Città
martedì 5 Agosto, 2025
Trento, chiude Pediform: «Impossibile lavorare in piazza Santa Maria Maggiore»
di Patrizia Rapposelli
La titolare Depaoli: «Ci trasferiamo in una zona più tranquilla»

«Ho chiuso per paura. Non per scelta. Lavorare così è diventato impossibile». La voce è di Debora Depaoli, titolare del negozio di calzature «Pediform» in piazza Santa Maria Maggiore, in pieno centro storico, a poche decine di metri in linea d’aria da piazza Duomo. La commerciante ha appeso un avviso sulla vetrina. «Ci siamo trasferiti nel punto vendita di via Mazzini, 26. Vi aspettiamo». Sabato lo storico negozio di calzature ha chiuso definitivamente i battenti. «Ho iniziato a lavorare nella bottega trentadue anni fa con il signor Evald Pitch, l’importatore del marchio Birkenstock in Italia — ricorda— era un’altra città, era una bella piazza. Adesso il centro ma anche altre zone da via Orfane a via Cavour, piazza Santa Maria sono sotto scacco di persone con disagi». E aggiunge: «È stata una scelta sofferta, ma lavorare in quella zona non vale più la pena. Ho messo tanto impegno e troppi soldi, ma alla fine ci si sente soli. Ecco la scelta di unire il negozio a quello esistente di via Mazzini guidato da mio marito Raffaele e nostro figlio Davide con l’aiuto di nonna Marisa». Una decisione quella di Debora accolta con rammarico dagli altri commercianti di piazza Santa Maria Maggiore, ma condivisa. «Resistiamo in pochi, la piazzetta si sta lentamente impoverendo. Difficile lavorare con serenità, dopo una certa ora si svuota. Rimangono persone ai margini con evidenti disagi», il pensiero comune di Patrizia Nichelatti della «Fioreria da Aldo» e di Alessandra Pasinato di «Calze Dansilar», storiche esercenti della zona.
Trentadue anni di sacrifici
«Pediform» vende calzature di valore. «Ho chiuso il punto vendita storico con grande amarezza — racconta la titolare— Sono arrivata in piazza nel 1993 quando avevo solo 17 anni.
Ai tempi era tutto più bello, la piazza era viva, c’erano tanti negozi e si respirava aria felice e di tranquillità. Ho trovato l’amore e tra un cliente e l’altro ho partorito anche i miei due figli. Questa decisione non è stata facile».
Dietro ad ogni paio di scarpe venduto c’erano anni di impegni, sacrifici, ore interminabili di lavoro e una vera passione per questo mestiere. «Ho sempre cercato di offrire non solo prodotti di qualità, ma anche un luogo accogliente, dove sentirsi a casa— continua— Purtroppo, la realtà del quartiere in cui mi trovavo ha reso sempre di più complicato lavorare serenamente. Nonostante tutto ho resistito fino a quando ho resistito». La solidarietà dei clienti e degli altri commercianti è stata continua, ma la delusione e l’insicurezza hanno avuto la meglio.
«La piazza, nonostante è impregnata di storia, non è valorizzata, è diventata ricettacolo di persone con disagi. Questo non fa altro che aumentare la percezione di pericolo. Preferisco tenere il punto vendita in via Mazzini, una zona più animata e sicura», la delusione di Debora.
Il quartiere
Ma la sua, non è l’unica voce della città. E ciò che emerge da parte degli altri imprenditori di piazza Santa Maria è la richiesta di «una prevenzione maggiore». La commerciante Alessandra Pasinato di «Calze Dansilar» è rammaricata della chiusura di «Pediform»: «Capisco la sua scelta, aveva un punto vendita alternativo ed è comprensibile che ha chiuso. La piazza ormai è abbandonata a se stessa, spacciano, ci sono bande che litigano fra loro e il Comune non fa nulla per riqualificare l’area». E sottolinea: «A Natale la piazza è stata esclusa dai mercatini, uguale al Festival dell’Economia. Animare significa prevenire». Patrizia Nichelatti della «Fioreria da Aldo» esprime il suo disappunto. «Se chiudiamo tutti cosa rimane? Il centro si spegne. È un peccato e questo clima non fa altro che alimentare il disagio nella zona. Prima ha chiuso il bar Gallo Blue, ora Pediform. La situazione è triste».