La protesta

domenica 30 Ottobre, 2022

«La casa è un diritto», le voci degli sfrattati nell’Alto Garda

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La manifestazione organizzata da Sportello Casa chiede con urgenza una soluzione immediata e l'utilizzo degli spazi Itea attualmente sfitti

Un problema enorme, quello degli sfratti, ma di contro una partecipazione assai modesta: poche decine i presenti ieri pomeriggio alla manifestazione organizzata davanti al Casinò di Arco da Sportello Casa per richiamare l’attenzione su quella che è stata definita senza mezzi termini una vera e propria emergenza. Famiglie lasciate per strada dall’oggi al domani che chiedono alle autorità una soluzione quanto più rapida possibile ad una situazione non più differibile. Lo dice chiaramente Amal, cercando di attirare l’attenzione di chi passa in quel momento per viale delle Palme: «I privati chiedono cifre impossibili, oltre i mille euro al mese. Il pubblico, tramite Itea, non riesce a darci una risposta, nonostante gli appartamenti sfitti in tutta la provincia siano più di mille. Intanto noi dove andiamo? La casa è un diritto, la Provincia deve assumersi le sue responsabilità». Il microfono passa poi ad un compagno di sventura, che testimonia sconsolato di essere costretto a dormire in auto insieme alla moglie e ai suoi sei figli. Quindi tocca a Claudia raccontare la sua esperienza: «Ho 56 anni e non ho più una casa. Ho però la mia dignità, anche se le istituzioni stanno facendo di tutto per sottrarmela». «Molte famiglie di Trento – aggiunge Stefano di Sportello Casa – hanno subito lo sfratto esecutivo o stanno per subirlo. La situazione non è tanto diversa nel Basso Sarca. Eppure, pur essendoci 1215 appartamenti sfitti, Itea sostiene di non essere in grado di offrire un tetto a chi non ce l’ha più o a chi sta per perderlo, accampando scuse legate a non ben precisate esigenze di ristrutturazione. Il mercato privato è bloccato: a Trento i proprietari affittano agli studenti e in riva al lago ai turisti, che garantiscono incassi ben più consistenti. È indispensabile mettere un argine alla proliferazione degli “appartamenti turistici”, bloccando, se necessario, le licenze o tassando maggiormente le case sfitte. Le amministrazioni comunali – prosegue – devono prendersi carico di questo problema, che rischia di diventare una vera emergenza sociale. E quando ci sono le emergenze, la politica è chiamata ad attivarsi per trovare soluzioni condivise. In caso di risposta negativa – conclude – organizzeremo anche nel Basso Sarca percorsi di resistenza come stiamo facendo a Trento, bloccando gli sfratti con veri e propri picchetti». Il consigliere comunale arcense Tommaso Ulivieri, presente alla manifestazione, prende diligentemente nota. Ma le testimonianze proseguono: «Da più di vent’anni mi trovo in Italia – interviene un giovane – ho tre figli e mia moglie sta aspettando il quarto. Nonostante tutti gli sforzi fatti, da queste parti non si riesce a trovare un solo appartamento in affitto e, se lo si trova, le richieste sono assolutamente impossibili: come faccio a spendere 1200 euro di affitto, cifra che mi è stata chiesta più e più volte, quando il mio stipendio arriva a 1300? Lasciamo che siano gli alberghi ad ospitare i turisti e imponiamo a chi affitta appartamenti di farlo a chi ne ha bisogno per vivere». Eppure le abitazioni Itea le avrebbe già pronte: «So per certo – grida al microfono una donna – che in via Brione ci sono attualmente ben cinque appartamenti liberi e nessuno di essi, da quanto so, ha bisogno di ristrutturazione. Perché nessuno si attiva per renderli disponibili a quanti non sanno dove portare la loro famiglia?». La richiesta più urgente, però, è che Itea smetta di sfrattare famiglie dai suoi appartamenti per lasciarli vuoti: non esiste infatti nessuna soluzione temporanea a disposizione degli sfrattati. Ingrossare le fila dei senza tetto non pare un’opzione civile né rispettosa.