L'intervista

giovedì 21 Agosto, 2025

Rugby, la trentina Gaia Maris: «Sogno di portare l’Italia tra le prime quattro squadre al mondo»

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Dalla cantera del Rugby Trento alla maglia azzurra. La pilone del Valsugana Padova è pronta a guidare la nazionale nella Coppa del Mondo in Inghilterra.

Gaia Maris, la forza del Trentino che sogna il Mondiale. Dalla cantera del Rugby Trento alla maglia azzurra. La pilone del Valsugana Padova è pronta a guidare l’Italia nella Coppa del Mondo in Inghilterra.
A soli 23 anni (ne compirà 24 a dicembre) Gaia Maris è già un punto fermo del rugby femminile italiano. Classe 2001, cresciuta nel Rugby Trento, ha scalato rapidamente i gradini di questo sport passando per Verona e Villorba, fino all’approdo nel 2019 al Valsugana Padova, squadra con cui ha debuttato in Serie A e conquistato due scudetti.
Nel 2021, convocata al Sei Nazioni, è diventata la prima rugbista trentina a vestire la maglia della Nazionale maggiore femminile, esordendo contro l’Inghilterra. Da lì, un percorso in continua crescita che l’ha portata a maturare un’esperienza internazionale in Francia con il Romagnat (2022-2023) per una stagione e mezza, prima di tornare protagonista nel club padovano.
Oggi Maris è in Inghilterra con la Nazionale per preparare l’esordio alla Coppa del Mondo 2025, la sua seconda consecutiva. Il debutto sarà il 23 agosto a Exeter contro la Francia, avversaria storica e tra le favorite del torneo. A seguire, le azzurre affronteranno il Sudafrica (31 agosto, York) e il Brasile (7 settembre, Northampton) nella fase a gironi. Con un pensiero rivolto sempre al Trentino. Il Rugby Trento sta rilanciando il progetto femminile e Gaia ha dato disponibilità ad allenare la squadra, come vice allenatrice, nella speranza di arrivare a giocare a 15.
Gaia Maris, siete in Inghilterra a preparare il Mondiale. Ormai alla vigilia della prima gara, cosa pensa?
«Credo che abbiamo lavorato molto bene fino ad ora. Tutto quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto. Abbiamo disputato amichevoli con Scozia e Giappone, vincendole entrambe. La prima gara sarà la più complicata, contro la Francia, ma siamo fiduciose».
Quali sono le emozioni che vive in vista di questo secondo Mondiale per lei?
«Mi sento certamente più sicura. Ho giocato tante partite con la Nazionale, l’esperienza in Francia mi ha fatto crescere e ora vivo molto di più le emozioni positive».
Partiamo dall’inizio. Come ha cominciato a giocare a rugby?
«Ho iniziato nel 2007, dopo che aveva iniziato mio fratello Gabriel. Da lì in poi è scattato l’amore per questo sport».
Quali sono i suoi obiettivi personali?
«Vorrei laurearmi in Scienze della Formazione, crescere mentalmente e fisicamente. E, soprattutto, stare bene».
Cosa significa indossare la maglia Azzurra?
«Significa rappresentare il mio Paese e i sacrifici che io e la mia famiglia abbiamo fatto. Chiunque sogna di giocare in Nazionale, ma dietro ci sono sempre fatica e dedizione».
E quali sono gli obiettivi dell’Italia in questo Mondiale?
«Continuare il percorso iniziato e sfruttare al massimo il lavoro fatto in preparazione. Noi daremo tutto, poi quello che verrà, verrà».
A livello personale, invece, cosa sogna?
«Giocare il più possibile e magari arrivare tra le prime quattro al mondo. Sognare non costa nulla. All’ultimo Mondiale abbiamo raggiunto i quarti, un record, vorremmo migliorarci».
Quali sono le Nazionali favorite per la vittoria finale?
«Nuova Zelanda, Inghilterra, Canada e probabilmente Francia. Speriamo di esserci noi al posto della Francia quest’anno».
Qual è il ricordo più bello della sua carriera fino ad oggi?
«La vittoria contro la Francia a Biella, in preparazione al Mondiale 2021. Era solo un’amichevole, ma giocai tutta la partita ed è stato bellissimo vincere davanti al nostro pubblico».
Mondiale o Sei Nazioni, quale competizione l’ha emozionata di più?
«Direi il Sei Nazioni, per la frequenza con cui l’ho giocato e per l’atmosfera che si respira».
Il suo ruolo, pilone sinistro e destro, quanto pesa nello scacchiere tattico?
«È un ruolo molto importante e impattante a livello fisico. In mischia e nei contatti diretti si lavora duro e si deve sempre garantire solidità».
Il rugby femminile è in crescita, ma spesso viene paragonato al maschile. Che movimento vede oggi?
«Non credo ci siano più sport da uomini o da donne. Il rugby femminile è cresciuto molto. Ci sono più squadre a 15, tante ragazze sono andate a giocare all’estero, io stessa l’ho fatto. Al nostro campionato manca ancora qualcosa per essere al livello delle altre nazioni, ma i progressi sono evidenti».
Cosa direbbe a chi vuole iniziare a praticare questo sport?
«Di pensare a quanto è divertente. Divertirsi è la base per lavorare meglio. Serve voglia di mettersi in gioco e di fare squadra. Il rugby è inclusivo, c’è spazio per tutti: alti, bassi, magri o robusti».
Infine, il progetto Rugby Trento, che ruolo avrà?
«Sarò vice allenatrice della squadra femminile, seguendo la parte atletica e le skills. L’obiettivo è recuperare ragazze giovani dall’Under e arrivare un giorno a giocare a 15. Più numeri ci saranno, più crescerà la qualità».