la rubrica
venerdì 5 Settembre, 2025
Dalla sacralità dell’Agnus Dei alla tragicommedia tra vendette e scherzi crudeli «Il quieto vivere»: i film da non perdere
di Michele Bellio
Tra le perle da recuperare «Povere creature», il film premiato con il Leone d’Oro 2023 disponibile su Disney+

AGNUS DEI
(Italia 2025, 73 min.) Regia di Massimiliano Camaiti, con le Monache Benedettine del Monastero di Santa Cecilia in Trastevere
FILM SOSTENUTO DA BIENNALE COLLEGE CINEMA – IN STREAMING SU MYMOVIES ONE
Già dal VI secolo d.C., secondo le fonti storiche, nel Monastero di Santa Cecilia in Trastevere, a Roma, le monache benedettine si occupano della cura di due agnellini appena nati. Una volta benedetti e ornati con fiori, i due piccoli crescono accuditi da una nutrice e la loro lana servirà a creare il pallio che il Pontefice e gli arcivescovi metropoliti indosseranno il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo. Il regista alterna la vita dei due agnellini, ripresi fin dal momento del parto, alla costante ritualità all’interno del monastero. Affidandosi alla geometria degli spazi, con una ricerca delle inquadrature che dimostra uno sguardo già maturo, Camaiti ci porta all’interno di una dimensione sospesa nel tempo e nello spazio, dove il ritmo è scandito da preghiere, canti e silenzi. La sensazione, per chi si abbandona alla narrazione, è quella di assistere ad un rituale arcaico che si ripete costante da secoli e che la contemporaneità non è riuscita in alcun modo a scalfire. Nell’Anno Santo 2025, dalla radio e dalla televisione, giungono nel monastero le notizie della malattia e del successivo decesso di Papa Francesco, fino all’insediamento di Papa Leone XIV. La commozione e l’interruzione delle normali attività dura poche ore, poi il ritmo della vita monastica riprende regolarmente, come sempre è stato. Uno sguardo curioso che osserva quasi di nascosto un mondo per molti versi ancora misterioso, con un interessante riflessione sul concetto di maternità che il regista affronta tramite semplici, ma spesso efficaci, scelte visive e narrative: dalla «Madonna con Bambino» contrapposta alle cure della nutrice che allatta gli agnellini, alla suora che accoglie nel monastero i propri famigliari. Molti i temi che un lavoro come questo potrebbe sollevare, dal destino dei due animali al ruolo della donna nella Chiesa, e forse in questo senso la scrittura poteva osare di più, ma il regista sceglie di concentrarsi sul diverso respiro di una vita che sembra altra dal mondo moderno, costruendo un prodotto che riesce diligentemente nel suo compito. Il film è parte del progetto Biennale College Cinema, l’iniziativa della Biennale di Venezia nata per sostenere i talenti emergenti del cinema internazionale, aiutandoli nella realizzazione di lungometraggi a micro budget.
GLI UCCELLI DEL MONTE QAF
(Past Future Continuous, Iran/Norvegia/Italia 2025, 80 min.) Regia di Morteza Ahmadvand e Firouzeh Khosrovani
GIORNATE DEGLI AUTORI – VENEZIA – IN STREAMING SU MYMOVIES ONE
In concorso alle «Giornate degli Autori», sezione autonoma della Mostra del Cinema di Venezia, promossa dall’Associazione Nazionale Autori Cinematografici, questo documentario mescola abilmente materiali eterogenei, fondendo realtà e finzione in modo estremamente interessante. Maryam vive negli Stati Uniti. A vent’anni, nel 1980, è fuggita dal suo Iran, scappando dalla rivoluzione islamica e dalla guerra con l’Iraq. Nel suo nuovo Paese è stata accolta, ha preso la cittadinanza, insegna all’università. Eppure la sua mente guarda sempre a casa. Lì ha lasciato i suoi genitori, soli, senza altri parenti né amici. E gli anni passano. Maryam, che da adulta non vediamo mai (sentiamo solo la sua voce), li convince ad installare in casa delle telecamere di sorveglianza, che lei può controllare dall’America grazie ad internet. Attraverso queste immagini fisse, la figlia torna virtualmente nella sua casa natale ed assiste impotente all’inevitabile declino fisico dei suoi anziani genitori. Nel frattempo, sgranate immagini in 8mm ci raccontano la storia di una famiglia e di una casa, testimoni del trascorrere del tempo e dell’innocenza perduta a causa della guerra. Un film struggente, costruito utilizzando varie tecniche (ci sono anche delle animazioni che si riferiscono alla leggenda degli uccelli del monte Qaf, sorta di poetica metafora di coloro che sono costretti a migrare), che, a rischio di una certa retorica, soprattutto nelle voci narranti, riesce a colpire ed emozionare con una semplicità disarmante. Utilizzando pochi elementi architettonici, con particolare efficacia nel cortile, dove si trova la piscina caduta in disuso, la regia a quattro mani costruisce una dolente riflessione sull’esilio, sulla nostalgia, sulla memoria. Creando una suggestione nella quale le dimensioni temporali finiscono col confondersi (da qui il bel titolo originale), il film ci pone di fronte ad un’impotenza che è al contempo la sofferta condanna di un’ingiustizia. Un’opera colma di amore e commozione, forse ancora un po’ acerba, ma di straziante generosità.
IL QUIETO VIVERE
(I Want Her Dead, Italia 2025, 87 min.) Regia di Gianluca Matarrese, con Maria Luisa Magno, Immacolata Capalbo
GIORNATE DEGLI AUTORI – VENEZIA
Calabria, oggi. In un piccolo borgo, nella stessa palazzina, vivono Luisa e Imma. Tra loro sono cognate, Imma ha sposato il fratello di Luisa e vive al primo piano insieme alla suocera e ai figli. Luisa vive al piano superiore. Tra le due donne è guerra aperta, un conflitto fatto di dicerie, scherzi crudeli, dispetti, liti e reciproche denunce. Imma ha una vita sociale, la sua famiglia è unita, il rapporto con la suocera buono. Luisa ha un carattere difficile e molto indipendente: dopo la separazione i figli sono rimasti con l’ex marito, vive sola e si mantiene con una serie di lavori precari (incluse le promozioni online di prodotti dimagranti e le dimostrazioni con vendita di aspirapolvere). Attorno a loro si muovono tre anziane zie, che cercano in tutti i modi di trovare una soluzione a questo loro costante duello, prima che la situazione degeneri definitivamente. Utilizzando il contesto della tragedia greca, con tanto di coro e incipit nell’anfiteatro (con citazione dell’Antigone di Sofocle), Matarrese, talentuoso ed apprezzato documentarista, parte da una reale vicenda personale per raccontare un’angosciante faida famigliare, con elementi talmente surreali da ottenere una gustosa commedia grottesca. Gli interpreti, impressionanti per aderenza e sfidati ad andare oltre il reale, creano un contesto talmente efficace e credibile da coinvolgere lo spettatore in un vortice di tensione quotidiana che lascia stupefatti. Sullo sfondo la denuncia della superficialità relazionale di un mondo che vive di vestiti, accessori, rossetti, pranzi in famiglia e fuochi d’artificio, ad un passo dall’affidarsi alla criminalità organizzata per risolvere problemi che necessiterebbero forse soltanto di maggiore buon senso. Alla lunga il meccanismo è un po’ ripetitivo, ma il senso di ineluttabilità che traspare da questo nerissimo gioiellino è di quelli che non si dimenticano.
STREAMING – PERLE DA RECUPERARE
POVERE CREATURE!
DISPONIBILE SU DISNEY+
(Poor Things, USA/Regno Unito/Irlanda 2023, 141 min.) Regia di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe
Proseguendo con l’omaggio alla Mostra di Venezia, abbiamo scelto il film premiato con il Leone d’Oro 2023 e in seguito vincitore di quattro premi Oscar. «Povere creature!» ottavo lungometraggio del visionario regista greco Yorgos Lanthimos, ha saputo conquistare pubblico e critica, portando il cinema assurdo e provocatorio del suo autore a platee più vaste rispetto ai lavori precedenti. Ispirato al romanzo di Alasdair Gray, il film è un’opera spettacolare e corrosiva che mette in scena, con toni ironici e a tratti grotteschi, un viaggio di emancipazione femminile in una società ancora dominata da convenzioni e ipocrisie. Siamo nella Londra vittoriana. Protagonista assoluta è Bella Baxter, creatura riportata in vita da uno scienziato, che si libera progressivamente dal ruolo di oggetto nelle mani degli uomini per affermare con decisione la propria libertà e il diritto al piacere, alla conoscenza e all’autodeterminazione. In un grandioso lavoro sulle immagini, Lanthimos alterna il bianco e nero alla tavolozza sgargiante dei colori saturi, disegnando scenografie e ambienti che sembrano usciti tanto da un quadro surrealista quanto da un laboratorio vittoriano, con rimandi evidenti al cinema classico (Metropolis…) e a suggestioni letterarie gotiche. Il film diventa così una coinvolgente esperienza visiva, che accompagna lo spettatore in un mondo sospeso fra fiaba e incubo. Accanto a una straordinaria Emma Stone (Oscar come miglior attrice), il cast offre altre interpretazioni memorabili, con Mark Ruffalo che regala un irresistibile tono comico al suo libertino. Colto e popolare allo stesso tempo, «Povere creature!» è una riflessione sulla libertà femminile, sulle pulsioni vitali e sulla capacità del cinema di reinventare i miti culturali del passato per parlare al presente.
L'intervista
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