Archeologia

mercoledì 27 Agosto, 2025

Svelati i segreti della necropoli di Trento: «La città è nata qui»

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Il soprintendente Marzatico nel suo ultimo appuntamento ufficiale: «Menhir e dolmen, come in Bretagna»

Dopo tanto clamore, quello destato da un’area archeologica in pieno centro, i segreti della necropoli monumentale di epoca preromana messa in luce dagli archeologi in via Santa Croce a Trento,  sono stati svelati.

 

Ad illustrare al pubblico che oggi pomeriggio ha affollato il Castello del Buonconsiglio, le particolarità e il valore della scoperta, il dirigente generale della Soprintendenza per i beni e le attività culturali Franco Marzatico e la sostituta direttrice dell’Ufficio beni archeologici provinciale Elisabetta Mottes.

 

 

Riscritta la storia della città
Il sito di via Santa Croce e gli studi in corso sui materiali e i reperti rinvenuti, condotti da un’equipe di ricerca interdisciplinare, consentiranno di arricchire e riscrivere la storia più antica di Trento.

Con il suo intervento dal titolo “Oltre la vita, nel cuore delle Alpi” Marzatico, nel suo ultimo giorno come soprintendente, ha spiegato al folto pubblico presente in sala il contesto storico e culturale nel quale si colloca l’eccezionale ritrovamento, con parallelismi anche ad usi e miti che sono proseguiti fino all’età moderna e, per gli oggetti, con raffronti a reperti soprattutto di epoca villanoviana. “Fino a questa scoperta a Trento vi erano stati solo ritrovamenti sporadici di epoca preromana. Inizialmente le steli della necropoli ci hanno fatto pensare a quelle della Bretagna, come menhir e dolmen. Quando però ci avventuriamo nel campo delle interpretazioni dobbiamo fermarci alle evidenze dell’archeologia”, ha sottolineato Marzatico.

 

La «prima» Trento

In «Trento via Santa Croce. La necropoli monumentale della prima età del Ferro» l’archeologa Elisabetta Mottes ha illustrato nel dettaglio le caratteristiche del sito. «Dobbiamo calarci su quello che era il paesaggio antico, la zona infatti è stata condizionata fortemente nella sua nascita dai corsi d’acqua, non solo l’Adige, ma tutto il Fersina. La città fu costruita nell’area più stabile e per l’età preromana i dati che stiamo recuperando grazie alla necropoli di Santa Croce ci aiutano a documentare alcune evidenze, perché con certezza adesso sappiamo che l’area anticamente era delimitata da due canali attivi. Le alluvioni hanno poi sigillato i depositi e questo ha permesso oggi questa scoperta».

 

Salvato dalle alluvioni

Il ritrovamento della necropoli è avvenuto a seguito dell’attività di tutela preventiva condotta dall’Ufficio beni archeologici in occasione dei lavori di restauro e riqualificazione di un edifico storico. Si tratta di un contesto funerario monumentale rimasto perfettamente conservato attraverso i millenni grazie agli episodi alluvionali del torrente Fersina che, come spiegato, hanno sigillato il deposito archeologico. La necropoli è venuta in luce a una profondità di circa 8 metri rispetto all’attuale quota di via Santa Croce, al di sotto di livelli di frequentazione storica, medievale e di epoca romana. Le ricerche archeologiche, che riprenderanno ad inizio settembre, hanno già consentito di mettere in luce 200 tombe, complete di prestigiosi corredi, caratterizzate dal rito della cremazione indiretta, che rappresentano soltanto una parte di quelle potenzialmente conservate nel sottosuolo ancora da indagare. Nel frattempo è già iniziato lo studio interdisciplinare del contesto funerario e il restauro dei materiali.

 

Gerosa: occasione di nuovi studi

«È entusiasmante sapere come nel nostro passato ci siano ancora così tante meraviglie da scoprire. La monumentale necropoli di epoca preromana, recentemente rinvenuta in via Santa Croce, con le sue centinaia di tombe e preziosi corredi, rappresenta una rarità nell’arco alpino – ha commentato l’assessore provinciale alla Cultura, Francesca Gerosa. Questo straordinario ritrovamento aprirà nuovi orizzonti di studio e approfondimento, dimostrando ancora una volta come l’archeologia sia una disciplina in continua evoluzione. Le informazioni che emergeranno da questo scavo, originale e ricco di rarità, in particolare per le tipologie funerarie giunte a noi praticamente intatte, porteranno senza dubbio a una nuova interpretazione dei vari quadri di civiltà, arricchendo la nostra comprensione sia del passato che del presente  Sostenere le iniziative di tutela è quindi importante, perché senza risorse è difficile mettere a terra gli interventi necessari affinché il patrimonio culturale si tramandi alle generazioni future. Abbiamo una grande responsabilità, ma poter destinare le risorse avendo alle spalle persone con una grande professionalità come il soprintendente Marzatico e lo staff dell’ufficio beni archeologici, fa sì che la cultura sia messa davvero al centro delle politiche d’investimento sul nostro patrimonio culturale”, ha sottolineato ancora l’assessore ringraziando quanti hanno lavorato al ritrovamento».

 

La scoperta apre nuovi scenari e suggestive ipotesi interpretative per la ricerca archeologica, considerata la sua collocazione nel centro storico di Trento e la rarità di questa tipologia di contesti nel territorio dell’arco alpino. Solleva inoltre articolate e complesse problematiche circa le modalità di autorappresentazione in ambito funerario del gruppo sociale di appartenenza di cui, al momento, resta ignoto il contesto insediativo.