Economia

venerdì 18 Luglio, 2025

In Trentino cresce il divario nelle pensioni: ai ricchi 5 volte l’assegno dei poveri

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La cifra media, secondo i dati Inps, è di 1264 euro al mese. Alotti (Sanifonds): «Meno pensionati in fuga all'estero»

La pensione media in Trentino è di 1264 euro al mese, questo il dato Inps aggiornato al 2024, pubblicato dall’Ispat nei giorni scorsi. All’interno della rilevazione sono ricomprese pensioni di anzianità, di vecchiaia, sociali e di invalidità. I pensionati totali sono più di 130mila, il grosso dei quali, circa 55mila sono per anzianità e per vecchiaia, circa 40mila. Ma dai dati emerge anche un forte divario tra frange abbienti e meno abbienti della popolazione: il 10% più ricco prende 4 volte e mezzo la somma percepita dal 10% più povero. Non è ancora noto, invece il gap tra uomini e donne, che nel 2023 era superiore agli 8mila euro l’anno (27mila euro a circa 19mila) e che è emerso con forza dalle statistiche nazionali.

 

Le pensioni per capitoli

La pensione di anzianità media nel 2024 è di 1.976 euro al mese, in crescita di quasi 300 euro rispetto al 2020. Il dato medio sulle pensioni di vecchiaia, che ricomprende al proprio interno anche molte delle pensioni sociali tradizionalmente intese, è di 722 euro mensili. Gli assegni sociali erogati sono 2692 e ammontano in media a 548 euro al mese, mentre gli assegni di invalidità sono 1874 e si assestano intorno agli 888 euro mensili. le pensioni di invalidità, invece, sono 1.018 e si fermano a una media di 676 euro. Guardando al distinguo tra lavoratori dipendenti e autonomi, le pensioni erogate ai primi sono poco più di 70mila, per un importo medio mensile di 1.437 euro. Le pensioni erogate a lavoratori autonomi, invece sono circa 54 mila e l’importo medio è di 1.019 euro. I coltivatori diretti, coloni e mezzadri percepiscono 777 euro al mese, gli artigiani 1.338 e i commercianti 1.216. L’Inps ha inoltre effettuato per ogni regione una distinzione per decili, ossia fasce del 10% raggruppate in base al reddito pensionistico annuo. Ed è qui che si evidenzia un divario importante tra pensionati: in Trentino-Alto Adige il 10% più povero della popolazione percepisce un reddito pensionistico di 9.059 euro l’anno, il 10% più ricco, invece, arriva a prendere 40.874 euro annui. Una differenza di oltre 30mila euro, in linea col dato italiano (7.100 euro a 39.600 gli importi delle pensioni a livello nazionale).

 

Meno pensionati all’estero

Tra i dati diffusi dall’Inps ci sono anche quelli relativi ai pensionati italiani residenti all’estero. Il Trentino-Alto Adige è tra le regioni con il tasso di emigrazione dei pensionati più alto, insieme a Friuli Venezia Giulia e Valle D’Aosta, ciò anche in conseguenza della posizione di confine del territorio. A commentare i dati è Walter Alotti, presidente di Sanifonds ed ex consigliere di amministrazione di Laborfonds e FondoPoste: «Al 31 dicembre 2023 i pensionati che risiedono all’estero sono 377.797 (erano 384.129 nel 2020, 412.883 nel 2021 e 371.585 nel 2022) – spiega – Guardando, invece, all’importo delle prestazioni erogate all’estero, il rapporto Inps registra un reddito pensionistico medio mensile lordo pari a 499,56 euro (520,22 euro mensili lordi per i nati in Italia e 450,01 per i nati all’estero)». I nati in Italia rappresentano il 70,8% del totale, un dato in forte discesa rispetto al recente passato: «Al 2023 sono 267.479, in diminuzione del 2,6% rispetto all’anno precedente; giusto per avere un ordine di confronto, solo nel 2020 erano invece 419.924. Un calo consistente che sembra in parte far vacillare il mito del pensionato italiano in cerca, soprattutto per motivi di convenienza fiscale, di mete fuori confine nelle quali trasferirsi una volta lasciato il lavoro», afferma Alotti. In calo anche il numero di quanti scelgono il Portogallo per trascorrere la vecchiaia, per via del taglio e del successivo stop nelle agevolazioni fiscali, attivo dal primo gennaio 2024. Non mancano però i paradisi fiscali alternativi come Tunisia e San Marino. Qual è quindi la ragione per cui più pensionati rispetto al passato scelgono di restare in Italia? «La ritirata dei pensionati italiani – osserva – potrebbe innanzitutto dipendere dal caro vita che, nell’ultimo triennio, non ha risparmiato neppure mete dove storicamente il prezzo di affitti e beni di prima necessità era ben più contenuto che in Italia». Senza trascurare il tema del welfare e delle spese sanitarie, per le quali occorre spesso affidarsi ad assicurazioni private: «Trasferirsi fuori dai confini nazionali significherebbe infatti rinunciare sia alla no tax area fino a 8.500 euro sia a eventuali agevolazioni di natura assistenziale previste per i redditi più bassi, quali ad esempio social card», il commento. Va poi segnalato, aggiunge il presidente di Sanifonds , «che il nostro Paese ha messo in atto nel tempo una serie di provvedimenti volti a favorire l’ingresso di pensionati dall’estero». In particolare, secondo quanto stabilito dalla legge 145 del 2018, «i titolari di pensioni erogate da soggetti esteri che trasferiscono la propria residenza fiscale nel Mezzogiorno possono beneficiare di una flat tax al 7% a condizione di trasferirsi in uno dei comuni di Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna con popolazione non superiore ai 20mila abitanti». Il tutto, conclude Alotti «mentre la legge di bilancio per il 2025 ha stabilito il mancato adeguamento all’inflazione per le pensioni erogate all’estero, con la sola esclusione degli assegni di importi non superiori al trattamento minimo».