Il personaggio
lunedì 24 Novembre, 2025
Parroco (di un’intera valle), pompiere e ora anche cavaliere della Repubblica: le molte vite di don Mario Bravin
di Elisa Salvi
Dallo scorso 19 ottobre è il prete «quasi unico della val di Fassa», dove ha imparato a parlare ladino
Un uomo di poche, ma preziose parole. E, soprattutto, di fatti che parlano da soli. Così è don Mario Bravin che, quando qualche giorno prima della cerimonia ufficiale ha saputo per e-mail – del tutto inaspettatamente, come sottolinea – di essere stato insignito dell’Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana, non l’ha detto praticamente a nessuno. Perfino i suoi parrocchiani più affezionati della Val di Fassa, l’hanno scoperto a cose fatte, dopo la cerimonia del 4 novembre, quando lo hanno riconosciuto in televisione nei servizi dei tg regionali o hanno letto il suo nome negli articoli dei quotidiani locali, dedicati ai nuovi della Repubblica.
Una riservatezza che ben riflette la modestia con cui vive ogni sua azione e che rende questo riconoscimento particolarmente meritato. Così, con la consueta discrezione, don Mario si è presentato a Trento lo scorso 4 novembre alla cerimonia per la Festa delle Forze Armate, accompagnato – come da protocollo – dal sindaco di Canazei Giovanni Bernard. «Mi ha fatto piacere ci fosse Giovanni, perché ci lega un rapporto di amicizia. È stata una soddisfazione, tanto più che la cerimonia è stata solenne, con la consegna dell’onorificenza da parte del commissario del governo», racconta don Mario.
Originario di Canal San Bovo e ordinato sacerdote nel 1991, dal 2015 don Mario è parroco di Canazei e Alba, successivamente di Campitello e, dallo scorso 19 ottobre, anche di Mazzin, Vigo, Soraga, Pera e Pozza, ovvero di tutta la Val di Fassa, eccetto Moena. In questi anni, si è inserito perfettamente nella comunità fassana, tanto da parlare ladino quasi come un madrelingua. Tra le motivazioni che gli sono valse il cavalierato, oltre alla stima per il suo impegno sacerdotale e all’affetto che la comunità nutre nei suoi confronti, c’è anche il servizio nel Corpo dei Vigili del Fuoco Volontari – di cui è viceispettore distrettuale – nel territorio in cui opera e vive. Continuare a coltivare una passione per puro volontariato, nel poco tempo libero a sua disposizione, è stata per lui una scelta felice. Un impegno che gli ha regalato tante soddisfazioni e che si è rivelato anche provvidenziale in momenti difficili, come la tragedia della Marmolada, del 3 luglio 2022: con la sua squadra di pompieri, è stato tra i primi a portare soccorso dopo il crollo di parte del ghiacciaio della Regina delle Dolomiti, che ha provocato undici vittime e otto ferite. «Sono convinto della mia scelta di volontariato. Quando sono arrivato a Canazei, più di dieci anni fa, ero già nei Vigili del Fuoco volontari. È capitato per caso, quand’ero parroco a Campiglio. Lì serviva un istruttore per gli allievi. Mi hanno chiesto di entrare nel Corpo e ho accettato, seguendo un po’ una tradizione di famiglia: mio zio è stato comandante dei vigili del fuoco per vent’anni». Se riuscirà a continuare a fare lo «studafech» (pompiere, in ladino), «è tutto da vedere», sorride don Mario. Ora, la priorità resta il suo impegno pastorale in Val di Fassa.
Non c’è dubbio che, per lui, quest’ultimo sia stato un mese di grandi emozioni: oltre al cavalierato, ha iniziato ufficialmente a guidare l’intera comunità cattolica fassana. «Un misto di gioia e di grandi responsabilità». Coordinare le attività di otto parrocchie e le messe nelle varie chiese della valle, che in stagione turistica accolgono diverse migliaia di fedeli, non è certo semplice. «In centro valle sono stato accolto con calore e desiderio di collaborazione – racconta – per questo affronto novità e impegni con serenità, anche grazie al sostegno dei sacerdoti di Fassa e Fiemme». E, a dimostrazione di una comunità unita accanto al proprio parroco, lo scorso 16 novembre un pullman con una quarantina di chierichetti a bordo è partito dalla valle ladina per il duomo di San Vigilio a Trento, destinazione «Giubileo dei Ministranti». «Purtroppo non ho potuto partecipare alla festa dei chierichetti perché la domenica non riesco a muovermi dalla valle per via delle celebrazioni – spiega don Mario – ma è stato un orgoglio mandare dall’arcivescovo Lauro Tisi la delegazione più numerosa della nostra diocesi».
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