Giustizia

venerdì 21 Novembre, 2025

Invitato a Pasqua a casa degli amici in Valsugana fotografa e spoglia la figlioletta di 6 anni: condannato ora è ai domiciliari

di

La piccola, turbata, ha raccontato quello che era successo ai genitori che hanno denunciato. Ora l'uomo è in cura e risarcirà

L’amico, l’anno scorso, lo aveva invitato a passare la Pasqua nella sua casa vacanze in Trentino, in zona Valsugana, e il 42enne ne aveva approfittato per spogliare e fotografare a più riprese e in più contesti — dalla camera da letto al divano all’auto — la figlia di lui. Una bambina di appena sei anni. A cui faceva alzare la maglia, inducendola anche ad abbassare i pantaloni. Iniziava a scattare con il cellulare non appena rimaneva solo con lei, fosse anche per pochi minuti. Per il tempo che il papà della vittima andava in bagno. E l’orco allora allungava le mani sul quel corpicino candido, mostrandosi pure con i pantaloni calati.

La confidenza, l’inchiesta
«Mamma l’amico di papà mi fotografava proprio lì» avrebbe confidato la minore una volta tornata a casa, sconvolgendo la donna. Eppure questa, con tanta delicatezza e calma, è riuscita a farsi raccontare dalla figlia cosa fosse accaduto nei giorni in cui era affidata al padre (i genitori, dei lombardi, sono separati). Un racconto orripilante che ha poi condiviso con l’ex marito oltre che con psicologi e legale. Di qui la decisione di formalizzare denuncia attraverso l’avvocato Andrea Mingione del foro di Milano. Una volta in Procura a Trento è scattata l’inchiesta con una via preferenziale quale codice rosso. E le conferme, le prove all’agghiacciante resoconto della piccola — che ha poi accusato forti ripercussioni per quanto subito — non sono tardate ad arrivare. Erano oltre 200 le immagini, soprattutto intime, della minore — scattate in meno di una settimana nelle vacanze di Pasqua 2024 — trovate nel cellulare dell’uomo, video inclusi: circa la metà di quanto gli è stato rinvenuto sul cellulare sequestrato assieme al notebook e a una memoria esterna. Tutto dal chiarissimo e inequivocabile contenuto pedopornografico. Materiale, questo, raccapricciante.

Il sequestro e l’arresto
Complessivamente sono state acquisite e sequestrate 421 immagini di bimbi sotto i dodici anni, anche di un solo anno d’età e fino ai sei, tutti in espliciti atteggiamenti sessuali, anche con adulti. Oltre a queste c’erano 24 immagini virtuali, comunque dello stesso tenore. Abbastanza — un anno fa quasi esatto — per far scattare l’arresto dell’imprenditore dell’Est residente in Lombardia, a sua volta padre di famiglia (la perquisizione era scattata una volta rientrato in Italia, dopo mesi all’estero per lavoro).
Quando è comparso davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia, l’uomo non ha potuto negare i fatti considerando le prove a suo carico, per quanto avesse però nascosto dell’ulteriore materiale scottante, scovato comunque dagli specialisti del centro operativo per la sicurezza cibernetica della Polizia postale della Lombardia, che hanno estrapolato e passato al setaccio il contenuto di tutti i suoi dispositivi e anche di memorie esterne. Un quadro probatorio chiaro, cristallizzato, che ha portato la Procura a chiedere ed ottenere dal giudice che l’uomo andasse subito a processo, con un decreto di giudizio immediato.

La condanna a 6 anni
Ad oggi il 43enne è agli arresti domiciliari in Sardegna a e l’altro giorno era presente in tribunale a Trento, con la sua avvocata Roberta Rosabianca Succi di Milano, quando il giudice per l’udienza preliminare Gianmarco Giua l’ha condannato a 6 anni di carcere. Pur tenendo conto dello sconto di un terzo previsto per il rito scelto e cioè l’abbreviato e pur con il riconoscimento delle attenuanti generiche, dovuto al fatto che l’imprenditore sta frequentando un corso per curare le sue perversioni sessuali. La pm Maria Colpani avrebbe voluto invece una pena ben più severa: aveva infatti sollecitato una condanna a più del doppio e cioè a 14 anni. Del resto i reati per i quali l’imputato è stato considerato colpevole pesano come macigni. Si tratta cioè di pornografia minorile e di atti sessuali su minore, con aggravanti e continuazione contestati. Quanto all’ipotesi di corruzione di minore, per essersi mostrato alla piccola in atteggiamenti morbosi, è stata assorbita al reato più grave.

Lo stesso giudice ha anche condannato l’uomo a risarcire i genitori della bimba che si erano costituiti parte civile: dovrà loro una provvisionale (prima trance) di 10mila euro l’uno e 20mila per la loro figlia. La quantificazione totale del danno è stata però rimandata al tribunale civile.
Per il 43enne poi ci sono anche tutte le pene accessorie previste come l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio che preveda la presenza di minori. E anche nei successivi due anni, una volta scontata la pena, dovrà stare lontano dai luoghi con bimbi e ragazzi.