chiesa
sabato 11 Gennaio, 2025
Il Trentino accoglie tre nuovi diaconi: Filippo, Federico e Valdinei. «Così abbiamo riscoperto il valore della fraternità»
di Alberto Folgheraiter
Si tratta di due giovani trentini e di un ragazzo originario dello stato del Minas Gerais, nel sud-est del Brasile. Domani saranno ordinati dal vescovo monsignor Lauro Tisi
Qualche spiraglio di primavera nell’inverno clericale della diocesi di Trento. Domani, alle 15, in Cattedrale a Trento, l’arcivescovo Lauro Tisi ordinerà tre nuovi diaconi. Ultimo gradino prima dell’ordinazione presbiterale (cioè diventeranno preti) che avverrà in autunno.
Si tratta di due giovani trentini – Filippo Zanetti, 26 anni da Darzo, e Federico Mattivi, 25 anni da Pergine Valsugana – e di Valdinei Valdes da Silva, 36 anni, originario dello stato del Minas Gerais, nel sud-est del Brasile. Quest’ultimo appartenente alla congregazione religiosa degli Stimmatini o, come sono chiamati in Trentino, dei Bertoniani dal nome del fondatore, il veronese S. Gaspare Bertoni.
Che cosa significa diventare diacono, che cosa fa di diverso dal prete? Nell’ambito della Chiesa cattolica il diacono non è ancora un sacerdote ma può restare così tutta la vita, tant’è che oggi ci sono laici sposati che hanno ricevuto l’ordinazione e sono diaconi permanenti. Non può dire messa né confessare, ma può esercitare tutte le altre mansioni del prete. È quello che si dice “un ministro di Cristo”. Dopo l’ordinazione diaconale entra a far parte del clero: secolare (se diocesano), regolare (se religioso, vale a dire sottoposto a una Regola).
Certo, fa specie vedere oggi dei giovani che a un futuro, magari brillante, nella professione, lasciano tutto per dedicarsi agli altri. Una volta, nelle famiglie numerose, c’era sempre qualcuno che sceglieva (o era invitato a scegliere) la via del seminario. Così, gli dicevano, “ti salvi l’anima e il filo della schiena”. Oggi tutto questo fa sorridere perché se c’è un mestiere difficile – lo confermano a più riprese amici preti – è quello del servizio nella Chiesa. E per imboccare il sentiero erto e stretto della tonaca (anche se i preti oggi la indossano solo per i riti religiosi) ci vuole coraggio e spirito di abnegazione. È quanto hanno confermato, fra le righe, i tre nuovi diaconi in una lunga intervista a Marianna Malpaga e Diego Andreatta per il settimanale diocesano “Vita Trentina”, da ieri in edicola.
Federico Mattivi racconta che «il luogo in cui è maturata la mia fede è stato l’oratorio dove sono entrato in seconda superiore». Filippo Zanetti, invece, rivela di aver «cominciato a riflettere sulla fede» mentre frequentava le scuole superiori al Sacro Cuore di piazza Verzeri (già Bellesini) e soggiornava nel collegio-convitto dell’Arcivescovile.
Il diacono brasiliano, Valdinei Alves da Silva ha deciso di farsi prete dopo aver conosciuto i padri Bertoniani, nella sua parrocchia, nella diocesi di Diamantina, una delle più antiche del Brasile. Dopo la laurea in storia è entrato in seminario nel 2015. Da cinque anni è in Italia, dapprima a Verona, da un anno nella casa degli Stimmatini di via S. Bernardino a Trento. Un carico da novanta, come si dice, per farlo approdare all’altare di San Vigilio, lo ha messo il trentino Maurizio Baldessari che degli Stimmatini-Bertoniani è stato a lungo il superiore generale.
Filippo Zanetti ha deciso di entrare in seminario mentre frequentava l’università a Brescia. Nel corso degli studi di Teologia ha vissuto per sette mesi in una comunità (un prete e due religiose) nell’ex seminario di Senigallia, nelle Marche. «Passavo le giornate – ha raccontato a Vita Trentina – lavorando in una struttura della Caritas che si chiama “Ricrea” e nel servizio alla pastorale giovanile».
Federico “toccato” dalla partecipazione alla GMG, la Giornata mondiale della Gioventù che si tenne a Cracovia nell’estate del 2016, dopo gli anni in seminario ha «riscoperto il valore della fraternità» all’Arsenale della Pace a Torino. Il Sermig (Servizio Missionario Giovani) che ha sede in una ex fabbrica di armi trasformata in “Arsenale della pace” è stato fondato nel 1964 da Ernesto Olivero con il «sogno di sconfiggere la fame con il dialogo, l’incontro, la cultura».
Entrambi i nuovi diaconi diocesani suonano il pianoforte, vanno in montagna, praticano lo sci. Fanno insomma ciò che fanno molti giovani che coltivano interessi ed hanno dei sogni. Il loro approda domani sotto le volte della Cattedrale di S. Vigilio. Resta l’ultimo miglio. Che sarà completato in autunno quando i due trentini saranno ordinati preti nel Duomo di Trento, mentre lo Stimmatino-Bertoniano riceverà l’ordine sacro nella sua terra d’origine, il Brasile.
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