L'intervista

giovedì 10 Novembre, 2022

Zobele, passione sport: «La Juve, la Ferrari e 3mila chilometri sugli sci. Senza Giacca non mi sarei avvicinato al calcio»

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Il vicepresidente della società si racconta: «Un grande stadio nuovo? Le criticità ci sono ma è utopistico, pensiamo prima ad un centro sportivo prendendo esempio dai nostri vicini del Südtirol»

Enrico Zobele, imprenditore che non ha certo bisogno di particolari presentazioni. Calcio e non solo.
Cosa ama di più?
«Il calcio mi piace, sono juventino dalla nascita però preferisco lo sci e l’automobilismo. Senza il pressing di Maurone (così chiama affettuosamente Mauro Giacca) non mi sarei mai avvicinato al Trento».
Macina ancora i suoi 1500 km ogni inverno con gli sci ai piedi sulle nevi del Dolomiti Superski.
«Nel passato ne ho fatti anche 3 mila»
Ma da qualche anno nel suo cuore c’è spazio anche per i colori gialloblù. L’entusiasmo tracimante di Giacca l’ha coinvolta accettando il ruolo di vice presidente. Quando c’è stato il primo incontro?
«Direi che questa è la giusta sintesi, ovviamente è un qualcosa che mi appassiona altrimenti avrei declinato. La prima volta che me ne ha parlato era a fine gennaio del 2016, a Locanda Margon nella smoking room. Quando sono uscito ho dovuto tenere aperti per diversi chilometri i finestrini dell’automobile, l’odore del fumo aveva impregnato terribilmente i vestiti».
A proposito di automobili qui nei suoi uffici ci sono diversi modellini di Ferrari. E’ il suo mezzo preferito?
«Sì, su varie scale non solo quelle che ci sono qui (sorride)».
Tornando al calcio, ad un profilo come il suo il ruolo di vice non va stretto?
«Delle volte vorrei essere nulla! A parte gli scherzi, no nella maniera più assoluta. Nella mia vita sono stato più volte numero uno in contesti diversi, non ho bisogno di chissà quali riconoscimenti. Ricordo invece con grande piacere il periodo tra il 1986 e il 1990 quando ero il vice di Mario Marangoni a Confindustria».
Vedere il Trento le fa provare emozioni?
«Sì. Penso con gioia alla vittoria a Pontisola per 1 – 0 all’ultima giornata che ci consentì di salvarci in serie D così come al successo contro il Campodarsego che ci diede la sicurezza della promozione in serie C. Quando posso cerco di essere presente al Briamasco e mi tengo sempre informato sui risultati».
Quando si tratta di prendere decisioni delicate come quelle che riguardano esoneri o tagli come si comporta?
«Non voglio essere invadente ma ovviamente dico la mia. L’anno scorso ero d’accordo per la conferma di Carmine Parlato e poi forse abbiamo aspettato un po’ troppo per cambiare, così come successo qualche settimana fa con Lorenzo D’Anna».
Che cosa ci dice invece a proposito di Werner Seeber e Attilio Gementi?
«Intanto che mi è dispiaciuto per entrambi dal punto di vista personale. Nel caso di Seeber è stato lui a prendere una decisione comportandosi veramente da signore considerando che ha rinunciato ad un altro anno di contratto. Il suo successore, Corrado Di Taranto, ha probabilmente una maggiore preparazione per quanto riguarda il far crescere una società. Per Gementi penso fosse necessario fare piazza pulita a 360 gradi, avevamo già vissuto troppo a lungo i contrasti tra ds e tecnico».
Quando parla di «crescita di società» a cosa si riferisce in particolare?
«Dobbiamo migliorare sotto tutti i punti di vista. I risultati in campo si ottengono solo se alle spalle c’è una struttura organizzata. Il consiglio d’amministrazione dev’essere più presente e incisivo nelle scelte, con questo non intendo dire che il cda debba indicare i giocatori però va seguita una strada precisa. Il club sceglie il direttore generale, il dg decide a quale ds affidarsi, il ds l’allenatore e poi fanno il mercato. In questo non siamo sempre stati chiari nel recente passato. Altro tema è quello dei giovani».
Prego…
«Sapere che siamo la squadra con una delle età media più alte dei tre giorni di serie C non mi fa piacere. Se si vuole programmare qualcosa che possa poi durare è necessario dare più spazio alla linea verde, senza poi dimenticare che schierare formazioni con under in campo porta in dote anche benefit economici non secondari».
Un tasto dolente per il club è quello della mancanza di una struttura dove allenarsi. La politica ha individuato la zona di San Vincenzo a Trento Sud ma ancora è tutto fermo. Qual è il suo punto di vista?
«Lunedì sera il nuovo allenatore Bruno Tedino si è presentato a tutto il cda e sapete una cosa? La sua unica osservazione, e stiamo parlando di un tecnico con un’esperienza enorme alle spalle, ha riguardato proprio l’assenza di un riferimento fisso per la squadra. Si tratta di un aspetto che oramai è diventato di primaria importanza se vogliamo riuscire a crescere ulteriormente. Di parole ne ho sentite tante però mi sembra che i nostri tesserati, dai più grandi ai più piccoli, siano nella stessa situazione di qualche anno fa. Non credo sia così complicato approntare due campi da gioco e uno spogliatoio».
E per quanto riguarda il Briamasco?
«Con il cuore le rispondo che sono molto affezionato a quell’impianto. E’ indubbio però che presenti delle criticità notevoli, pensiamo agli accessi o ai parcheggi. Comunque mi sembra un tema così distante quasi utopistico, pensiamo prima ad un centro sportivo prendendo esempio magari dai nostri vicini del Südtirol. Non chiediamo certo una struttura così prestigiosa ma un primo passo dev’essere compiuto. E’ vitale per noi».
In provincia ci sono altre due realtà di eccellenza assoluta come Trentino Volley e Aquila Basket. Non certo un contesto semplice per emergere.
«E’ vero ma la concorrenza fa bene. Intanto è d’obbligo complimentarsi per tutto quello che le due realtà in questione sono riuscite a fare e sono certo faranno in futuro. Noi chiediamo solo di avere il loro stesso trattamento da parte di chi è chiamato ad amministrare la res pubblica, qualcosa negli ultimi anni abbiamo dimostrato e i tifosi si stanno avvicinando in maniera importante. Non solo da Trento, allo stadio arrivano appassionati da tutto il territorio provinciale».