Fauna

giovedì 17 Novembre, 2022

Ivana Sandri, Enpa Trentino risponde ad Ambrosi (FdI): «Sui lupi diamo ascolto alla scienza, basta ideologie»

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Gli animalisti rispondono alla deputata FdI Alessia Ambrosi sottolineando che a stritolare gli allevatori non sono i grandi carnivori, ma i costi energetici, di gestione e di automazione

Dopo i peana del ministro Lollobrigida, seguiti dai distinguo che chiamano in campo i pareri di ISPRA, arrivano le considerazioni della neo deputata FdI Alessia Ambrosi a rimarcare le problematiche delle piccole aziende allevatoriali trentine. Premessa la forte attenzione dell’ENPA del Trentino sia per la fauna selvatica che per gli animali d’allevamento, ci tocca nuovamente rimarcare come i veri problemi della zootecnia di montagna abbiano ben poco da spartire con la presenza dei grandi carnivori. Oggi gli allevatori sono stritolati da costi per la gestione e l’automazione, costi energetici, costi per concimi e farmaceutici, costi per mangimi e integratori, farmaci sempre più cari e sempre più necessari, senza dimenticare lo scotto della marginalizzazione sociale.

Sono entrati in un meccanismo perverso, che sta rendendo le loro attività insostenibili, se non fossero supportate dai contributi pubblici. In tutto questo, i lupi sono l’ultimo dei problemi: le ormai note e sperimentate opere di prevenzione, affiancate dal supporto tecnico per la loro corretta installazione e gestione, hanno dimostrato senza ombra di dubbio la loro validità nell’eliminare o quanto meno limitare fortemente i rischi di predazione. Se, poi, ricordiamo che i danni per capi predati dai grandi carnivori vengono risarciti, il lupo si palesa più come capro espiatorio di magagne di cui è innocente che come pericolo per le aziende.

Certamente la maggior attenzione alla gestione e protezione di greggi e mandrie può rappresentare un aggravio di impegno per l’allevatore, ma la ricaduta in termini di richiamo turistico (lupi e orsi sono i migliori testimonial di un ambiente integro) val bene la pena per l’ente pubblico provinciale di collegare l’erogazione dei contributi alla cura per l’ambiente unito alla cura dei propri animali da parte degli allevatori. Chi sarà più attento alla natura, alla tutela della biodiversità – della quale la presenza dei grandi carnivori è parte integrante – e alla sicurezza dei propri animali da reddito, dovrebbe acquisire maggior punteggio al fine dei contributi. Chi tiene davvero al mondo rurale e montano del Trentino dovrebbe attivarsi per far risorgere quell’importante progetto, capace di portare i vari portatori di interesse a confrontarsi sul piano della correttezza e della collaborazione, che è il progetto europeo per la mitigazione dei conflitti e per la convivenza fra uomo e grandi carnivori. L’ambiente, unico insostituibile patrimonio di tutti, val bene una messa, o, meglio, val bene lo sforzo di capire che la coesistenza è possibile, ancor più se gli Enti pubblici preposti all’erogazione dei contributi alle aziende di montagna sapranno pesarne e compensarne giustamente l’impegno.