Cronaca

sabato 5 Novembre, 2022

A Rovereto l’ultimo saluto a Chiara Santoli. I compagni di università «era il lavoro della sua vita e il suo sogno»

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Grande commozione e grande partecipazione ai funerali della giovane veterinaria morta in un incidente sul lavoro che ha lasciato attonita un'intera comunità

Una chiesa colma di tante persone, i compagni di corso di Chiara, gli amici di famiglia, numerose autorità del mondo della scuola che hanno voluto stringersi a Giuseppe Santoli, noto dirigente scolastico, per l’addio all’amatissima figlia morta a soli 25 anni durante il suo lavoro di veterinaria.
La celebrazione nella chiesa della Sacra Famiglia a Rovereto è stata sobria ma genuinamente sentita da chi è intervenuto: anche il parroco don Marco Saiani si è commosso in chiusura della sua omelia per una vita così giovane spezzata al culmine del vigore, quando i sogni sono lì, a portata di mano, con quella consapevolezza inebriante che l’ingresso nell’età adulta regala. Accanto al feretro di legno chiaro papà Giuseppe, mamma Rosanna e la sorella Giulia hanno ricevuto l’affetto di tante persone, un affetto e una partecipazione che non riusciranno a colmare il dolore e il vuoto di una perdita così grande, ma sono forse riuscite a donare un primo sostegno per guardare avanti ad un futuro dove la presenza di Chiara sarà solo nella forza d’animo e nell’amore che perdura dei suoi famigliari più stretti.

Una foto di Chiara Santoli

Don Marco Saiani, in apertura di celebrazione, ha ricordato il duplice sentimento che davanti alla morte confligge nel cristiano: «Dentro siamo oggi invasi dalla tristezza per Chiara che così presto ci ha lasciati e ci stringiamo al dolore dei genitori e della sorella – ha detto Saiani -, ci appare un’ingiustizia enorme la morte di una ragazza nel pieno della sua giovinezza e del suo lavoro che era il sogno della sua vita. La rivorremmo qui, perché la vita non ci basta mai, l’amore è così forte che chiede ancora vita. Ma da cristiani sappiamo che la morte non è un salto nel buio, ma l’ingresso nel regno della luce».
Al fondo della chiesa, stretti l’uno all’altro, i compagni di facoltà di Chiara, che con lei hanno vissuto gli anni, difficili ed entusiasmanti allo stesso tempo, dell’università. Sono loro a prendere la parola per ricordarla: «Appena un anno fa ci siamo riuniti tutti per te, per scrivere il tuo papiro di laurea: ricordi meravigliosi e un affetto smisurato. Oggi siamo ancora qui per te, con gli stessi ricordi meravigliosi e lo stesso affetto smisurato. Ora ci avresti detto “troppe parole sentimentali e stucchevoli”, è il il tuo sarcasmo è sempre riuscito a sdrammatizzare le situazioni difficili. Oggi ne avremmo bisogno più che mai. Il tuo sogno è anche il nostro, ti promettiamo che lo porteremo avanti: per la piccola Chiara, che ha sempre saputo in cuor suo che questo era il lavoro della sua vita e il suo sogno, per la dottoressa Santoli di cui porteremo avanti i valori e i principi nello svolgere la nostra professione».
Dal vangelo secondo Giovanni la lettura scelta per la celebrazione, l’episodio in cui Gesù si commuove del dolore delle amiche per la scomparsa di Lazzaro. «Perfino Gesù si ribella alla morte – ha commentato nell’omelia don Saiani – quando si turba davanti al dolore delle sorelle di Lazzaro. Gesù piange, piange per noi e impegna se stesso in difesa dell’umanità: dà un senso nuovo alla vita e alla morte quando dice “Chi crede in me non morirà in eterno”. É la fede che fa la differenza: auguriamo a Chiara che ora sia a casa, che possa trovare consolazione e vita».
Accompagnato il feretro fuori dalla chiesa, la sorella Giulia sorretta e accompagnata dal fidanzato, i genitori della giovane veterinaria uno al braccio dell’altro, è papà Giuseppe a dare un’ultima carezza alla sua Chiara nel silenzio dell’attesa per l’ultimo viaggio verso il cimitero: un buffetto al legno chiaro della bara che accoglie quella figlia tanto amata, come fosse la guancia della sua bambina. Un “Ciao Chiara” appena sussurrato, prima che il feretro fosse caricato sul carro funebre. Un dolore indescrivibile rinchiuso dentro un gesto e un saluto tanto quotidiani.