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mercoledì 30 Agosto, 2023

Frida Bollani Magoni si racconta: «Non è semplice essere figlia d’arte. L’ispirazione? Battiato»

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La cantante si esibisce oggi alle 12, a Malga Brenta Bassa nel contesto del festival «I suoni delle Dolomiti»

Doppiamente figlia d’arte, doppiamente unica e indipendente. Ha 19 anni Frida Bollani Magoni, ma ha già la consapevolezza ed il talento di una veterana. La luce è di quelle delle stelle più abbaglianti, la stoffa quella della seta più pura. La figlia di Stefano Bollani, forse il più grande pianista italiano degli ultimi trent’anni, e Petra Magoni anch’essa cantante di grande successo e valore, si esibisce oggi alle 12, a Malga Brenta Bassa, a 1.260 metri di altitudine. Il concerto si svolge nel contesto del festival I suoni delle Dolomiti, cui la cantante racconta di avere assistito in tempi non sospetti. Dei genitori Frida ha mescolato talenti e passioni, unendo pianoforte e voce in maniera molto personale. L’artista ha di recente pubblicato un singolo in duetto con Jimmy Brixton, nome d’arte di Marco Mestichella, altro astro nascente della musica elettronica. Il singolo segue il primo e per ora unico disco pubblicato dalla cantante, denominato Primo Tour. Come il titolo suggerisce si tratta di una serie di cover eseguite live in versione piano e voce. Nonostante la giovane età, la ragazza si è già esibita su palchi prestigiosissimi, a fianco di nomi di prestigio internazionale, quali Roberto Bolle, Paolo Jannacci e Oren Lavie. Tra le sue performances, spicca l’interpretazione del brano La Cura di Franco Battiato, eseguita al Quirinale di fronte al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Cosa si aspetta Frida dai Suoni delle Dolomiti?
«Io non mi creo aspettative, sono venuta qui da piccolissima ma non ho molti ricordi. I miei genitori suonavano tutti e due, forse addirittura insieme per quel concerto. Io avevo due anni, so quello che mi hanno raccontato e che si trattò di un’esperienza molto suggestiva. Al pubblico posso dire che sarà un viaggio nel mondo di Frida, tra inediti e cover. Chiedo di lasciarsi trasportare e godersi il momento, sperando che il tempo lo consenta».
Ha pubblicato un singolo con Jimmy Brixton ed un album di cover, abbastanza diversi tra loro per genere e sound. Quando uscirà qualcosa di scritto da lei?
«Ho fatto un sacco di collaborazione ed un sacco di cose un po’ distanti tra di loro. Anche perché mi piacciono tante cose diverse. Il mio sound può cambiare molto, stiamo ancora cercando di capire quale sia la veste che mi rappresenta meglio. Anche per questo non è ancora uscito nulla di mio, oltre al fatto che per come sono fatta ho bisogno di molto tempo per lavorare sugli arrangiamenti e sui dettagli. Inoltre, sono molto impegnata con i concerti. C’è un album in lavorazione ma con i suoi tempi che non saranno brevi».
Nel brano con Brixton, parlate di Bowie (la canzone si chiama Bowie on Mars ndr), però sembra quasi di sentire cantare Annie Lennox e gli Eurythmics.
«Esatto, il mondo musicale da cui viene il pezzo è proprio quello. L’ispirazione è arrivata da lì e dall’elettronica britannica. È una collaborazione nata a Londra, dove Jimmy ha sede. Anche il video è stato girato lì, come, in realtà, la maggior parte delle mie collaborazioni. È una città che amo e in cui si respira musica».
Ha collaborato con molti altri artisti, da Paolo Jannacci a Roberto Bolle, qual è stata la più significativa?
«Ogni collaborazione è una bellissima esperienza, un mondo a sé stante, unico. È stato bello trovare il connubio tra musica e danza con Roberto Bolle, molto affascinante. Con Paolo Jannacci abbiamo molte cose in comune, che ci derivano dall’essere entrambi figli d’arte ed essere stati a contatto con la musica fin da bambini. È un rapporto molto profondo. La collaborazione che mi ha lasciato di più, però, credo sia stata quella con Oren Lavie a piano city nel Maggio 2022. È il mio artista preferito ed è stato per me è un riferimento importantissimo sin da quando ero piccola».
Un altro che le piace molto è Jacob Collier.
«È il mio prossimo obiettivo. Si va per gradi, prima Oren, poi Paolo è stato un altro traguardo raggiunto a cui tenevo moltissimo. Adesso c’è Jacob. È un’artista dal talento pazzesco e che apprezzo tantissimo. Dovrebbe venire ai Suoni delle Dolomiti (ride, ndr)».
Qual è stata invece la tua esibizione più emozionante e quale brano ama di più cantare?
«Unisco le due domande perché la risposta è unica. Cantare la Cura del maestro Franco Battiato e farlo al Quirinale per la prima volta è stato un momento incredibile. Si è fermato il tempo e si è creato qualcosa di magico. Cantare davanti al presidente Mattarella è un ricordo che custodirò per sempre».
Essere figlia di due musicisti del calibro dei suoi genitori le è stato di aiuto o le ha messo pressione?
«Mi ha aiutato perché mi ha immersa subito nel mondo della musica. Questa è sempre stata la mia strada e sono stata supportata. Certo, non è facile essere figlia d’arte, figurati esserlo due volte. Ci sono, però, molte cose positive. Io penso di essere un po’ la somma di tutti e due i miei genitori, perché suono il piano come papà e canto come mamma, però sono anche qualcosa di diverso ed indipendente, che deriva da questa unione e dalle mie caratteristiche personali, dal mio modo di essere. Siamo tutti e tre simili ma diversi. Io sono Frida e loro sono loro».
Che impatto ha avuto l’ipovisione sulla sua vita e la sua musica?
«Mi ha permesso di esplorare le cose in modo diverso. Io dico che mi ha permesso di ascoltare per guardare e dare molta più attenzione ai suoni e ai dettagli. Probabilmente se non ci fosse stata non avrei avuto questo tipo di sensibilità o sarebbe stata meno forte».