Giustina, Careser, Pian Palù, Pra da Stua, Speccheri, San Colombano, Stramentizzo, Forte Buso, Val Noana, Schener, Costabrunella, Ponte Pià, Bissina, Boazzo) e dei laghi naturali (Molveno, Toblino, Cavedine, Ledro) è di 407 milioni di metri cubi. Tuttavia, il livello corrente di riempimento è di 141 milioni, il 34% della capienza. Quanto più sono ampi i bacini, tanto più i valori registrati si discostano dalla media storica di riempimento. Con casi estremi di volume all’11% della potenzialità. In media, per gli invasi artificiali considerati più significativi il riempimento è inferiore del 37 % rispetto al dato medio storico in questo periodo.
Da qui l’appello di Tonina. «Le soluzioni non sono facili da trovare, ma quello che possiamo raccomandare da subito, rinnovando l’appello dell’estate 2022, è il risparmio — spiega l’assessore — Un messaggio ai cittadini, alle imprese, anche ai Comuni a cui torneremo a rivolgerci con una lettera, per promuovere i comportamenti consapevoli nell’utilizzo di questa risorsa sempre più preziosa. L’impegno passa dalle azioni quotidiane di ognuno di noi».