l'analisi
giovedì 9 Ottobre, 2025
Povertà, quarantamila trentini rinunciano alle cure: sono 10mila in più in un anno
di Simone Casciano
I dati Gimbe: il 56% dei medici di base è oberato e segue più di 1.500 pazienti

Èuna fotografia in chiaroscuro del Trentino e della sua sanità quella che emerge dall’ottavo rapporto Gimbe sullo stato del servizio sanitario nazionale e le sue articolazioni locali. Da una parte ci sono le classifiche sui valori complessivi che vedono il Trentino ai primi posti nella classifica generale e nelle varie voci, dall’altra parte però ci sono alcuni dati sentinella che raccontano di una situazione in progressivo peggioramento. Questi dati sono il carico di lavoro dei medici di medicina generale, in Trentino sono il 56% quelli che hanno più di 1.500 pazienti, ma soprattutto il numero di trentini che hanno rinunciato a curarsi. Erano 29mila in Trentino nel 2023, 5,4% della popolazione, sono diventati 40mila nel 2024, il 7,4%, 10mila in più. Una crescita del 37% che suona come un campanello d’allarme per il sistema sanitario trentino, ma di cui vanno identificate le cause profonde. Secondo Gimbe, le motivazioni sono le stesse rilevate a livello nazionale: tempi d’attesa troppo lunghi e difficoltà economiche. Segnali che indicano come anche in Trentino, la soglia di accessibilità alle cure si stia alzando per fasce sempre più ampie della popolazione.
In questo quadro non mancano comunque le note positive. La Provincia autonoma di Trento si colloca stabilmente ai vertici delle classifiche Gimbe, con punteggi Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) tra i più elevati del Paese, seconda solo a Emilia-Romagna e Toscana. La qualità complessiva dei servizi sanitari resta quindi elevata, ma il problema è la tenuta del sistema nel medio periodo: la carenza di personale e la pressione crescente sul territorio rischiano di comprometterne la sostenibilità. Tra i dati più significativi c’è quello relativo ai medici di medicina generale. In Trentino, il 56% dei medici ha più di 1.500 assistiti, oltre la soglia considerata ottimale (1.200). Il dato riflette una tendenza nazionale, dove il numero medio di pazienti per medico è di 1.374, ma con punte molto più alte nelle regioni del Nord, il Trentino è all’ottavo posto per carico sui medici di base, prima è la Lombardia dove il 74% dei medici ha più di 1.500 pazienti. «Un carico eccessivo di pazienti significa meno tempo per ciascuno, difficoltà di presa in carico e rischi di cronicizzazione non gestita», sottolinea la Fondazione Gimbe. La situazione si aggrava nelle valli più periferiche, dove trovare un medico disponibile diventa più difficile. Il paradosso è evidente: un sistema che funziona bene, ma che fatica sempre più a farsi accessibile. La buona organizzazione territoriale, la rete ospedaliera efficiente e i risultati nei Lea non bastano a dare risposta a tutti i bisogni, e sempre più persone rinunciano a visite, esami o interventi per mancanza di tempi o risorse. A livello nazionale, il rapporto Gimbe denuncia una tendenza simile, ma amplificata: nel 2024 quasi 5,9 milioni di italiani hanno rinunciato a prestazioni sanitarie, un aumento del 51% rispetto all’anno precedente. Di questi, 3,1 milioni lo hanno fatto per motivi economici e 4 milioni per le liste d’attesa. «È l’indicatore più chiaro del lento scivolamento del Servizio Sanitario verso un modello di sanità selettiva», scrive Gimbe, «dove chi può paga, e chi non può rinuncia».
Il Trentino, rispetto alla media italiana, mantiene standard di qualità alti e un bilancio sanitario in equilibrio. I punteggi complessivi del «Nuovo Sistema di Garanzia» (Nsg) lo collocano tra le prime cinque regioni italiane per adempimento dei LEA, grazie anche alla solidità della rete ospedaliera e ai livelli di prevenzione. In particolare il Trentino si colloca al terzo posto con 278 punti a pari merito con l’Emilia Romagna, davanti ci sono solo Toscana (286) e Veneto (288). Tuttavia, anche qui emergono i limiti strutturali comuni a tutto il Paese: personale medico e infermieristico insufficiente, età media elevata, difficoltà di ricambio generazionale. In particolare preoccupa il quadro per i medici di medicina generale. Secondo GImbe in Trentino ne mancano 57, in aumento rispetto alla carenza di 44 dell’anno precedente. Ma sul lato formazione che il dato diventa allarmante: nel 2024 le iscrizioni alla specializzazione sono state sedici, meno dell’anno precedente: un calo del 40%, tra i più alti a livello italiano. È un numero il cui effetto si vedrà fra qualche anno: quando i nuovi medici arriveranno negli ambulatori della provincia. E nel frattempo molti loro colleghi più anziani saranno andati in pensione.
In controluce, dunque, il sistema trentino appare come un modello resiliente ma non invulnerabile. Se da un lato il Trentino resta ai vertici per efficienza e qualità, dall’altro cresce la quota di cittadini esclusi o scoraggiati. In un’Italia dove il Servizio Sanitario Nazionale continua a perdere terreno, la tenuta del modello trentino rappresenta una sfida cruciale. Perché l’efficienza non può essere disgiunta dall’equità, e una sanità che funziona ma non riesce a farsi prossima ai cittadini rischia, lentamente, di perdere la propria ragion d’essere.