Il caso

sabato 6 Aprile, 2024

Morì schiacciata da una mucca, chiesta l’archiviazione per la morte di Chiara Santoli

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La giovane veterinaria di 25 anni ha perso la vita schiacciata da un bovino nel Veronese. Il padre aveva ottenuto l’apertura di un fascicolo. La famiglia: «Faremo opposizione, vogliamo che le indagini proseguano»

La notifica è arrivata un paio di giorni fa all’avvocata Paola Depretto che rappresenta la famiglia: il pm Paolo Sachar della procura di Verona ha chiesto l’archiviazione dell’indagine per la morte di Chiara Santoli, la giovane veterinaria schiacciata da un bovino contro la parete di un box durante una visita di lavoro in un’azienda agricola nel veronese. La famiglia Santoli parla tramite la sua avvocata e nonostante il dignitoso silenzio che l’ha contraddistinta fino ad oggi non manca di determinazione nel voler approfondire cosa è accaduto nella stalla di Custoza dove la loro amatissima Chiara ha perso la vita. «Faremo opposizione, la famiglia desidera che le indagini proseguano – dichiara l’avvocata Depretto – abbiamo presentato delle memorie per cui secondo noi delle ipotesi di reato c’erano. Alla ricezione della notifica di richiesta chiusura indagini abbiamo subito chiesto di vedere gli atti. Se ci saranno le condizioni, come crediamo, faremo opposizione alla richiesta della procura». La ragazza, che all’epoca aveva 25 anni, stava svolgendo l’apprendistato subit dopo la laurea in veterinaria, un mestiere che era una passione e una missione per la giovane. Il 3 novembre del 2022 la giovane professionista con un collega più esperto si trovava in una fattoria a Custoza per visitare degli animali quando una mucca l’ha caricata spingendola contro le pareti della struttura e procurandole ferite mortali al torace. Nonostante il collega veterinario fosse riuscito in un primo momento a rianimarla, la giovane la cui cassa toracica era stata schiacciata da una mucca di 600 chili, è spirata pohi minuti dopo. Fin da subito il padre della giovane, Giuseppe Santoli dirigente scolastico molto noto a Rovereto, ha chiesto indagini approfondite: con l’avvocata Depretto sono state presentate delle relazioni che dettagliavano gli aspetti tecnici dell’incidente, ipotizzando delle negligenze alla base dell’accaduto sia dal punto di vista della dinamica sia per l’analisi del comportamento dei bovini.
La documentazione sottoposta al vaglio della procura di Verona metteva in luce la mancanza di vie di fuga nel box per la ragazza, il fatto che nessuno degli animali fosse legato e aspetti prettamente tecnici legati alla prevenzione e alla sicurezza. Una ricostruzione, quella presentata tramite l’avvocata Depretto dalla famiglia Santoli, che a distanza di un anno dalla scomparsa di Chiara aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati di due persone, con l’accusa di omicidio colposo.
Allora, il padre della giovane veterinaria, la madre e la sorella non avevano voluto arrendersi a quella spiegazione così asettica e difficile da accettare – una tragica fatalità – verso la quale la procura di Verona si stava orientando. «A poche ore dalla morte di Chiara – aveva dichiarato all’iscrizione di due persone nel registro degli indagati il padre Giuseppe Santoli – è stato come ricevere un pugno in faccia sentire la procura parlare di tragica fatalità ed escludere dei reati. Come poteva essere possibile in così poco tempo aver escluso ogni responsabilità?». Da questa domanda insistente e precisa ha preso avvio la richiesta di approfondire. E oggi, nel cuore dei genitori e della sorella di Chiara rimane il dubbio che la sua morte di potesse evitare, da qui la volontà della famiglia di andare avanti anche questa volta. Dal punto di vista procedurale, i legali della famiglia Santoli hanno una ventina di giorni, ormai scarsi visto che il termine parte dalla notifica della richiesta di chiusura delle indagini, per presentare istanza di opposizione al provvedimento.