In Tribunale
martedì 18 Novembre, 2025
Compra un maso per ventimila euro (ma ne vale 340 mila): indagata per circonvenzione d’incapace
di Benedetta Centin
La donna dovrà restituire l'immobile
Quel maso della Valsugana che sulla carta risultava aver acquistato per 340mila euro in realtà la 47enne lo aveva pagato solo 20mila all’attempato amico non più così lucido, con evidenti incapacità. La donna aveva infatti ottenuto che il pensionato le restituisse — lo stesso giorno, con due bonifici con la causale «regalo» — 220mila euro dei 240mila versati e che in più le «scontasse» 50mila per lavori asseritamente fatti, lasciandone altrettanti da pagare.
A distanza di otto anni quel contratto di vendita del maso è stato annullato dal Tribunale civile di Trento a cui si era rivolta l’avvocata Cristina Postal per conto della collega Monica Carlin, amministratrice di sostegno del 75enne con un riconosciuto decadimento cognitivo. E di conseguenza la donna, che avrebbe approfittato dello stato dell’anziano di cui si sarebbe occupata — è infatti indagata dalla Procura per circonvenzione di incapace in concorso con il compagno e da due anni ha beni per oltre 400mila euro sotto sequestro conservativo — dovrà anche restituire quel maso. Oltre poi a far riavere all’amico più di 37mila euro degli oltre 65mila che gli aveva dato negli anni. E inoltre dovrà pagargli le spese di lite, un conto di 14mila euro, e la consulenza tecnica che ha attestato che il pensionato non era capace di intendere e volere al momento della compravendita dell’immobile.
Soldi per cura e ospitalità
Un contratto inefficace per il mancato pagamento della cifra, quello della cessione del maso, a detta della difesa dell’uomo. Un contratto simulato, non valido, tanto che la legale ne aveva sollecitato l’annullamento. Questo in considerazione dell’incapacità del proprio cliente e dei palesi vizi di consenso. Istanze appunto accolte in questi giorni dalla giudice Enrica Poli che ha infatti annullato il contratto di compravendita del 2017, con tanto di restituzione dell’immobile al pensionato. Dall’altra la stessa giudice ha considerato priva di fondamento la richiesta della donna di vedersi riconoscere più di 244mila euro. E cioè 136mila euro per essersi presa cura dell’amico, prestandogli assistenza, tra 2016 e 2022 (un conto di 2mila euro per 68 mesi), 34mila euro per averlo ospitato a casa e oltre 20mila quale rimborso forfettario delle spese per le utenze, più i 54mila per la metratura dell’immobile. Per la giudice, in base agli elementi agli atti, quello che aveva fatto la donna era spontaneo, a titolo gratuito. Nella sentenza sottolinea anche come la 47enne abbia accolto in casa il conoscente solo un anno prima di subentrare nel maso, ottenendo da allora una serie di operazioni bancarie e finanziarie a suo favore.
Il sequestro all’indagata
Parallelamente è stato incardinato un procedimento penale a carico della donna e del suo compagno, iscritti sul registro degli indagati per l’ipotesi di circonvenzione di incapace in concorso, con la contestazione di aver cioè raggirato quel conoscente approfittando del suo decadimento cognitivo che, secondo quanto emerso, era evidente a tutti. Un raggiro, quello contestato, che sarebbe vicino ai 290mila euro se si considerano i 220mila che il 75enne ha restituito all’amica lo stesso giorno in cui questa ne aveva sborsati 240mila per fare suo il maso e i 65mila che l’anziano le aveva elargito attraverso operazioni bancarie negli anni, 30mila solo per la parcella di un avvocato. Proprio in considerazione dell’ingente danno causato al poveretto due anni fa era stato disposto un sequestro conservativo sui beni della donna del valore di poco più di 400mila euro.