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lunedì 9 Ottobre, 2023
Vaia e la tragedia di Dimaro: ecco cosa accadde al Rio Rotian
di Redazione
Uno studio fa il punto su quanto successo nel 2018: «fenomeno estremo, impossibile il rischio zero»

La tempesta Vaia di fine ottobre 2018 e – nello specifico – il caso del rio Rotian a Dimaro in Val di Sole, che con la sua imponente colata di detriti causò la morte di una persona, sono stati al centro dell’approfondimento interdisciplinare ospitato stamani nella sala della Cooperazione, che ha aperto la Settimana della Protezione civile nel sessantesimo anniversario della tragedia del Vajont. Un appuntamento incentrato sul rischio alluvionale, promosso dal Servizio bacini montani della Provincia autonoma di Trento che ha coordinato un gruppo di ricerca formato dal Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università degli Studi di Trento, dal Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali dell’Università degli Studi di Padova e dall’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche. La lente è stata puntata in particolare sulla capacità di resilienza del territorio e sull’impossibilità di azzerare totalmente le forze della natura, che in alcune circostanze – il «caso Rotian» ne è un esempio – sono ben superiori rispetto alle opere mediante le quali l’uomo cerca di fronteggiarle. Pertanto non è sufficiente mitigare il rischio tramite le opere di protezione, come hanno ricordato il dirigente generale del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna Raffaele De Col e il dirigente del Servizio Bacini montani Lorenzo Malpaga: «Le opere di sistemazione idraulica non potranno mai proteggerci dai comportamenti imprudenti di quanti ad esempio si avvicinano ai corsi d’acqua in piena. Per questo, la Settimana della Protezione civile rappresenta un’importante occasione di crescita per tutta la popolazione». Al tavolo dei relatori sono intervenuti anche Marco Borga (Università di Padova), Giorgio Rosatti (Università di Trento) e Lorenzo Marchi (Cnr).
Il progetto di approfondimento scientifico promosso dal gruppo di ricerca guidato dal Servizio bacini montani e dedicato al rio Rotian ed ai sui effetti sul conoide di Dimaro il 29 ottobre 2018, ha consentito di indagare le cause, i processi e le modalità che hanno caratterizzato la colata detritica. Un lavoro che ha portato il team a definire le strategie di intervento per la gestione del pericolo da colata detritica sul bacino idrografico di alimentazione del corso d’acqua.
Lo studio approfondito di questo caso potrà ora essere d’interesse per una migliore comprensione dei meccanismi che caratterizzano le colate di detriti, a garanzia di una maggiore efficacia delle opere di sistemazione a contrasto di questi fenomeni. Le cause del cedimento di briglie in occasione di eventi torrentizi intensi sono peraltro diverse e non possono essere generalizzate. Gli insegnamenti che si possono trarre da quanto accaduto sul rio Rotian riguardano la scarsa convenienza, se non l’inopportunità di realizzare oggi briglie in condizioni limite di stabilità, ma anche la necessità di creare spazi di deposito capaci di trattenere almeno parzialmente i grandi volumi di detriti trasportati a valle dalle piene torrentizie più intense, garantendo quindi un minore impatto delle stesse a danno degli abitati e delle infrastrutture che tramite queste opere s’intende proteggere.
Un altro insegnamento fondamentale che scaturisce non solo dal «caso Rotian» ma, più in generale, dall’osservazione degli effetti delle alluvioni che periodicamente colpiscono i nostri territori, è l’impossibilità di attribuire a queste opere il potere di azzerare i danni, posto che le forze messe in campo dalle alluvioni sono ben superiori, nella maggior parte degli eventi, alle forze che l’uomo è in grado di schierare per contrastarle e per mitigarne gli effetti. «La collettività dev’essere ben consapevole di questi “limiti” delle opere di difesa, e deve adottare nel corso delle alluvioni comportamenti individuali e collettivi improntati alla massima prudenza» ha concluso il dirigente Malpaga.
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