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venerdì 21 Novembre, 2025

Bambini in Italia sempre più un miraggio. «Ostacoli economici e sociali frenano il desiderio di genitorialità dei giovani»

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Festival della Famiglia, al Castello del Buonconsiglio esperti italiani e europei hanno analizzato tendenze demografiche, politiche familiari e soluzioni per sostenere le giovani coppie

Di fronte a un Paese che invecchia e a una natalità ai minimi storici, la sfida per il futuro è permettere alle nuove generazioni di realizzare il proprio desiderio di genitorialità. Secondo i dati presentati al panel “Fare figli oggi tra valori, aspettative e vincoli” del Festival della Famiglia al Castello del Buonconsiglio di Trento, cresce il numero di chi non vede i figli come parte del proprio progetto di vita, ma aumenta anche chi vorrebbe diventare genitore ma si scontra con ostacoli economici, sociali e organizzativi.

L’incontro, moderato dal direttore de “l’Adige” Pierluigi Depentori, ha messo a confronto la situazione italiana con due contesti europei: la Scozia, che ha investito significativamente nel sostegno alle famiglie, e la Francia, tradizionalmente modello di riferimento, ma anch’essa in lieve calo demografico. Hanno partecipato esperti come Agnese Vitali (Università di Trento), Alessandro Rosina (Università Cattolica di Milano), Francesca Fiori (Università di Strathclyde, Glasgow) e Giulia Ferrari (INED, Parigi).

Rosina ha sottolineato come l’Italia registri una bassa natalità da oltre quarant’anni, con una progressiva riduzione della popolazione potenzialmente genitoriale. Senza un cambio di passo, questo fenomeno avrà conseguenze significative sul sistema sociale, economico e previdenziale. Secondo l’esperto, è necessario ripensare il modello di sviluppo, investendo in capitale umano e politiche che permettano ai giovani di progettare la propria vita, mettendo al centro il benessere delle nuove generazioni.

Vitali ha evidenziato come la natalità sia un processo di lungo periodo i cui effetti si riflettono anni dopo, con meno studenti, chiusura di scuole e squilibrio generazionale. In Italia, un giovane tra i 25 e i 35 anni vive spesso ancora con i genitori, ostacolando l’autonomia economica e abitativa e rendendo difficile compiere scelte familiari in modo libero e consapevole. La differenza con altri Paesi europei è evidente: l’ingresso nella vita adulta avviene più precocemente, facilitando la formazione di nuclei familiari.

Giulia Ferrari ha presentato il modello francese: la Francia investe il 2% del PIL in politiche familiari e conciliazione vita-lavoro, il doppio rispetto all’Italia (1%). Questo approccio ha consentito di mantenere tassi di fecondità superiori alla media europea e di ridurre le disuguaglianze tra famiglie con e senza figli. Tra le misure più efficaci: sostegno all’accesso alla casa, congedi regolati, servizi educativi universali e strumenti per favorire l’ingresso stabile dei giovani nel mondo del lavoro. Tutti elementi che contribuiscono a ridurre precarietà e incertezza, rendendo più fattibile la scelta di avere figli.

In Scozia, ha raccontato Francesca Fiori, una task force governativa dal 2019 ha elaborato strategie trasversali per contrastare la denatalità e garantire pari condizioni a tutti i bambini. Nonostante un tasso di fecondità di 1,25 figli per donna, con punte più basse nelle aree urbane, il Paese ha introdotto misure mirate come 1500 ore di scuola dell’infanzia gratuita dal terzo anno di vita, strumenti universali di supporto alle famiglie e misure economiche aggiuntive per le fasce a basso reddito. L’obiettivo non è solo aumentare i figli, ma garantire qualità sociale e demografica della crescita.

I relatori hanno concordato che, per l’Italia, le leve più efficaci includono supporto economico alle famiglie, politiche abitative dedicate ai giovani, servizi di cura e istruzione per l’infanzia accessibili e diffusi, e strumenti per la conciliazione vita-lavoro. Solo così il desiderio di genitorialità può tradursi in una scelta concreta, evitando che diventi motivo di rinuncia o penalizzazione.

La sfida resta urgente: un Paese con meno figli rischia di indebolire la propria struttura sociale, economica e previdenziale. Gli esperti hanno sottolineato che politiche integrate, sostenibili e universali possono invertire la tendenza, dando ai giovani italiani la possibilità di diventare genitori senza compromettere la propria autonomia, carriera o benessere.