la storia
sabato 9 Agosto, 2025
Lauro Defrancesco, il collezionista di stufe. «Ne ho oltre 150. Sono un’opera d’arte che vive di equilibrio tra utilità e poesia»
di Manuela Crepaz
A Castello di Fiemme il museo dell'artigiano fumista ed ex atleta di sci nordico dedicato alle vecchie signore». Tra i pezzi anche tesori appartenenti al XVI secolo

Nel cuore della Val di Fiemme, in una sala che profuma di legno e maiolica, centocinquanta stufe d’epoca restituiscono calore e bellezza al visitatore. Ognuna è diversa, ognuna racconta una storia. A raccoglierle, restaurarle e riportarle a nuova vita è stato Lauro Defrancesco, per 45 anni artigiano fumista, artista del fuoco, collezionista e custode di una tradizione da riscoprire.
Dalla sua passione è nato un museo privato a Castello di Fiemme, dedicato alle sue «vecchie signore», datate tra la fine del Seicento e il Novecento. Le sue stufe raccontano L’Italia e l’Europa attraverso le mode, i gusti e le esigenze: dalla raffinatezza barocca e Biedermeier alle linee severe dell’Impero, fino alle sinuosità del Liberty e all’essenzialità moderna. Provengono da Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, ma anche dalle botteghe artigiane del Trentino, come le stufe a olle Bormiolli di Trento, le maioliche di Sfruz, le Tomazzolli di Cles in Val di Non e le stufe di Molina di Fiemme dove Lauro è nato e per la prima volta ha conosciuto il mestiere. Non mancano cucine economiche francesi e belghe dipinte con paesaggi bucolici. Accanto a queste, alcune stufe contemporanee di design progettate e costruite dallo stesso Lauro, nate con lo stesso spirito: modellate secondo estetica e funzionalità, capaci non solo di scaldare, ma di arredare.
«Una stufa antica non è solo un oggetto decorativo», spiega Defrancesco, «è un’opera d’arte che vive di equilibrio tra tecnica e bellezza, tra utilità e poesia». Il processo di restauro è per lui una liturgia di pazienza e competenza: smontare il manufatto, ricostruire i pezzi mancanti con le tecniche originali, applicare smalti naturali, e infine riassemblare con cura ogni tassello.
È andato in pensione nel 2021 e la sua è stata un’attività imprenditoriale intensa, cominciata nel 1978 dopo una giovinezza dedicata allo sport agonistico: Lauro ha militato nella squadra nazionale di sci di fondo con ottimi risultati agonistici e nel Corpo Forestale dello Stato ad Auronzo di Cadore. Ma quella vita non lo appagava fino in fondo, il suo spirito attivo lo chiamava all’imprenditorialità. Quella che all’inizio sembrava una scommessa si è trasformata in un’opera di vita e ha cominciato a costruire stufe in muratura e ceramica, camini stufa, cucine a legna, per poi continuare con restauri complessi e progetti personalizzati per ogni ambiente. Le sue stufe non sono mai state semplicemente funzionali, ma pezzi d’arredo pensati non solo per scaldare le case, ma raccontare chi le abita; non sono cimeli, ma presenze vive. Parlano di case contadine e salotti borghesi, di famiglie raccolte attorno al tepore, di un’epoca in cui il calore era qualcosa da accendere con cura.
Ora che si dedica interamente alla conservazione della collezione, accoglie studiosi, architetti e appassionati e organizza pure incontri culturali. La sala mostra è diventata museo, l’officina un laboratorio di memoria.
Nel 2009 ha pubblicato il libro Tepore e Gusto, un volume di oltre 300 pagine, ricco di immagini, racconti, testimonianze e ambientazioni e che regala a clienti e amici come gesto di gratitudine. Arricchito da ricette di celebri chef e fotografie ambientate in ristoranti eleganti, è un omaggio alla cultura del fuoco non solo come fonte di calore, ma come cuore pulsante della casa e simbolo della convivialità. Il libro nasce con l’intento di avvicinare un pubblico più vasto alla bellezza di queste opere, superando la sola funzionalità per entrare nel mondo dell’emozione e del gusto estetico. Con la sua opera, Lauro Defrancesco ha saputo coniugare tecnica e poesia, passato e presente. Il futuro continua con le sue «vecchie signore» che non conoscono età, grazie alle sue mani sapienti, allo sguardo vigile di chi le ama come creature vive, e a una passione che, anche in pensione, non ha mai smesso di ardere.
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