Grande Guerra

domenica 9 Novembre, 2025

Portata in salvo la targa scoperta l’anno scorso sul Pasubio: ha impresso il nome del battaglione del Monte Cervino, trucidato sugli Altipiani

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A prelevarla 17 alpini paracadutisti di stanza a Verona. Ora sarà portata al museo di Rovereto per il restauro

L’avvistamento era avvenuto oltre un anno fa, in uno dei canaloni più ripidi che solcano il Monte Pasubio, sotto la Cresta dei Sogi, nel Comune di Vallarsa. C’è voluta una bella giornata ottobrina e la forza di 17 giovani ranger del quarto reggimento alpini paracadutisti, reparto altamente specializzato delle forze armate, di stanza a Montorio (Verona), per recuperarlo: stiamo parlando del manufatto risalente alla prima guerra mondiale, una targa in calcestruzzo spessa 10 centimetri e pesante 80 chili, con impresso il nome della 103ª compagnia del battaglione Monte Cervino. Previa pulitura sarà consegnata al Museo storico della guerra (Mitag), che la Sovrintendenza ai beni culturali di Trento ha riconosciuto come custode maggiormente adatto per la conservazione.

Lungo l’iter burocratico intrapreso per ottenere l’autorizzazione alla rimozione del reperto dal lungo scivolo di ghiaia in cui stava inesorabilmente per essere inghiottito: il permesso è stato accordato in via specialissima, come ci spiega l’ingegner Roberto Greselin di Schio (che ha seguito l’intera operazione, assieme a Lucia Ongaro, appassionata di storia, oltre che di fotografia, e socia-consigliere del Mitag), autore di una mappatura storica delle targhe rinvenute in montagna, costata quattro anni di lavoro e confluita poi nella pubblicazione di uno dei primi libri dedicati alle epigrafi di guerra: «Salvare la memoria. Pasubio 1915-1918», edito nel 2008.

«Le targhe non vanno mai portate via dai luoghi in cui vengono rinvenute – precisa l’ingegnere –: devono restare nel loro contesto, la loro rimozione diventa un falso storico. Ma questa si trovava in un posto talmente scosceso da essere destinata a scivolare sempre più in basso sino ad andare perduta. Per questo prelevarla è sembrato il male minore. Ma di un asporto davvero eccezionale e seguito dalla Sovrintendenza s’è trattato, per effettuare il quale, secondo tutti i crismi, ci sono voluti tanti alpini, giovani e robusti».

Muniti di barella, i rangers hanno affrontato più di quattro ore di marcia su terreno accidentato, provvedendo a un recupero davvero impegnativo, che forse ha anche un po’ deluso per il grado di compromissione del manufatto, che comunque resta prezioso. «Sulla targa si legge il nome della 103ª compagnia, una delle tre del battaglione Monte Cervino, assieme alla 87ª e 133ª – dice Greselin –. Come tutte le targhe aveva una funzione identificativa cara ai reparti, che lasciavano così traccia del proprio passaggio. Di questo battaglione, che nel 1917 è stato distrutto sull’altipiano di Asiago nella battaglia di novembre alle Melette, eravamo in possesso solo di un’altra targa. Visto come andò a finire alle Melette, non credo proprio che avessero avuto tempo di lasciare altre iscrizioni. Ecco perché, benché ridotta male, la targa è preziosa. Oltre al nome della 103ª vi si intravvede il decoro di un’aquila, simbolo degli alpini, e di un fiore, forse una stella alpina». La battuta finale, con cui ci congediamo con Greselin, rivela l’enorme passione nutrita dai vicentini per la montagna della Vallarsa. «Il Pasubio è nostro – scherza l’ingegnere –. Cioè… è trentino, ma lo calchiamo noi, da più di 100 anni e con grande amore». Ci fermiamo lì con un sorriso. Non è proprio stagione per tornare a parlare di confini.